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Manovra 2024

Pensioni 2024, quanto ci perdono i dipendenti pubblici con la manovra del governo Meloni: il calcolo

Le pensioni saranno più basse per numerosi dipendenti pubblici, a partire dal 2024. Chi lascia il lavoro con meno di 15 anni di pensione retributiva (cioè chi ha iniziato a lavorare dopo il 1981) si troverà con dei tagli sostanziosi: a seconda dello stipendio e dell’anzianità, si può andare da qualche centinaia di euro all’anno a oltre 15mila euro in meno.
A cura di Luca Pons
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Molti dipendenti pubblici nei prossimi anni riceveranno una pensione tagliata rispetto a quella a cui avrebbero avuto diritto. Lo ha stabilito la manovra del governo Meloni, che non solo ha ridotto la possibilità di pensionamento anticipato restringendo e penalizzando Quota 103, ma ha anche fissato un nuovo metodo di calcolo per gli assegni di alcune categorie.

In particolare si parla dei dipendenti pubblici che lasceranno il lavoro con una quota di pensione retributiva più bassa di 15 anni. Dal 1996, gli assegni pensionistici si calcolano in modo contributivo (cioè sulla base dei contributi versati) e non più in modo retributivo (cioè sulla base degli ultimi stipendi ricevuti). È un metodo che ha portato a pensioni più basse ma ha anche reso più sostenibile l'intero sistema.

Dal 2024, però, cambierà il calcolo per chi ha lavorato meno di 15 anni nel periodo retributivo, ovvero chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1981. Sono coinvolti gli insegnanti, i lavoratori della sanità pubblica – infatti i medici hanno già annunciato scioperi – e i dipendenti degli enti locali. Dovrebbero essere circa 30mila persone l'anno prossimo, ma diventerebbero più o meno 700mila se la riforma restasse in vigore ed entrasse a regime nei prossimi anni.

Negli scorsi giorni, la Cgil ha fornito alcuni numeri per farsi un'idea delle perdite che verranno da questa modifica. Si parlava di circa 7mila euro in meno all'anno per chi aveva uno stipendio attorno ai 50mila euro lordi, fino a scendere a 5mila euro in meno per chi ne prendeva 30mila l'anno. La Uil, altro sindacato confederale, ha pubblicato le sue stime: anche se molto dipende dall'anzianità e dalla paga, si arriva anche a 15.500 euro in meno di pensione all'anno.

In particolare il sindacato ha proposto sei casi: medico, infermiere, insegnante, agente di polizia locale, impiegato amministrativo, dirigente. E cambia anche il numero di anni lavorati prima del 1996. Così, un medico che avesse iniziato a lavorare nel 1991 perderebbe 12mila euro di pensione annua. Se invece avesse versato già 14 anni di contributo entro il 1996, avrebbe una perdita decisamente più ridotta: 639 euro all'anno.

Un insegnante con 14 anni di lavoro in regime retributivo perderebbe 136 euro all'anno, ma se fossero ‘solo' cinque anni diventerebbero 3.800 euro. Un infermiere potrebbe addirittura avere un leggero guadagno se avesse pochi anni di contributi prima del 1996 (+300 euro circa), ma perderebbe 4mila euro di pensione se invece ha iniziato a lavorare nel 1982.

E poi ancora: un impiegato amministrativo può perdere da 125 euro (appena 10 euro al mese) fino a 3.200 euro all'anno di pensione; un agente di polizia locale può andare da 321 euro a 4.600 euro a seconda di quanti anni ha lavorato prima del 1996. Infine, le cifre più elevate sono quelle per i dirigenti, che hanno anche lo stipendio più alto: con cinque anni versati prima del 1996, perderebbero 800 euro all'anno di pensione; con 14 anni di contributi, invece, si vedrebbero l'assegno tagliato di 15.500 euro all'anno. Quasi 1.300 euro lordi in meno al mese.

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