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Parroco pro migranti allontanato: “Contro di me violenza becera della politica”

La vicenda di Don Biancalani è una brutta pagina della storia e della politica italiane. Gli ultimi migranti sono stati sgomberati dalla struttura di Vicofaro più di un mese fa, ora il vescovo di Pistoia Tardelli gli ha tolto la rappresentanza legale della parrocchia. Dietro queste ritorsioni ci sono le pressioni dell’amministrazione locale e di Fratelli d’Italia, in vista delle imminenti elezioni regionali in Toscana. “Io vicino a Papa Francesco, ora ho le mani legate”, ha detto Don Biancalani a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il parroco di Vicofaro, Don Massimo Biancalani, dà fastidio alla politica, per la sua attività di accoglienza dei migranti, che svolge incessantemente dal 2015. Matteo Salvini e la Lega gliel'avevano giurata anni fa, quando nel 2017 il prete si era spinto troppo oltre il suo compito, pubblicando addirittura una foto che ritraeva un gruppo di ragazzi stranieri in piscina, dove i migranti erano stati portati come premio per aver lavorato come cuochi e camerieri per una onlus.

In quel caso, senza giri di parole, Salvini aveva sentenziato: "Questo Massimo Biancalani – ha scritto sul suo profilo – prete anti-leghista, anti-fascista e direi anti-italiano, fa il parroco a Pistoia. Non è un fake, è tutto vero! Buon bagnetto". Ora Don Biancalani ha avuto la punizione che meritava, secondo i suoi oppositori, tra cui figurano anche gli esponenti du Forza Nuova, da cui il parroco, dopo quella famosa foto, era stato anche minacciato.

Don Biancalani, per volere del vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, si è visto togliere la rappresentanza legale della parrocchia di Santa Maria Assunta a Vicofaro, che è stata assunta dallo stesso vescovo nel giugno scorso, e che adesso è stata affidata a un altro presbitero. Non è stato dunque rimosso dall'incarico, notizia circolata lunedì e poi smentita dalla diocesi di Pistoia. Ma si tratta comunque di un ‘demansionamento'. O, se vogliamo essere ancora più espliciti, di un ‘commissariamento' frutto di una ritorsione.

"Di fatto ho le mani legate. Sul piano formale la situazione è però molto strana. Dopo la nomina di un amministratore parrocchiale da parte del Vescovo, mi è stato consentito comunque di continuare a celebrare le funzioni religiose", ha detto a Fanpage.it. "Il vescovo può rimuovere un prete, ma per farlo devono esserci delle particolari condizioni, ci sono dei passaggi da rispettare, invece c'è stata un'accelerazione".

Don Biancalani insomma continuerà a dire messa, come sempre, sia a Vicofaro, sia nella vicina parrocchia pistoiese di Ramini, che è stata la sua prima parrocchia, dove continua il suo progetto di accoglienza dei migranti (al momento ci sono circa 30 ospiti). Ma togliergli la rappresentanza legale significa in qualche modo renderlo più inoffensivo, silenziarlo.

"Il blocco di Vicofaro ci limita tantissimo – ha raccontato a Fanpage.it – Ci chiedono aiuto, finché possiamo dirigiamo i migranti verso Ramini, dove c’è stato nelle scorse ore un sopralluogo della polizia municipale. Vengono con qualsiasi scusa".

Perché Don Massimo Biancalani è stato ostacolato dalle istituzioni

Vicino a Papa Francesco, di cui condivideva la missione, Don Biancalani ha goduto dell'appoggio del Vaticano fino alla morte di Bergoglio. Poi qualcosa si è rotto. Certamente ha pesato il venir meno della protezione del Vaticano, ma ancora di più in questa brutta vicenda influiscono le imminenti elezioni regionali in Toscana, in cui è candidato per il centrodestra il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi (Fratelli d'Italia), lo stesso che con un'ordinanza ha disposto, per motivi igienico sanitari, la chiusura della struttura di Vicofaro già nei mesi scorsi, denunciando condizioni di insicurezza per i migranti.

"Papa Francesco lo incontrai a un convegno sull'immigrazione, gli lasciai una lettera. Mi fece giungere un finanziamento dall'Elemosineria Apostolica per lavori nella canonica di Vicofaro. Abbiamo anche ricevuto delle lettere di sostegno dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, l’ufficio del Vaticano che si occupa delle questioni migratorie", ha detto a Fanpage.it Don Biancalani, raccontando come il Pontefice sapesse della sua attività e la sostenesse.

"La nostra è una delle poche realtà che ha risposto all’appello di Papa, che aveva chiesto di aprire le porte ai migranti. Il nostro ideale rimane quello di Papa Francesco, una chiesa ‘ospedale da campo', il nostro tentativo è mantenere la rivoluzione avviata da lui", ci ha detto. Ma questo atteggiamento gli ha senza dubbio attirato le antipatie di quanti in quella missione non si sono riconosciuti e di quanti, all'interno della Chiesa, auspicano un cambio di passo. "Ho molte amicizie anche tra i cardinali, mi hanno detto chiaramente che la stagione di Francesco è terminata, inizia con Papa Leone XIV una fase di ‘tranquillità', non di vero e proprio rinnegamento di quei valori, ma sicuramente c'è l'intenzione di evitare le punte provocatorie di Francesco".

Non si sa quanto abbia pesato nella vicenda di Vicofaro la chiusura di quella stagione. Ma c'è un fatto: il vescovo Tardelli lo aveva sempre appoggiato nella sua missione, se non concretamente, almeno a parole, e pubblicamente si era sempre speso perché Don Biancalani proseguisse il suo progetto di accoglienza. Anzi, di più, aveva invitato esplicitamente altri preti a seguire il suo esempio. Addirittura nel 2020 il vescovo Tardelli diceva: "Il parroco di Vicofaro ha tentato e tenta di rispondere a bisogni reali e concreti di persone in carne ed ossa nei confronti delle quali non possiamo rimanere indifferenti o, peggio ancora, farci prendere da sentimenti di repulsione".

Tutto questo però sembra appartenere a un'altra epoca. Perché nel giro di un mese, all'inizio di luglio, la parrocchia che ospitava i migranti è stata sgomberata, con agenti in tenuta antisommossa, tra commenti di giubilo e soddisfazione da parte di Fdi e Lega, suoi avversari da sempre.

La vicenda di Don Biancalani: perché è stato fermato il progetto di accoglienza a Vicofaro

Gli agenti si sono presentati una mattina, nella canonica della chiesa, in assetto antisommossa, e hanno fatto irruzione, per portare fuori gli ultimi quattro migranti che erano rimasti dentro la struttura, soggetti fragili, con problemi psichiatrici, di alcolismo, depressione, che secondo Don Biancalani avevano bisogno di più tempo per lasciare la parrocchia, per poter essere accompagnati da esperti. Gli altri, circa 130 ospiti, erano stati già sgomberati in precedenza, e ricollocati in strutture gestite da Caritas e diocesi, con la piena collaborazione del parroco. Dopo quell'operazione, alcuni ragazzi fragili sono stati respinti in Nigeria, altri sono stati rinchiusi in Cpr, altri ancora sono scappati.

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"Tutta l’operazione è stata consentita e chiesta dal vescovo Fausto Tardelli, l'obiettivo era avere un'immagine da dare in pasto ai media. Sono rimasto sconvolto da questa scena. Quella stessa sera sono arrivati volontari della Curia con pannelli in compensato per chiudere tutte le finestre e porte di accesso alla parrocchia".

"Non si può accettare una roba del genere, che si chieda alla polizia di ‘profanare’ un luogo dedicato all’accoglienza e alla fraternità. Quando ho chiesto conto al vescovo, mi ha detto ‘Tu mi hai disubbidito, dovevi mandar via i ragazzi'. Gli ho risposto che non avrebbe mai dovuto autorizzare l’uso della forza per spostare due ragazzi fragili. Siamo di fronte alla violenza becera della politica".

Il cambiamento netto di atteggiamento da parte del vescovo Tardelli, sotto le crescenti pressioni della politica e dell'amministrazione locale, Don Biancalani lo ha percepito nettamente dalla scorsa primavera. "Ci sono stati almeno quattro consigli comunali dedicati all'accoglienza dei migranti a Vicofaro e la vicesindaca ha chiesto persino le mie dimissioni. La situazione però è esplosa verso maggio, dopo una rissa avvenuta tra alcuni migranti nella struttura, episodio rilanciato dai media locali. A quel punto abbiamo ricevuto l'ennesima ingiunzione di sgombero".

Ma soprattutto il vescovo è passato dagli avvertimenti ai fatti dopo una riunione organizzata a Roma dal ministro Piantedosi, in presenza del sindaco di Pistoia, di diversi deputati di Fdi, tra cui il responsabile del partito Donzelli, di un rappresentante della Conferenza episcopale italiana, e di un dirigente di Caritas. "Non so cosa si siano detti in quella riunione, ma da allora tutto è cambiato. Il vescovo Tardelli ha iniziato a dirmi ‘Ora comando io, ricollocheremo tutti i migranti'. L'ho invitato a venire in parrocchia, visto che qui si è fatto vedere pochissimo. In quel momento la struttura era davvero sovraffollata, avevamo 130 ospiti, a fronte di un'abitabilità formale di 30 persone nell'appartamento, ma non ci davano alternative. Improvvisamente le soluzioni invece si sono materializzate. A quanto ho saputo, Caritas in quella famosa riunione ha messo sul tavolo 500mila euro, per gestire i ricollocamenti. In alcuni casi i migranti sono stati davvero spostati in strutture migliorative".

Da quel momento, ci ha raccontato Don Biancalani, è iniziato anche un processo di militarizzazione dell'area: "Inizialmente sembrava una messinscena", ci ha detto. Poi però, con l'avallo del vescovo, gli sgomberi sono effettivamente iniziati a fine giugno e si sono conclusi con la sproporzionata azione di forza degli agenti nella canonica di Vicofaro.

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