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Paglia: “Per la destra gli evasori fiscali sono una categoria protetta, riforma Meloni è inaccettabile”

Giovanni Paglia, responsabile Economia di Sinistra Italiana, commenta con Fanpage.it la riforma fiscale del governo Meloni: “Da un lato si nega il salario minimo a chi guadagna 5 euro all’ora, dall’altro si consente di rimandare il pagamento a chi ha accumulato 150.000 euro di tasse non pagate. Questa non è giustizia”, dice. E spiega quali dovrebbero essere i pilastri di una riforma del Fisco: lotta all’evasione, riforma dell’IRPEF più progressiva, patrimoniale.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo va avanti con il suo progetto di riforma fiscale e in un convegno con i vertici del ministero dell'Economia, Giorgia Meloni ha ribadito come non dirà mai "che le tasse sono bellissime", ma che non intende fare sconti agli evasori. Sulla stessa linea anche il viceministro Maurizio Leo, secondo cui le accuse dall'opposizione sui condoni sarebbero ingiuste: il governo starebbe solo cercando di venire incontro a chi vuole pagare le tasse ma è in un momento di difficoltà.

Abbiamo fatto il punto della situazione con Giovanni Paglia, responsabile Economia di Sinistra italiana, secondo cui il governo Meloni starebbe invece vessando chi è in difficoltà, tagliando ad esempio il reddito di cittadinanza e negando il salario, per proteggere invece chi evade le tasse.

Il governo lavora al riordino della riscossione. Il viceministro Leo dice che la “lotta ai furbetti” continua, ma che semplicemente si vuole aiutare chi non può pagare. È così?

Un governo che parla di “lotta ai furbetti” dopo 18 condoni in 16 mesi non ha alcuna credibilità. La realtà è che la destra italiana ha individuato negli evasori fiscali una categoria protetta a cui lisciare il pelo decreto dopo decreto. Non si può definire in altro modo la possibilità di rateizzare il dovuto in 9 anni anche per chi non abbia avuto nessuna difficoltà, o nella promessa di rottamare le cartelle in 5 anni, che è solo una spinta a non pagare e tenere duro, anche considerando la carenza di organico degli addetti alla riscossione. Da un lato si nega il salario minimo a chi guadagna 5 euro all’ora, dall’altro si consente di rimandare il pagamento a chi ha accumulato 150.000 euro di tasse non pagate. Questa non è giustizia.

Giorgia Meloni, da parte sua, è tornata a ribadire che se lo Stato vessa chi è in difficoltà, per i contribuenti diventa complicato fidarsi: come giudica queste affermazioni?

Lo Stato di Giorgia Meloni vessa tutti i giorni chi è in difficoltà, dato che non fa nulla contro la perdita di potere d’acquisto dei salari, ha cancellato il reddito di cittadinanza mentre la povertà è a livelli record, non ha rifinanziato il fondo per gli affitti, tagliato pesantemente la sanità pubblica. Mi chiedo peraltro che ragione avrebbero i lavoratori dipendenti e i pensionati di fidarsi di un fisco a senso unico, che carica su di loro la gran parte del peso dei conti pubblici. Qui in pratica si dice che c’è chi deve continuare a pagare in silenzio, mentre ad altri sono concesse mille scappatoie. È inaccettabile.

Il governo ha anche rivendicato numeri record nella lotta all’evasione. Per l’opposizione, invece, ha fatto un condono dietro l’altro. Come stanno le cose?

Qui siamo veramente nel regno della fantasia. Il governo sta semplicemente godendo degli effetti di norme introdotte da chi lo ha preceduto, soprattutto in termini di versamento IVA, che negli anni hanno prodotto effetti positivi. Lo stesso dicasi per la progressiva digitalizzazione dei processi di verifica e l’utilizzo delle banche dati, a cui le forze dell’attuale maggioranza si sono sempre opposte. In poche parole, stanno godendo dei frutti di scelte a cui erano contrari. Ma c’è di più: conteggiare nelle entrate da lotta all’evasione i 5 miliardi incassati grazie ai condoni, è veramente una truffa linguistica.

In generale, il governo Meloni ha costruito una riforma fiscale, tra le altre cose riducendo gli scaglioni Irpef, affermando di avvantaggiare così i redditi più bassi. È d’accordo?

Andrebbe chiesto a chi ha redditi bassi e la risposta sarebbe negativa. Per tagliare 20 euro al mese di tasse a chi guadagna più di un operaio o di un insegnante, hanno investito 4 miliardi che sarebbero stati vitali per rimettere in sesto la sanità pubblica. Il provvedimento peraltro dura 1 anno e poi non sanno nemmeno come rifinanziarlo. In compenso, con il concordato preventivo biennale consentono anche a chi è un evasore patentato di decidere quante tasse pagare nei prossimi 24 mesi, mettendosi al riparo da qualsiasi controllo.

Dal suo punto di vista, in che direzione dovrebbe andare invece la riforma del Fisco?

Servirebbe una riforma con 3 pilastri: lotta all’evasione, riforma dell’IRPEF finalizzata a maggiore equità e progressività, introduzione di un’imposta sui grandi patrimoni sostitutiva di quelle esistenti. In Italia esistono ancora tasse evase per oltre 90 miliardi l’anno, il cui recupero dovrebbe essere la priorità per qualsiasi governo. Le tecnologie digitali ci danno una grande opportunità in questo senso, ma serve la volontà politica di intervenire, escludendo qualsiasi condono futuro e rafforzando l’impianto sanzionatorio. È inoltre indispensabile lavorare in sede europea per tagliare le unghie all’elusione praticata sistematicamente dalle multinazionali.

Per quanto riguarda l’Irpef, dovrebbe riguardare tutti i redditi, a differenza di quanto accade ora, in cui rendite finanziarie e immobiliari pagano molto meno di salari e e stipendi, per non parlare della disparità fra autonomi in regime forfettario e dipendenti.La flat tax è inoltre una sciagura in un mondo dove un top manager guadagna in 5 giorni il salario annuo di un impiegato: è evidente che al contrario serve una maggiore progressività, che faccia pagare zero ai redditi sotto i 1.200 euro al mese, ma arrivi anche al 70% per chi ha redditi milionari.

Veniamo infine alla patrimoniale. In un paese in cui 69 persone possiedono oltre 200 miliardi e in cui le disuguaglianze sono cresciute al punto che il 5% più ricco “vale” come l’80% più povero, è indispensabile chiedere un contributo alla punta della piramide. Ecco perché proponiamo di azzerare IMU e imposta di bollo a chi detenga meno di 500.000 euro, e di arrivare a tassare al 2% i patrimoni sopra i 50 milioni. Infine, quando si verificano distorsioni di mercato tali da consentire a oligopoli come le aziende farmaceutiche ed energetiche, le banche e le assicurazioni, di accumulare extraprofitti miliardari, si deve avere il coraggio di tassarli pesantemente, per alleggerire il carico su imprese e consumatori.

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