Ok a pagamenti in contanti sopra i 5mila euro: si alza la soglia ma arriva una tassa di 500 euro

Fratelli d'Italia alza il tetto per i pagamenti in contanti. Si tratta di una delle proposte arrivate con manovra finanziaria 2026, tra gli emendamenti della maggioranza depositati venerdì nella commissione Bilancio di Palazzo Madama.
In pratica, l'emendamento introduce una tassa fissa di 500 euro sui pagamenti in contanti che superano i 5mila euro e arrivano fino a 10mila euro, con l'obiettivo di disincentivare l'uso del contante in questa fascia di spesa. Ad oggi il tetto per i contanti è di 5mila euro – è stato proprio il governo Meloni nel 2023 a innalzare il limite per l'uso del contante fino a questa soglia – e al di sopra di questa cifra bisogna obbligatoriamente ricorrere a forme di pagamento tracciabili, come carte o bonifico. L'emendamento alza dunque il tetto di spessa a 10mila euro ma applica una tassa.
Cosa dice il testo dell'emendamento sul denaro contante
In sintesi la proposta di Fratelli d'Italia, a firma del senatore Gelmetti, prevede un'imposta speciale di bollo da 500 euro per pagamenti in contanti tra 5.001 e 10.000 euro. Il testo specifica che a partire dal primo gennaio 2026, "è istituita un’imposta speciale di bollo, nella misura fissa di euro 500, su ogni pagamento per l’acquisto di beni o servizi effettuato in denaro contante, nel territorio dello Stato, per un importo compreso tra 5.001 e 10.000 euro".
Il bollo dovrà essere pagato sia dai cittadini italiani che da quelli stranieri. Dice infatti il testo: "Sono soggetti passivi dell’imposta di cui al comma 1 tutti i soggetti, residenti e non residenti nel territorio dello Stato, che effettuano i pagamenti di cui al medesimo comma 1". Inoltre per le transazioni in oggetto è obbligatoria la fatturazione.
Il versamento dell'imposta è a carico dell'acquirente, e viene effettuato "tramite apposizione del contrassegno su stampa cartacea della fattura. Dopo l’apposizione del contrassegno copia della fattura corredata del contrassegno deve essere consegnata al soggetto fornitore del bene o del servizio, al fine di consentire i controlli dell’Agenzia delle Entrate".
Gli altri emendamenti di Fdi alla manovra: la stretta sull'ultra fast fashion
Fratelli d'Italia ha proposto anche una stretta sul fast fashion, per colpire i colossi cinesi come Temu o Shein. Ecco cosa dice l'emendamento, a firma di Paola Ambrogio e Matteo Gelmetti:
"Al fine di garantire condizioni di concorrenza leale e contrastare il dumping sociale e ambientale, le imprese stabilite in Paesi extra-UE che esportano nel territorio nazionale prodotti di abbigliamento e accessori riconducibili al modello produttivo dell’ultra fast fashion, caratterizzato da cicli di produzione estremamente rapidi e da un elevato numero di capi di scarsa qualità immessi sul mercato, sono tenute a dimostrare la conformità alle norme europee in materia di sicurezza dei prodotti, tutela ambientale e diritti sociali dei lavoratori".
Le imprese che esportano sono obbligate a fornire certificazioni riconosciute a livello internazionale. "I criteri di conformità, le modalità di verifica e irrogazione delle sanzioni sono definiti con decreto del Ministero della Giustizia, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e il Ministero delle Imprese e del made in Italy". Il decreto deve essere varato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di Bilancio.
Secondo il Codacons, l'emendamento è un errore e va contro qualsiasi legge sulla concorrenza. L'associazione sottolinea come una simile misura provocherebbe danni diretti ai consumatori. "Siamo favorevoli ad incrementare i controlli sui prodotti che entrano in Italia, e che devono presentare le dovute garanzie sul fronte della sicurezza e della conformità alle norme comunitarie, ma imporre limiti e restrizioni che in modo palese sono mirati a colpire solo le grandi piattaforme cinesi e non la generalità delle aziende che importano merce in Italia, rappresenta una violazione della concorrenza. Una misura che sembra tesa ad impedire ai consumatori la libertà di acquistare sul web godendo di prezzi più bassi rispetto a quelli dei negozi fisici italiani e, quindi, di risparmiare sulle proprie spese".