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Nuovo Codice della strada, perché la circolare sulle droghe non è una vera marcia indietro del governo

L’ultima circolare sul Codice della strada e le sostanze stupefacenti è stata trattata come un passo indietro del governo: un ritorno del criterio dell’alterazione psicofisica, anche se indirettamente, e una tutela per i pazienti che usano farmaci o cannabis medica. Ma Antonella Soldo, presidente di Meglio legale, ha spiegato a Fanpage.it che in realtà ci saranno solo peggioramenti.
Intervista a Antonella Soldo
Presidente di Meglio Legale
A cura di Luca Pons
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Il ministero dell'Interno e quello della Salute hanno varato una nuova circolare sul Codice della strada, e inizialmente è sembrato che fosse un vero e proprio passo indietro del governo Meloni. Anche per evitare imbarazzanti decisioni della Corte costituzionale in futuro. Una norma con cui i ministri Piantedosi e Schillaci reintroducevano di fatto alcuni dei punti fondamentali cancellati dalla riforma di Matteo Salvini: il fatto che per essere condannati per la guida sotto effetto di sostanze stupefacenti bisogna dimostrare lo "stato di alterazione psicofisica", e non solo la positività, e l'esenzione per le persone che utilizzano cannabis medica o altri farmaci che possono causare positività.

In realtà, però, non c'è nessuna marcia indietro. Antonella Soldo, presidente di Meglio legale, ha spiegato a Fanpage.it perché la circolare è "perfettamente coerente con la ratio della legge, che è quella di punire le persone che abbiano fatto un consumo di sostanze anche nei giorni precedenti", e "non esonera in alcun modo i pazienti".

Non è vero che non si punirà più chi ha fumato o preso farmaci giorni prima

C'è innanzitutto la questione della "alterazione psicofisica". Prima della riforma era necessario dimostrarla perché ci fosse una condanna, perché il consumo di sostanze doveva avere un effetto sulla guida (e quindi causare un pericolo sulla strada). Dopo la riforma questo requisito è stato del tutto cancellato. La circolare sembra reintrodurlo in parte, ma la realtà è diversa.

Nella premessa della circolare si legge che le forze di polizia devono appurare che il consumo della sostanza è avvenuto in un tempo "prossimo" alla guida. Ma questa previsione come viene messa in atto? "Prevedono semplicemente di non fare il test delle urine, e di fare solo saliva e sangue". Questo perché l'obiettivo, con gli esami, è individuare i cosiddetto "metaboliti attivi". Quelli che, secondo il governo, dimostrano che la sostanza sta ancora avendo effetto.

Insomma, invece di una visita che stabilisce che la persona non è in condizione di guidare, ci si affida al risultato di un'analisi. "Ma il punto è proprio questo: i metaboliti restano attivi diverse ore dopo l'assunzione, sia nella saliva che nel sangue. Per un consumatore abituale di cannabis, il Thc resta fino a 72 ore. Per uno non abituale, fino a 24 ore. Quindi siamo punto da capo", ha detto Soldo.

"Hanno cercato di far passare l'idea che trovare un metabolita attivo sia la stessa cosa che stabilire l'alterazione psicofisica. Ma gli studi scientifici ci dicono che semplicemente non è così. Se fanno delle analisi per trovare i metaboliti attivi, li troveranno. Ma non cambia il fatto che l'eventuale condanna sarà comunque ingiusta e scollegata dal pericolo alla guida".

Per i pazienti non c'è davvero un miglioramento

La seconda novità che sembrava emersa dalla nuova circolare era un'esenzione di fatto per le persone che assumono sostanze con effetti stupefacenti per necessità mediche. Ma anche in questo caso, il testo è ambiguo e, quando messo in pratica, secondo Soldo non porterà ad alcuna differenza concreta.

Per prima cosa bisogna sottolineare che si tratta di una circolare, quindi di una norma che è meno ‘pesante' di una legge come il Codice della strada. E "nella legge non c'è alcuna deroga per chi si cura con la cannabis medica o con chi risulta positivo perché ha preso un farmaco prescritto".

La circolare invece dice che è importante che il personale medico acquisisca "eventuale certificazione medica attestante una terapia farmacologica", perché le prescrizioni mediche "potranno essere utili per consentire una più completa valutazione e interpretazione dei risultati degli accertamenti tossicologici". Sembra un modo per dire che se una persona ha assunto legittimamente dei farmaci, non bisogna tenere conto della sua positività. Ma non è così semplice.

"Chi deve fare questa valutazione?", ha chiesto Soldo. "Un medico o un tecnico di laboratorio che vede un esame positivo, di fronte a una persona che dice ‘Ma io ho una prescrizione' e mostra la ricetta, davvero si prenderà la responsabilità di scagionarla? O lo farà un carabiniere? No, perché la circolare è una norma di rango inferiore, e la legge non dice nulla su questo punto. Quindi la decisione toccherà solo al giudice, successivamente, quando la persona andrà a processo. E anche su questo, siamo punto da capo".

Cosa succederà concretamente alle persone positive

La cosa più probabile secondo Soldo è che l'esperienza pratica delle persone, con questa nuova circolare, non cambierà. "Se ti fermano, dopo aver fatto un primo test salivare positivo, ci sono due opzioni: o prelevare un altro campione di saliva e mandarlo a un laboratorio forense; oppure portarti in ospedale, solitamente al Pronto soccorso, e fare lì le analisi del sangue. Questa seconda opzione avviene molto più spesso, perché non tutti i posti di blocco sono equipaggiati per conservare i campioni di saliva".

In ospedale i medici riceveranno una richiesta dalla polizia per per fare il test, come già avveniva prima. Ma in passato oltre a fare le analisi "si compilava anche una scheda di tre pagine che riportava un'anamnesi completa: se la persona si regge in piedi, se riesce a parlare, se ha le pupille dilatata, i riflessi… Insomma, una visita medica per valutare se la persona era in stato di alterazione oppure no".

Ora questa scheda non ci sarà più. Conterà solo la presesnza di Thc o di altri metaboliti attivi. E non ci sarà nessuna soglia minima: "La circolare lo dice esplicitamente. Per fare un paragone con l'estero: la Germania prevede una soglia minima di Thc sopra cui possono partire le sanzioni, mentre negli Stati Uniti hanno superato del tutto le analisi e ci si basa sull'anamnesi per capire se la persona è reattiva o no".

I nuovi obblighi per i medici e il prelievo del sangue forzoso

A proposito di Pronto soccorso, un'altra stretta significativa riguarderà i medici coinvolti. Saranno obbligati a fare i test con "alta priorità", cosa che per Soldo "va contro la deontologia medica, soprattutto nel Pronto soccorso. Sta al medico a decidere il codice rosso, giallo, verde e quindi la priorità degli interventi medici". L'unico limite fissato dalla circolare è che i medici devono dare priorità agli esami "compatibilmente con la funzionalità del servizio di emergenza della propria struttura di Pronto soccorso".

Per di più i medici diventano veri e propri "ausiliari di polizia giudiziaria". Saranno tenuti addirittura a informare le persone coinvolte sui propri diritti: "Quando ti fanno il prelievo tu hai diritto all'assistenza legale, e c'è scritto che questa informazione te la dà o la polizia o il medico, che per legge non sarebbe la persona tenuta a farlo", ha spiegato Soldo.

Infine, c'è un cambiamento che la presidente di Meglio legale ha definito "agghiacciante". Oggi, se una persona rifiuta di dare il sangue per fare le analisi, questo viene registrato ed è considerato una sorta di ammissione di colpevolezza: significa che verrà richiesto il massimo della pena. La circolare invece aggiunge un punto: "I poliziotti potranno chiamare l'autorità giudiziaria e chiedere autorizzazione, anche solo verbale, per fare il test in modo coatto. Quindi legarti a una sedia e prenderti il sangue".

A quel punto la circolare recita che ci si dovrà fermare solo se c'è "il persistere della ferma opposizione fisica del destinatario resistente", cioè se il paziente continua a impedire fisicamente di prelevargli il sangue. E se la persona arriva in Pronto soccorso incosciente, e quindi non può dare il suo consenso, i medici dovranno prelevargli il sangue e fare comunque le analisi come previsto.

Il trattamento diverso per chi beve

Un ultimo passaggio che Soldo ha sottolineato è che nella circolare, "quando si arriva a parlare dell'alcol emerge una forte prudenza. È esplicitato addirittura che il medico del Pronto soccorso per fare il prelievo non può disinfettare la pelle con l'alcol, perché se no vizia il risultato. Ma qualunque medico potrà chiarire che questa misura non ha senso. L'alcol evapora istantaneamente, non lascia tracce che emergono nelle analisi del sangue".

Questo secondo Soldo mostra "quanta cautela e precauzione ci sia nel non voler punire ‘per sbaglio' l'uso di alcol. Nonostante sia molto più diffuso e causi molti più incidenti di tutte le sostanze stupefacenti (il 9% contro il 3%, di cui la cannabis vale lo 0,6%)". D'altronde, è una cautela "in linea con le priorità di questo governo.  La prima causa di incidenti stradali è la velocità, eppure il Codice della strada di Salvini ha ristretto l'uso degli autovelox nelle aree urbane e extra urbane, ridotto le sanzioni, ostacolato le zone 30″.

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