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Nel PNRR anche 630 milioni di euro per le Zone Economiche Speciali

Le Zone economiche speciali sono state introdotte nel 2017 per stimolare gli investimenti al Mezzogiorno, ma non hanno lasciato ancora traccia. Dopo i ministri Lezzi e Provenzano, spetta a Carfagna valorizzare questo strumento. Il Movimento 5 Stelle promette: “Sfrutteremo al meglio i 630 milioni di euro del Pnrr”.
A cura di Stefano Iannaccone
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Le Zone economiche speciali, le cosiddette Zes, non hanno funzionato. Pensate come uno strumento per favorire gli investimenti al Sud, al momento non c’è grossa traccia dei benefici che avrebbero dovuto portare. Anzi, in molti casi ancora non è stata strutturata l’organizzazione chiamata a sovrintendere le stesse Zes. Al momento sono state individuare sette Zone economiche speciali: Calabria, Campania, Ionica Interregionale Puglia-Basilicata, Adriatica Interregionale Puglia-Molise, Sicilia Orientale, Sicilia Occidentale a cui si è aggiunto l’Abruzzo.

All’interno di ciascuna di queste zone, ci sono delle aree (Comuni o parti di essi) in cui le “imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative”. Un’iniziativa lodevole, approvata ed entrata in vigore dal 2017. Il punto è che, al momento, non ci sono tracce del progetto. I motivi sono vari. Prima di tutto una complicata governance e la scarsa chiarezza degli interlocutori per le aziende. E, talvolta, è difficile sapere anche quali sono le misure previste. Qualcosa che assomiglia a un disincentivo, più che a uno stimolo.

All’epoca del governo Conte, quello gialloverde, la ministra per il Mezzogiorno, Barbara Lezzi, annunciava con soddisfazione: “Lo stop all'Iva nelle Zone economiche speciali e lo snellimento delle procedure burocratiche, che abbatte i tempi per le imprese che operano all’interno delle stesse”. Rivendicando così: “Al tessuto imprenditoriale del Sud stiamo dando nuovi e ulteriori strumenti per operare con maggiore efficacia e questo avrà certamente ricadute positive sull’occupazione e sull’economia del Mezzogiorno”. Era il gennaio 2019, da allora non c’è stato molto di concreto, se non la nomina dei commissari da parte di Giuseppe Provenzano, successore di Lezzi al dicastero nel Conte 2.

Adesso la parola è passata alla ministra Mara Carfagna, che sulla questione ha sottolineato: “La versione precedente del Pnrr non conteneva alcun riferimento alle aree Zes, che io ritengo invece una delle più grandi opportunità di rilancio e sviluppo per il Sud. Per questo, abbiamo lavorato in coerenza con le linee del Piano, introducendo al contempo investimenti e riforme per queste aree”. Insomma, la promessa è quella di un’accelerazione. Anche sottosegretaria al Sud e alla coesione territoriale, Dalila Nesci ha concentrato l’attenzione sul Pnrr: “Rafforzare l'impianto delle Zes, veri e propri poli di crescita e investimenti con cui puntiamo a rilanciare il Sud Italia”. “Il raccordo Parlamento-Governo – ha spiegato Nesci nel corso di un webinar promosso dal Movimento 5 Stelle alla Camera – sarà centrale per sfruttare al meglio lo stanziamento nel Recovery Plan dedicato alle Zes da 630 milioni di euro. Lavoreremo al meglio con la ministra Carfagna per portare a casa le riforme che servono, in particolare quella che riguarda la filiera della governance e della semplificazione delle procedure amministrative”.

Su questo versante, insomma, c’è l’impegno annunciato dal Movimento 5 Stelle, che ha messo sul tavolo una serie di proposte. Tra queste, spiega il deputato Filippo Scerra, c’è “la possibilità per le imprese che avviino un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti nella Zes di poter cedere il credito d’imposta ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziaria”. Una rivisitazione del modello Superbonus 110% applicato alla Zes. Ma le buone intenzioni non bastano. “Occorre accompagnare gli investitori italiani e internazionali che si confrontano con la legislazione italiana e puntare sulle infrastrutture digitali per completare la banda ultralarga, indispensabile per favorire gli investimenti”, sottolinea la deputata del M5S, Soave Alemanno. E in questa ottica il progetto è quello di coinvolgere il Ministero della Transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani. L’obiettivo è ambizioso: “Puntiamo a sviluppare un asset importante su logistica integrata, alta velocità, porti, aeroporti, per i quali il ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza' prevede oltre 14 miliardi”, conclude la parlamentare del M5S. Per dare un senso alle Zes.

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