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Nel Pd è guerra a Zingaretti, Gori: “Serve nuova leadership”. Ma Franceschini blinda il segretario

Nel Pd si accende lo scontro sulla figura del segretario, Nicola Zingaretti. È il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, a scagliare la prima pietra, chiedendo una nuova leadership puntando sul ruolo degli amministratori locali. A difesa del segretario dem interviene il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che prontamente blinda Zingaretti.
A cura di Stefano Rizzuti
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La voce circola in ambienti parlamentari già da qualche giorno. Nel Pd la posizione del segretario, Nicola Zingaretti, sembra essere traballante. C’è chi da tempo lamenta, senza uscire allo scoperto, quello che viene considerato l’immobilismo del segretario dem, così come la sua mancanza di polso che sembra avvicinare sempre più il partito al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Ma finora nessuno lo aveva detto apertamente. Fino a oggi. Quando a intervenire è stato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Che sembra voler tirare la volata – per la sostituzione di Zingaretti – a qualche amministratore locale, magari uno di cui si parla in questo periodo: il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Ma Gori dimentica che anche lo stesso Zingaretti è un amministratore, essendo presidente della Regione Lazio. E fa così infuriare il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che blinda il segretario.

Gori chiede una nuova leadership per il Pd

Gori, intervenedo a un un evento in streaming, non usa mezze parole e chiede una nuova leadership per il Pd: “Credo ai grandi partiti e credo che i cambiamenti di cui questo Paese ha bisogno non li producano le piccole formazioni politiche con carattere personalistico, ma che servano i  grandi partiti popolari. Il Pd ancora lo è, ma vedo molti limiti nella conduzione dell'attuale Pd e per questo mi piacerebbe più concreto, più coinvolto a promuovere le riforme che servirebbero al Paese. E questa cosa deve anche trovare una nuova leadership e lo dico avendo molta simpatia e lealtà nei confronti dell'attuale segretario del Pd”. In sostanza Gori ufficializza quello che da giorni qualcuno ha fatto trapelare in via non ufficiale: una bocciatura, da parte di qualche corrente, dell’operato di Zingaretti, a cui mancherebbe quel qualcosa in più necessario per far emergere i dem nel dibattito politico nazionale.

Per il sindaco di Bergamoserve un altro Pd e forse dagli amministratori arriverà una nuova leadership, ma non sarò io. Da qui ai prossimi quattro anni non sarò io. Però posso dare una mano”. L’intervento di Gori si concentra sugli amministratori locali che devono essere, a suo avviso, “un pezzo di possibile nuova classe dirigente del Paese”. E, quindi, anche coloro i quali dovranno guidare il partito.

Franceschini blinda Zingaretti: no a tensioni inutili

Ma la replica, secca, arriva da un pezzo grosso del Pd: il capo delegazione al governo Dario Franceschini. Per lui Zingaretti non si tocca: “Ho letto questa interessante proposta di Gori che dice che al Pd serve un leader che sia un amministratore”, dice riferendosi alle parole del sindaco di Bergamo. E proprio su questo Franceschini sembra infastidito, tanto da ricordare come al momento alla guida del Pd ci sia proprio un amministratore: “Magari un presidente di Regione? Magari di una grande Regione? Magari che non venga nominato ma vinca le primarie con il 70%? Informo volentieri Gori che il segretario con queste caratteristiche l'abbiamo già e che il mandato di Zingaretti scadrà tra tre anni”. Da qui le chiare parole di Franceschini contro Gori: “Quindi porti pazienza e non apra inutili tensioni in un momento come questo di unità nel partito”.

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