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Nel Mediterraneo si continua a morire nell’indifferenza generale: in quattro mesi annegate 800 persone

In appena dieci giorni la Guardia costiera tunisina ha recuperato oltre 200 cadaveri di migranti annegati al largo delle sue coste. Dall’inizio dell’anno hanno perso la vita più di 800 persone cercando di attraversare il Mediterraneo.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Mediterraneo continua a restituire i corpi dei migranti annegati nel tentativo di attraversarlo e arrivare in Europa. E mentre si continua a discutere di come fermare le partenze, di aumentare i rimpatri e di smantellare la protezione speciale, in mare muoiono sempre più persone. Solamente negli ultimi dieci giorni la Guardia costiera tunisina ha fatto sapere di aver rinvenuto 210 cadaveri: appartengono a persone morte in diversi naufragi al largo di Sfax, Kerkennah e Mahdia.

Ora le autorità regionali tunisine procederanno con l'analisi del Dna. A una prima ricostruzione, però, le vittime sarebbero tutte originarie di diversi Paesi dell'Africa subsahariana. In totale, lungo tutta la rotta del Mediterraneo centrale, sarebbero circa 300 le persone affogate negli ultimi dieci giorni. Da inizio anno, secondo il tragico bilancio fatto da Missing Migrants Project, hanno perso la vita oltre 800 persone.

Precisamente 824 persone in appena quattro mesi, registra la piattaforma dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni.

Aggiornando il bilancio, il portavoce dell'ufficio per il Mediterraneo dell'Oim Flavio Di Giacomo ha sottolineato: "Allarma il fatto che i migranti sub-sahariani partano dalla Tunisia su barconi di ferro che, di pessima qualità, imbarcano acqua molto facilmente Urgente rafforzare i soccorsi".

Non sono sono Guardia costiera e autorità a dover recuperare corpi in mare. Anche il veliero Astarl della Ong Open Arms ha fatto sapere di aver rinvenuto il cadavere di un uomo e di averlo poi portato a Lampedusa. "Recuperare e identificare i morti, anche questo è un passo cruciale per restaurare la dignità e l'umanità di coloro che hanno perso la vita", ha dichiarato il fondatore della Ong spagnola, Oscar Camps. "Poter piangere e seppellire i propri cari in accordo con le proprie pratiche culturali e religiose è un diritto umano fondamentale", ha aggiunto dopo che l'equipaggio di Open Arms ha denunciato come per un'intera notte le autorità non sono intervenute per riportare il corpo sulla terraferma, costringendo il veliero a dirigersi verso Lampedusa.

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