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Nasce Ross@, movimento anticapitalista al grido: “Ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli”

Tenuto a battesimo ieri a Bologna un nuovo movimento anticapitalista e libertario, nato sulle ceneri dei partiti della sinistra radicale. Si chiamerà Ross@ (come la bandiera simbolo della rivoluzione) e come acronimo di Resistenza, Organizzazione, Solidarietà, Socialismo. L’ultima @ – simbolo di connessione e modernità – sta invece per anticapitalismo, antipatriarcato, antirazzismo e ambientalismo.
A cura di Davide Falcioni
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La sinistra radicale tenta di riorganizzarsi: dopo i fallimenti dei partiti (Prc e Pci, in primis), e dopo la "diaspora" di Sel verso il Pd, ieri a Bologna militanti e attivisti di varie realtà si sono incontrati in un cinema della Bolognina ed hanno tenuto a battesimo Ross@, acronimo di Resistenza, Organizzazione, Solidarietà, Socialismo. L'ultima @ – simbolo di connessione e modernità – sta invece per anticapitalismo, antipatriarcato, antirazzismo, ambientalismo. Si tratta di un movimento ancora embrionale, nato dal basso e che non ha coinvolto i gruppi dirigenti dei partiti, ma punta a svilupparsi nei prossimi mesi e ad allargarsi. Quello di ieri alla Bolognina – luogo storico, nel quale il Pci si sciolse – è stato il primo incontro nazionale della "dichiarazione comune per un nuovo soggetto anticapitalista e libertario", un documento firmato da migliaia di attivisti politici e sindacali appartenenti a diverse realtà: dalla sinistra della Cgil all'Usb, dal Comitato No Debito a Rifondazione Comunista, passando per Sinistra Critica e militanti dei Movimenti (No Tav, No Muos, ecc).

Spiega Giorgio Cremaschi, ex sindacalista della Fiom: "Non siamo all'anno zero, ci sono storie, rancori, ragioni. Siamo in grado di metterle in discussione?", si chiede citando il motto di San Paolo: "Non voglio sapere da dove vieni ma che strada farai e come la faremo insieme. Ross@ come la bandiera della Comune di Parigi, primo esperimento di socialismo in Occidente". "Aderiamo a questo percorso come militanti che non rinunciano alle proprie appartenenze sindacali, politiche e nei movimenti sociali – spiega Giorgio Cremaschi nell'intervento introduttivo – ma che impegnano la propria persona nell'impresa di costruire una casa comune della lotta e dell'alternativa anticapitalista. Aderiamo a questi punti e a questa proposta per lavorare alla loro diffusione, approfondimento, arricchimento e all'organizzazione del percorso. Sappiamo che il primo metro di misura saranno il rigore e la coerenza personale con cui li porteremo avanti. Ci ritroveremo a settembre dopo aver discusso in ogni parte del paese. Ci diamo come scadenza il prossimo autunno. Allora dovremo essere in piazza con una forza tale da mettere in crisi il governo e il dominio della Troika europea e chi li sostiene".

Ma su cosa punta la "dichiarazione comune per un nuovo soggetto anticapitalista e libertario"? I Firmatari vogliono:

1) Rompere con l'Unione europea. Democrazia vera, diritti del lavoro, stato sociale, eguaglianza, libertà sono incompatibili con l'Europa del rigore, del fiscal compact, di Maastricht e della Troika. Non c'è nulla da rinegoziare, i trattati vanno cancellati. L'euro e il debito non ci debbono più ricattare, bisogna che i popoli conquistino la sovranità sulla moneta e sulla spesa pubblica. 2) Ridurre l'orario di lavoro e il tempo di lavoro a parità di salario, mentre il reddito deve essere garantito a chi non ha un lavoro sicuro e dignitoso. L'educazione e la formazione pubbliche, l'abitare, la sanità pubblica vanno garantite e tutta la società va ricostruita su nuove basi. La sola compatibilità è l'eguaglianza sociale;  3) I beni comuni in mano pubblica, così come le banche e le attività strategiche. Il lavoro deve controllare la produzione e il potere pubblico deve impedire la chiusura delle aziende, le delocalizzazioni, i licenziamenti. La democrazia deve entrare in ogni luogo di lavoro.Riconversione industriale e produttiva, salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio culturale, intervento pubblico generalizzato nella economia. 4) Libertà delle donne contro l'oppressione patriarcale, libertà e cittadinanza dei migranti contro le leggi schiaviste, libertà e diritti delle persone contro i poteri del mercato e delle burocrazie autoritarie. 5) Una politica fiscale immediatamente e fortemente redistributiva verso i redditi fissi, da lavoro e pensione, a danno della grande rendita, del grande capitale, delle ricchezze private e dell'evasione. 6) Pace e disarmo, con la fine immediata di tutte le missioni militari all'estero e di tutte le spese di guerra. 7) Una vera democrazia fondata su una legge elettorale proporzionale pura, sulla distruzione dei privilegi delle caste, sul diritto dei lavoratori a decidere liberamente su chi li rappresenta e sugli accordi, sulla partecipazione, sui referendum, sul diritto a decidere delle popolazioni nel territorio. Diciamo no al presidenzialismo e all'autoritarismo plebiscitario che mirano a distruggere la Costituzione Repubblicana.

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