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Mose, Prodi: “Il progetto del Mose c’era già prima del mio al governo”

Armando Danella, ex dirigente del Comune di Venezia e per vent’anni responsabile della Legge Speciale regionale del Veneto per la salvaguardia della laguna di Venezia, ha sostenuto come la vicenda “puzzasse di tangenti” sin dal 2006, quando il primo ministro era proprio Prodi, che approvò unilateralmente il progetto.
A cura di Davide Falcioni
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Nello scandalo del Mose che ha portato all'arresto di 35 persone è stato tirato in ballo anche Romano Prodi. A farlo è stato Armando Danella, ex dirigente del Comune di Venezia e per vent'anni responsabile della Legge Speciale regionale del Veneto per la salvaguardia della laguna di Venezia, che ha sostenuto come la vicenda "puzzasse di tangenti" sin dal 2006, quando il primo ministro era proprio Romano Prodi, che decise unilateralmente di autorizzare l’avanzamento dell’opera, nonostante la valutazione di impatto ambientale negativa e il parere contrario degli allora ministri dell’Ambiente e della Ricerca Scientifica, rispettivamente Alfonso Pecoraro Scanio e Fabio Mussi.

Mose, Prodi: "Il progetto Mose fu discusso e approvato a maggioranza"

L'ex presidente del Consiglio però non accetta le accuse e replica: "Trovo singolare che invece di prendersela con chi si è lasciato corrompere e ha speculato sui lavori del Mose, sempre che la magistratura confermi quanto è emerso fino ad ora dalle indagini, ce la si voglia prendere con chi ha consentito che un'opera fondamentale per la salvezza di Venezia andasse avanti". "Il progetto del Mose, preesistente al governo da me presieduto, fu discusso – ha spiegato Prodi in una nota – e esaminato dal ‘comitato di coordinamento per la salvaguardia di Venezia e della laguna' in numerosissime riunioni e fu approvato da una larghissima maggioranza dei componenti. Non procedere alla sua realizzazione sarebbe stato del tutto assurdo e irragionevole".

Mose, Galan: "Stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui"

Anche Galan, il grande protagonista dello scandalo, ha commentato: "Stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui. Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri. Su ogni cosa che ho detto e fatto nella mia vita ho sempre messo la faccia. Ho tutta l'intenzione di farlo anche stavolta". Anche il sindaco – agli arresti domiciliari – ha dichiarato:  "A me hanno chiesto di fare il sindaco, sono un uomo prestato alla politica che non può minimamente fare azioni del genere". Orsoni è accusato di aver ricevuto 260 mila euro per la sua campagna elettorale.

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