Misure riciclate e tempi incerti: i dubbi sul ColtivaItalia, l’all in del ministro Lollobrigida

La giornata politica di giovedì 24 luglio è iniziata con Francesco Lollobrigida a registrare un reel dal tetto del suo dicastero, quello per capirci che nell'estate scorsa era stato infestato da sciami di vespe e calabroni, attirati dagli alveari installati lì per volere del ministro. Comunque, nel video Lollobrigida annunciava "uno dei più importanti provvedimenti della storia dell'agricoltura italiana". A sera, poi, la premier Giorgia Meloni aveva rivendicato in prima persona – sempre sui social – un investimento senza precedenti nel comparto agricolo.
Nel mezzo, c'è stato un consiglio dei ministri chiamato ad approvare il disegno di legge, rinominato "ColtivaItalia", che stanzia un miliardo di euro (spalmato su tre anni), per il settore agroalimentare. Più che una rivoluzione, però, la nuova legge ha il sapore di un proclama elettorale. Alla vigilia del voto in diverse Regioni a vocazione agricola, infatti, si annunciano misure che – per stessa ammissione del ministro degli Affari Europei, Tommaso Foti – non entreranno in vigore almeno fino al marzo 2026.
L'altro obiettivo del governo è quello di placare i malumori delle associazioni di categoria, preoccupate dall'ipotesi di accorpamento dei fondi per la politica agricola a quelli di coesione, nel bilancio 2028-2034 dell'Unione europea, con regole che comporterebbero un forte taglio delle risorse destinate al mondo agricolo. Una scelta che Lollobrigida ha definito: "insoddisfacente" e che l'Italia con diversi Paesi sta tentando di contrastare in sede Ue.
Cosa c'è nel ddl ColtivaItalia
Il ddl ColtivaItalia però in realtà non interviene sui possibili impatti del futuro bilancio europeo, ma è concentrato sul periodo 2026-2028. Nell'arco di questi tre anni, dovrebbe essere distribuito circa un miliardo di fondi per il comparto agricolo. Dal lato del governo si sostiene che per la prima volta dopo decenni viene messo in campo un piano strategico per l'Agricoltura. A ben vedere, si tratta però in gran parte della riproposizione di interventi, già previsti in passato, non sempre con successo.
Il provvedimento si suddivide in tre filoni principali, da 300 milioni l'uno. Il primo è il rifinanziamento del Fondo per la Sovranità Alimentare. Il secondo è destinato a cercare di rianimare la produzione autoctona di cane bovina, filiera in crisi a causa del calo dei calo dei consumi e i costi di produzione più alti rispetto ai concorrenti europei.
Il terzo è l'implementazione di un piano per contenere le fitopatie nel settore olivcolo, dalla Xylella in giù. A questo si aggiungono 150milioni per incentivare il ricambio generazionale in agricoltura e favorire l'acquisto di terreni, da parte di chi ha meno di 41 anni. Ci sono poi una serie di misure di dimensioni minori, da quelle sul vino dealcolato al sostegno per le aziende colpite dagli effetti dalla peste suina, etc…
Soldi e tempi, i punti critici
Alcuni interrogativi però rimangono sospesi. Il primo è da dove si prendono i soldi. Nella conferenza stampa post Cdm, a una domanda di Fanpage.it, il ministro Tommaso Foti ha detto che le risorse sono state reperite dai fondi di Sviluppo e Coesione 2021-2027, senza "nessun taglio agli altri ministeri, né agli accordi con le Regioni" perché "c'erano fondi che non erano stati destinati e vengono utilizzati in parte". Difficile però credere che il governo si sia accorto di avere un miliardo inutilizzato in cassa, quando l'attuale periodo d'impiego dei fondi di coesione è quasi al termine. Più probabile che si tratti di una cifra originariamente prevista per interventi in altri settori mai partiti, che ora viene spostata.
Il secondo punto critico è che se – come annunciato da Foti – il disegno di legge sarà approvato dal parlamento nella migliore delle ipotesi solo a marzo 2026. Servirà poi una corsa contro il tempo per mettere effettivamente a terra i meccanismi di finanziamento entro la fine di quell'anno. D'altronde non sarebbe la prima volta che al ministero di Lollobrigida si trovano a fare i conti con la differenza tra le intenzioni e la realtà.
Il caso dei fondi "scomparsi" per i prodotti Dop
Prendiamo un altro stanziamento, lanciato in pompa magna a marzo 2024: 25 milioni a disposizione dei consorzi di tutela dei prodotti Dop/Igp. Un anno dopo si scopre che solo sei milioni sono stati effettivamente assegnati, perché i consorzi hanno evidentemente ritenuto poco funzionali le modalità previste per l'impiego dei fondi. Degli altri 19 milioni si sono perse le tracce.
Vedremo come andrà come le misure del ColtivaItalia, intanto di certo l'effetto annuncio è assicurato, a poca distanza dall'inizio tornata autunnale di elezioni regionali. Va notato che Lollobrigida non è nuovo a operazioni di questo tipo: l'anno scorso presentò la carta "Dedicata a Te" per il sostegno alle famiglie in difficoltà economica in conferenza stampa il 6 giugno, a due giorni dalle elezioni europee. Peccato che l'effettiva distribuzione delle tessere partì poi solo l'autunno successivo.
Va detto però che il disegno di legge firmato da Lollo ha incassato subito il plauso praticamente unanime delle associazioni agricole, a partire dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini che ha parlato di "un segnale importante di attenzione per l'agricoltura italiana e un riconoscimento della sua strategicità, in direzione opposta rispetto alle folli scelte della presidente della Commissione Ue".
L'assist a Coldiretti e alle altre sigle del mondo agricolo
Certo a favorire il consenso di Coldiretti e delle altre sigle avrà contribuito anche la norma del ColtivaItalia che potenzia non poco il ruolo dei Centri di Assistenza Agricola (C.A.A), da loro gestiti. I C.A.A si occupano delle istruttorie per le pratiche aziendali e le domande di accesso a una serie di benefici e sostegni, da parte da parte delle aziende del settore.
Secondo quanto previsto dal nuovo ddl, in futuro nei casi di provvedimenti che non prevedano discrezionalità, l'attestazione rilasciata dai centri in caso di esito positivo delle istruttorie basterà a rendere esecutiva la misura richiesta dalle aziende, senza aspettare l'ok della pubblica amministrazione. Un modo per snellire i tempi della burocrazia, ma che concede un potere notevole a soggetti privati, in mano per la gran parte a Coldiretti, oltre che a Confagricoltura e Cia.
L'incognita più pesante sugli effetti del disegno di legge rimane in ogni caso quella legata ai dazi Usa. Un accordo al 15 percento potrebbe abbattersi – anche sul comportato agroalimentare – con una forza tale da rendere l'impatto del miliardo stanziato con il ddl praticamente nullo. Interpellato da Fanpage.it in conferenza stampa, Lollobrigida ha respinto questa ipotesi, anche se giocoforza si è dovuto mostrare attendista sull'esito della trattativa Usa-Ue.
Ha detto il ministro a proposito dei dazi: "Prima di fasciarsi la testa vediamo dov'è che va a sbattere. Faremo i calcoli quando la trattativa verrà chiusa". E ha proseguito: "Il miliardo di euro stanziato con il ‘ColtivaItalia' non è una goccia nel mare, ma è un intervento molto impattante di natura finanziaria sul sistema produttivo italiano". Rimane però l'impressione che i destini della rivoluzione agricola annunciata da Lollo si giochino soprattutto sulla scrivania di Donald Trump.