Migranti, fermo amministrativo per Mediterranea, Beppe Caccia: “Abbiamo disobbedito a Piantedosi”

AGGIORNAMENTO:
Per la nave dell'ong Mediterranea Saving Humans è arrivato il fermo amministrativo: l'imbarcazione umanitaria è stata fermata con un provvedimento a firma della polizia, della guardia di finanza e della guardia costiera.
La nave Mediterranea, dell'organizzazione italiana Mediterranea Saving Humans, ha salvato 10 persone gettate in mare da un gommone delle milizie libiche a 30 miglia dalla costa di Tripoli e in acque internazionali nella notte tra mercoledì e giovedì 21 agosto. A bordo della nave, dopo il soccorso, le persone si trovavano in condizioni di salute critiche, dopo essere scampati alla morte per un pelo, tratti in salvo dal rescue team tra le onde alte più di un metro e mezzo. Ma per il Ministero dell'Interno italiano, la nave avrebbe dovuto sbarcare a Genova (690 miglia e cinque giorni di navigazione dal luogo del soccorso), nonostante si trovasse già a poche miglia dal primo porto siciliano utile, macinando così altri tre giorni di mare ed allungando inutilmente il calvario dei naufraghi. Un ordine illogico a cui il capomissione Beppe Caccia, insieme al comandante della nave, Paval Botica, ha deciso di disobbedire, scegliendo di entrare subito nel porto di Trapani dove la nave è approdata nella serata di sabato 23 agosto. Una missione, quella di Mediterranea, che si era aperta con le intimidazioni dei gommoni delle milizie libiche che avevano circondato la nave. A seguire il salvataggio con le 10 persone gettate in mare a calci da un gommone sempre delle milizie libiche. Infine nella serata di ieri, domenica 24 agosto, una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica ha sparato centinaia di colpi a raffica contro la nave Ocean Viking, di Sos Mediterranée, centrando addirittura i vetri degli oblò del ponte di comando. Una escalation delle milizie libiche, finanziate e sostenuta dal governo Italiano e dall'Unione Europea, senza precedenti.
Avete deciso di disobbedire all'ordine del Ministero degli Interni, da dove è nata questa decisione?
Abbiamo portato a terra al sicuro dieci ragazzi, tra i 14 ed i 20 anni, questa era la cosa principale, e siamo contenti di questo. L'abitudine del Viminale di assegnare dei porti di sbarco alle navi del soccorso civile lontanissime dalle aree di salvataggio dei naufraghi è semplicemente una prassi crudele, non supportata da alcuna legge nazionale o internazionale. E' un atteggiamento disumano che ha il solo scopo di prolungare le sofferenze delle persone che traiamo in salvo. Abbiamo informato tutte le autorità sullo stato di salute dei naufraghi, con tanto di certificati dei medici di vulnerabilità verificati a bordo, anche il CIRM, centro medico marittimo istituzionale aveva scritto alla Guardia Costiera, mettendo nero su bianco la necessità di uno sbarco immediato. Ma dal Ministero dell'Interno hanno fatto muro, insistendo sull'indicazione dello sbarco a Genova. Noi ci siamo assunti la responsabilità di fare quello che si doveva.
La prassi decisa da Piantedosi sugli sbarchi sembra consolidata, sperate di aver aperto un varco per impedire l'applicazione di una modalità che sembra essere basata esclusivamente su una logica punitiva?
In questo paese la disumanizzazione è un tratto caratteristico delle politiche di questo governo. Si pensa alle persone come spazzatura, come "carichi residuali" per citare il Ministro Piantedosi. Non si può restare inermi. Se ci saranno conseguenze, le affronteremo serenamente convinti di aver fatto la cosa giusta. C'è bisogno che in tanti disobbediscano. Ci auguriamo che l'opinione pubblica rifletta su questo. Ci sono già stati segnali importanti, come le prese di posizione della Regione Toscana e tanti Sindaci che hann0 espresso solidarietà a Mediterranea e si sono schierati contro questa prassi inumana.

La vostra missione era iniziata con le intimidazioni delle milizie libiche, cosa è avvenuto in mare?
Appena arrivati nella zona SAR sotto controllo libico (zona di ricerca e soccorso ndr) siamo stati accerchiati da una flotta di gommoni militari. Ben 8 imbarcazioni con a bordo uomini armati e con il volto coperto. Hanno iniziato a fare manovre pericolose intorno alla nave e hanno rifiutato di identificarsi nonostante le continue richieste del comandante. Poi, dopo alcune ore, ci hanno inviato un solo ripetuto messaggio via radio: "Go out off Libya". "Andate via dalla Libia". Si è trattato di un avvertimento in stile mafioso delle milizie libiche e della cosiddetta Guardia costiera libica, finanziata dall'Italia e dall'Unione Europea. Durante la notte poi, c'è stato il nostro salvataggio. Si è trattato di un fenomeno che viene chiamato "run away boat". Le persone erano a bordo di un gommone militare, ormai abbiamo la certezza che si sia trattato proprio di uno di quei gommoni delle milizie libiche che ci avevano circondato. Arrivati in prossimità di nave Mediterranea, i criminali a bordo del gommone hanno gettato a mare le persone a calci e pugni. Solo la prontezza del nostro rescue team ha permesso di salvarli.
Nella serata di ieri invece i libici hanno sparato contro la Ocean Viking, cosa sta succedendo?
Siamo davanti ad una escalation. A sparare contro la Ocean Viking è stata proprio una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica, come era avvenuto anche contro la nostra Mare Jonio, nell'aprile del 2024. Hanno colpito gli oblò del ponte di comando, poteva morire qualcuno, si è sfiorata la tragedia. L'ultima settimana è stata una escalation da parte delle milizie libiche, perché le intimidazioni contro di noi, il "run away boat" con le persone gettate in mare dai libici, e gli spari contro il ponte di comando della Ocean Viking sono episodi collegati. Ormai le milizie libiche si sentono del tutto impunite ed hanno voluto dimostrare che in quel pezzo di mare comandano loro e possono fare tutto quello che vogliono.

La rapida sequenza di eventi è un segnale che qualcosa è cambiato nell'atteggiamento dei libici, perché si sentono così forti?
La gestione del caso Almasri da parte dell'Italia, di fatto, ha rafforzato i mafiosi libici che guidano le milizie. Si sentono del tutto impuniti, liberi di intimidire, sparare, provare ad uccidere le persone buttandole in mare sotto i nostri occhi. Sanno esattamente che quello che fanno viene denunciato in Italia ed in Europa, ma semplicemente se ne fregano. E' il loro modo di mostrare che comandano e che evidentemente sentono forte l'appoggio dei governi europei. L'Italia ha deciso di liberare e mandare a casa un trafficante libico come Almasri, accusato di crimini contro l'umanità dalla Corte penale internazionale. Se hanno potuto liberare Almasri è chiaro che si sentono in grado di poter fare qualsiasi cosa. Questo è quello che sta succedendo e l'opinione pubblica internazionale non può permettere che i nostri governi sostengano questi criminali.
Negli ultimi giorni Refugees in Libya ha diffuso un video in cui Almasri ammazzerebbe una persona nelle strade di Tripoli, Piantedosi ha esternato dubbi sulla vicenda, che atteggiamento è?
In quel video si vede Almasri che prova ad uccidere una persona per strada. Non sappiamo se effettivamente ci sia stato un omicidio, ma mostra come il boss libico è più forte di prima dopo la liberazione da parte del governo italiano. Piantedosi sostanzialmente sposa la versione della Rada, ovvero il gruppo criminale di cui Almasri è il boss. I miliziani della Rada infatti hanno sostenuto che si tratterebbe di un video vecchio e che mostrerebbe un semplice litigio. Piantedosi ha detto che il video è vecchio e che è da accertare la sua veridicità. Sposa la tesi dei criminali libici. Esattamente come fece quando i miliziani libici spararono contro al nostra nave nel 2024. Andò in parlamento, balbettando, sostenendo la falsa versione della cosiddetta Guardia costiera libica. Purtroppo è l'ennesima dimostrazione di una comunione di interessi, per non dire complicità, tra il nostro governo e quei criminali che sparano sulle navi del soccorso civile. Criminali a cui hanno delegato, appaltato verrebbe da dire, la gestione della frontiera nel mar Mediterraneo. Noi non ci arrendiamo a questi connubi oscuri, non ci arrendiamo alla brutalità e alla disumanizzazione, non ci arrendiamo a vivere in un paese dove la politica estera e dell'immigrazione si fa con gli accordi con le bande criminali.