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Migranti, ancora naufragi nel Mediterraneo: 240 morti, tra cui donne incinte e bambini

Questa mattina soccorse 552 persone nel Canale di Sicilia. Sempre più tragico il bilancio del naufragio di mercoledì scorso: tra i dispersi ci sarebbero anche bambini e donne in gravidanza, denuncia l’Unicef, secondo cui tra i sopravvissuti c’è trentunenne liberiana che ha perso il figlio di due anni, la figlia di tredici e il fratello di ventuno.
A cura di Claudia Torrisi
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naufragio migranti

Nelle prime ore di questa mattina la nave Argos di Medici Senza Frontiere ha tratto in salvo 552 migranti, soccorsi mentre si trovavano a bordo di quattro gommoni alla deriva nel Canale di Sicilia. Tra loro ci sarebba anche un bambino molto piccolo, tenuto in braccio dalla madre. Un'altra settantina di migranti – di cui circa trenta sono donne e minori – invece, sono stati rintracciati stamattina dopo una segnalazione satellitare dalla capitaneria di porto di Siracusa sull'isolotto di Vendicari alle porte della riserva naturale e poi accompagnati al porto di Augusta. Al momento non è ancora stata trovata l'imbarcazione che li ha portati sulla costa.

Ma oltre ai soccorsi, continuano anche le morti nel Mediterraneo. Mercoledì scorso sono annegate 240 persone al largo delle coste libiche, dopo che il gommone su cui stavano viaggiando si è capovolto a causa del mare forza quattro. I superstiti sarebbero solo ventinove. Tra i dispersi ci sarebbero anche bambini e donne in gravidanza, denuncia l'Unicef, secondo cui tra i sopravvissuti c'è trentunenne liberiana che ha perso il figlio di due anni, la figlia di tredici e il fratello di ventuno. "La tragedia ha lasciato questa giovane donna in uno stato di profondo shock dopo aver visto i suoi figli e il suo giovane fratello annegare davanti a lei. Anche se aveva pagato ai trafficanti 2400 euro per la traversata della sua famiglia dalla Libia verso l'Italia, quando hanno visto la barca, del tutto insicura, si sono rifiutati di salire perchè avevano paura. I trafficanti allora hanno iniziato a sparato contro di loro, costringendoli a salire. Per questo così tante persone sono annegate a soli 12 km dalla costa libica", ha spiegato Helena Rodriguez, ginecologa e mediatrice culturale a Lampedusa per l'Unicef, che ha in cura la trentunenne.

Pietro Bartolo, medico del Poliambulatorio di Lampedusa, ha spiegato che i racconti dei ventinove superstiti sono "raccapriccianti": i trafficanti hanno sparato a un uomo uccidendolo, per costringere gli altri a salire sui due gommoni. "I migranti si erano accorti che i gommoni erano fatiscenti e il mare non era nelle condizioni per una navigazione tranquilla. Nonostante questo li hanno fatti partire e dopo poche miglia è successa la tragedia", ha detto Bartolo, che ha ricordato che "una donna superstite ha raccontato che per salvarsi si è aggrappata ad un cadavere. Hanno raccontato che sono stati molte ore in mare nella speranza che qualcuno li andasse a salvare. Ma quando sono arrivati i soccorritori per la maggior parte di loro non c'è stato nulla da fare. In un gommone erano presenti sicuramente tre bambini, di cui uno era la figlia di una signora superstite. Ci ha fatto vedere la foto della figlia, era una mamma davvero inconsolabile. Abbiamo cercato di confortarla ma una mamma che perde una bambina non è facile da consolare. Dobbiamo pensare che sono persone con i nostri stessi sentimenti, non sono alieni".

Per la sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, è ora di dire "basta con queste stragi, rischiamo un genocidio vero e proprio. Bisogna subito avviare i corridoi umanitari, altrimenti non finiremo mai di contare morti". Servono "strumenti legislativi adeguati – ha aggiunto – E poi pensiamo a queste persone che arrivano a Goro e vengono rifiutati. Incredibile". Il 2016 si appresta a diventare l'anno dei record per la morte dei migranti in mare: da gennaio a oggi hanno perso la vita durante il viaggio verso l'Europa più di 4.200 persone.

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