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Mes, Gentiloni: “L’Italia colga questa opportunità. Conviene più a noi che ad altri Paesi”

“Stiamo parlando di un pacchetto di prestiti che sono particolarmente vantaggiosi per Paesi che hanno normalmente un tasso di interesse più alto. A un Paese come l’Italia conviene avere questi tre tipi di prestiti, più che ad altri Paesi”: così il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, spiega perché l’Italia dovrebbe fare ricorso al Mes, il meccanismo europeo di stabilità.
A cura di Annalisa Girardi
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La settimana scorsa la Commissione europea ha lanciato, come sua proposta per la ripresa dell'economia europea, un Recovery Fund da 750 miliardi di euro, di cui 500 a fondo perduto. All'Italia spetterebbero 172 miliardi di euro, di cui 81 arriverebbero sotto forma di sussidi mentre 90 circa come prestiti. Ora la palla passa al Consiglio europeo, che verso metà giugno sarà chiamato ad esprimersi a riguardo. Intanto imprese e banche italiane lanciano l'allarme. Nonostante quella del Recovery Fund sia sicuramente una buona notizia, il Paese non più aspettare: per questa ragione, in un comunicato congiunto, Abi, Alleanza delle cooperative italiane, Ance, Cia – Agricoltori italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria e Copagri hanno chiesto al governo di utilizzare immediatamente gli strumenti che Bruxelles ha già messo a disposizione. Come il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, su cui sono state fatte diverse polemiche sia in Parlamento che all'interno della stessa maggioranza. L'endorsement al fondo Salva-Stati arriva anche dal commissario per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, che sottolinea come questo sia conveniente per il nostro Paese.

Gentiloni: "Su Mes l'Italia deve cogliere l'opportunità"

Intervenendo a 24 Mattino su Radio 24, Gentiloni definisce "ragionevole" la richiesta di banche e imprese: "Stiamo parlando di un pacchetto di prestiti che sono particolarmente vantaggiosi per Paesi che hanno normalmente un tasso di interesse più alto. A un Paese come l'Italia conviene avere questi tre tipi di prestiti, più che ad altri Paesi", spiega. Lo stesso vale per Stati come la Grecia o la Spagna: il commissario afferma però di non sapere ancora se il governo spagnolo e quello greco abbiano intenzione di farne ricorso.

L'ex presidente del Consiglio aggiunge che l'Italia dovrebbe cogliere l'opportunità per vincere la sfida della transizione ecologica o della digitalizzazione: "Questa occasione  dovrebbe essere utilizzata per affrontare obiettivi, di ciascun Paese e a livello europeo, di una certa importanza: la transizione ambientale, l'innovazione tecnologica e digitale. Abbiamo da risolvere in molti Paesi problemi antichi e questa è l'occasione per avere risorse in questa direzione". E rivendica il lavoro svolto a Bruxelles: "La Commissione ha lavorato molto per togliere a questi strumenti le condizionalità che c'erano. Abbiamo dovuto modificare molte regole attuative".

Il commissario sul Recovery Fund

Gentiloni non interviene solamente rispetto al Mes, ma commenta anche la proposta di un Recovery Fund così ampio. E frena anche gli entusiasmi di chi ha visto nella proposta della Commissione un primo passo verso una federazione europea: "Al momento è un passo in avanti straordinario verso l'obiettivo di dotare l'Europa di una politica economica che abbia delle risorse a disposizione. Noi oggi abbiamo un edificio con una moneta unica per 19 Paesi, ma sul fronte della politica economica ci sono solo meccanismi di sorveglianza, mentre questa volta si è accettata l'idea di avere delle risorse economiche per affrontare le sfide dei prossimi anni. È un passo molto rilevante, ma più limitato rispetto a chi vede un passo nella direzione di uno Stato federale".

Infine il commissario avverte sugli "effetti monopolistici" a cui bisogna fare attenzione sul mercato unico: "Quando abbiamo sospeso le regole normali sugli aiuti di Stati, abbiamo ricevuto presso la Commissione domande per 2300 miliardi per aiuti in deroga: di questi circa la metà sono venute solo da un paese, la Germania". E conclude sottolineando come un potere di bilancio diverso da Paese in Paese, senza più regole nel mercato unico, potrebbe "portare a una differenza pericolosa tra gli Stati membri".

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