
Israele è entrata per la prima volta nella Striscia di Gaza con l’esercito. Fino a ieri il massacro era stato portato avanti con i bombardamenti. Da oggi il genocidio ha fatto un ulteriore passo avanti, arrivando all’entrata dei carri armati all’interno di Gaza.
Io sono inviato per Fanpage.it sulla barca di TOM – Tutti gli Occhi sul Mediterraneo, e da questa barca oggi sono partito per ascoltare le opinioni degli equipaggi rispetto a quello che sta accadendo da ieri sera a Gaza, e l'ho chiesto in relazione alla missione della Global Sumud Flotilla e a come questo può impattare. Poi sono passato sulla barca Paula I e poi ancora su Morgana, entrambe in questo momento ancorate vicine a noi, per intervistare anche i loro equipaggi.
Margherita Cioppi, marinaia e capomissione
La nostra missione non si fermerà, questo è il primo punto. L’invasione della Striscia di Gaza aumenta ulteriormente i bisogni della popolazione civile, e dunque la necessità di aprire il corridoio umanitario via mare. Io mi auspico che i governi europei, a partire da quello italiano, davanti a questa escalation, rompano gli indugi e si schierino fortemente con gli obiettivi della Flotilla: aprire un corridoio umanitario a Gaza. La Flotilla esiste perché si parli di Gaza, non posso sperare in qualcosa di diverso: noi parliamo della Flotilla perché si parli di Gaza. E quello che sta accadendo, quello che vedo, è che la società civile ci sta provando con ogni mezzo. Non è detto che ci riusciremo, ma è certo che tenteremo sempre.

Mirta Bonvicini, skipper
Io la vedo dalla parte del mare: i ritardi che abbiamo, le difficoltà nelle partenze dalla Tunisia, che pure non avremmo voluto, sono il simbolo che ci prendiamo il tempo necessario alla navigazione. Questo non è mediatico, non risponde alle esigenze delle uscite delle agenzie di stampa, ma dimostra che conosciamo il mare e abbiamo rispetto delle barche. Il mare ha un tempo suo, che non è quello della terra. Qui è tutto più difficile e lo sapevamo. E questo in un certo modo, secondo me, esalta anche le persone che aspettano il ricongiungimento delle navi e la ripartenza della Flotilla, perché capiscono che siamo persone normali, con conoscenze specifiche ma che agiscono in un contesto non normale. No, non ci fermeremo. Andremo avanti.
Yassine Lafram, presidente dell'UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d'Italia)
Questa notte non riuscivo a dormire, leggevo le dichiarazioni che arrivavano da Gaza. Ognuno di noi, qui, vuole lasciare un’impronta. Abbiamo deciso di non essere semplici spettatori e questo continuerà, non ci fermeremo proprio ora. Io qui mi gioco la mia integrità psicofisica, la mia scelta ha mutato anche le relazioni intorno a me. Non tornerò indietro perché il Governo israeliano ieri sera è entrato per la prima volta con l’esercito a Gaza. Continuo a scommettere sulla nostra umanità e in questo viaggio sto portando con me anche la mia comunità, ho con me anche questa responsabilità. Andremo avanti.
Annalisa Corrado, eurodeputata Partito Democratico
Non siamo sufficienti per fermare Benjamin Netanyahu, questo è evidente, ma non possiamo fare altro che continuare a provarci.
Qualche risultato lo abbiamo ottenuto: la prima risoluzione al Parlamento europeo che ha chiesto il riconoscimento dello Stato di Palestina, e la revisione degli accordi di associazione con Israele. In Italia anche le affermazioni di Crosetto e del ministro Giuli secondo me sono il sintomo di qualcosa che inizia a incrinare la narrazione dell’impunibilità del governo di Netanyahu. Questo è sufficiente? Assolutamente no ed è sotto gli occhi di tutte le persone, ma stiamo mettendo in campo ogni nostra energia, in mare e in terra, non da oggi, e continueremo a farlo. Nessuno ha la bacchetta magica, ma ogni persona può fare qualcosa. Non pensate mai che non serva a niente.
Arturo Scotto, deputato Partito Democratico
Ieri notte abbiamo assistito a un salto di qualità definitivo. All’indomani dell’incontro con Rubio, segretario di Stato americano, è partita l’operazione di occupazione via terra. In pratica Israele ha ottenuto il via libera. Non solo: l’occupazione della Striscia di Gaza coincide con l’avvio dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, dove Paesi come Francia e Gran Bretagna hanno già deciso di riconoscere lo stato di Palestina. Di fronte a questo scenario la Flotilla chiede ai governi di uscire dalla timidezza. Ora hanno una possibilità concreta, una leva per aprire il corridoio umanitario via mare, e questa possibilità siamo noi qui con la Global Sumud Flotilla. Servirebbe anche a rilegittimare la credibilità dei governi dopo anni di silenzi di fronte ai massacri contro Gaza. Lo facciano oggi. Subito.
Paolo Romano, consigliere regionale Lombardia, Partito Democratico.
Oggi il governo di Giorgia Meloni, e tutti i governi che non prendono posizione, dovrebbero essere accusati di complicità con il genocidio. E dovrebbero essere processati insieme al Governo israeliano nel caso continuino a commerciare armi o a permetterne il transito sul proprio territorio. Non si possono intrattenere relazioni commerciali con uno Stato che sta commettendo un genocidio, questo è il punto.
Benedetta Scuderi, europarlamentare Alleanza Verdi Sinistra.
Esserci, oggi, è ancora più necessario e urgente. Dobbiamo mettere ancora più pressione al governo israeliano, quella a cui stiamo assistendo è infatti una violenza inaudita. Il punto è questo: la popolazione palestinese non ha più luoghi neanche dove scappare. Non ha case, non ha rifugi. Stanno portando via loro anche la terra. Gli attacchi di questa notte rendono la situazione già esistente ancora più palese, eppure mancano ancora condanne ferme e contromisure da parte della comunità internazionale. La società civile non può fare altro che continuare a fare quello che stiamo facendo: esserci per cercare di aprire un corridoio umanitario e chiedere di fermare il genocidio.
Carlo Biasoli, attivista sulla barca Morgana
Come mi sento? Mi sento tremendamente in ritardo. Saremmo dovuti essere più veloci. Penso questo: forse Israele vede la Flotilla come un problema, come l’inizio di una pressione mediatica e internazionale, e allora stanno anticipano quello che ovviamente avevano già in mente di fare. Tutto quello che già avevano programmato, però un po’ prima. Io a tutto questo ci penso. Rifletto sul fatto che le problematiche tecniche e logistiche che alcune barche hanno avuto ci hanno impedito di essere lì in tempo per fermare tutto questo. Ripeto: non lo so, però ci penso e mi sento tremendamente in ritardo.
Abderrahmane Amajou, attivista sulla barca Paula I
Vi ricordate le dichiarazioni di esponenti israeliani, già molti anni fa? Stanno diventando realtà, volevano e stanno prendendosi tutti i territori della Striscia di Gaza. Molta politica internazionale ha ripetuto per anni la frase secondo cui Israele sarebbe stata la più grande democrazia del Medio Oriente. Non era evidentemente vero. Anche la dichiarazione “due popoli e due Stati” oggi viene ripetuta timidamente da chi, di fronte a quello che sta avvenendo, parla poi di “impossibilità di far nascere lo Stato di Palestina perché oggi frammentato”. E nel frattempo gli Stati continuano a vendere armi allo Stato di Israele. Non c’è dunque un solo motivo per cui oggi, anche dopo l’inizio degli attacchi via terra, dovremmo tornare indietro.
Io quando ho reso pubblica la mia partecipazione, mi fa piacere raccontarlo, ho ricevuto anche una preghiera collettiva da parte della comunità ebraica di Chicago, dove ho lavorato per tre mesi, tempo fa. E ho ricevuto un augurio da parte della rabbina e del rabbino di quella stessa comunità. Andiamo avanti. L’ho già detto? Allora lo ripeto: la Global Sumud Flotilla non si fermerà.
Gulden Sonmez, attivista turca
Quello che Israele ha fatto la scorsa notte è semplicemente una continuazione dei suoi attacchi in corso. Il loro obiettivo è chiaro: completare l’occupazione di Gaza. Ma nonostante tutto — i bombardamenti, la distruzione, la sofferenza — il popolo di Gaza si rifiuta di lasciare la propria terra. E, francamente, non ha nemmeno un altro posto dove andare. La crisi umanitaria peggiora ogni singolo giorno. Ma allo stesso tempo, qualcosa sta cambiando: la crescente reazione della comunità internazionale e la presenza Sumud Flotilla stanno mettendo Israele in agitazione. Per la prima volta c’è una spinta globale seria per chiedere conto a Israele e per porre fine al blocco.
È per questo che non dobbiamo cambiare la rotta della flottiglia. Al contrario, dobbiamo rafforzarla. I ritardi che abbiamo affrontato sono spiacevoli, ma sono stati causati solo dai tentativi di sabotaggio da parte di Israele. La nostra determinazione non è venuta meno. Andiamo avanti.
