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Guerra in Ucraina

Negoziati tra Russia e Ucraina in Vaticano sempre più lontani, Lavrov: “Per noi non è realistico”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha confermato un recente colloquio con il presidente Usa Donald Trump e illustrato la proposta italiana per un negoziato strutturato in due fasi. Il Vaticano si propone come sede di mediazione, mentre Lavrov la considera irrealistica. Kiev mostra apertura, Mosca resta in attesa.
A cura di Francesca Moriero
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Nel corso dell'incontro a Palazzo Chigi con la premier danese Mette Frederiksen, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha confermato di aver avuto un colloquio con il presidente statunitense Donald Trump: "Lavoriamo per avviare un nuovo ciclo di negoziati", ha detto, sottolineando l'impegno italiano per favorire un dialogo serio e costruttivo sul conflitto in Ucraina. L'Italia si propone di agire da ponte tra i vari attori internazionali, in un contesto dove, al momento, le aperture concrete arrivano principalmente da Kiev, mentre Mosca sembra ancora restare ferma. E se da una parte il Vaticano si propone come sede di mediazione, il ministro degli Esteri russo Lavrov lo considera irrealistico.

L'Italia propone un negoziato in due fasi, tecnico e politico

La strategia diplomatica italiana punta a rompere l'impasse attraverso un processo a tappe che potrebbe evitare i rischi di un confronto immediato e definitivo che si tradurrebbe in un fallimento. Il primo passo sarebbe una fase tecnica, pensata per avviare interlocuzioni pragmatiche e concrete, incentrate sugli aspetti più stringenti e operativi del cessate il fuoco. Solo successivamente, come detto, si passerebbe a un livello politico, più ampio e complesso, dove si negozierebbero invece i temi di fondo, dagli assetti territoriali alle garanzie di sicurezza, fino agli accordi internazionali che possano assicurare la stabilità a lungo termine. Questa separazione tra livello tecnico e politico, spiegano a Palazzo Chigi, avrebbe l'obiettivo di costruire gradualmente un clima di fiducia tra le parti, oggi ancora lontane da compromessi condivisi.

Il ruolo del Vaticano e le risposte di Lavrov

Un elemento che emergeva dalle parole di Meloni riguardava il possibile coinvolgimento della Santa Sede nel processo di mediazione. Il Vaticano, infatti, si era detto disponibile a ospitare la fase iniziale dei negoziati, trasformando un luogo simbolico in un’arena di pace e dialogo. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha tuttavia giudicato "irrealistico" un incontro tra delegazioni russa e ucraina nella Santa Sede. A riferirlo la Tass.
La disponibilità del Pontefice, confermata dalla stessa presidente del Consiglio, costituisce tuttavia un'opzione che l'Italia stava valutando con attenzione, proprio per favorire un ambiente di dialogo meno politicizzato e più incline alla ricerca di soluzioni concrete.

Kiev aperto al dialogo, Mosca in attesa

Un aspetto cruciale nel quadro dei negoziati riguarda la disponibilità delle parti a confrontarsi: Meloni ha ribadito che Kiev ha dato "segnali concreti" di volontà negoziale e di impegno per la pace. Questo dato, che riflette anche le posizioni espresse da altri leader europei, segna un cambio rispetto ai mesi precedenti, durante i quali la prosecuzione del conflitto sembrava l'unica prospettiva possibile. Dall'altra parte, invece, il governo russo, guidato da Putin non ha mostrato segnali di apertura effettiva, mantenendo una posizione ferma e attendista. Meloni e Frederiksen sono state concordi nel sottolineare che, affinché il negoziato abbia successo, è indispensabile che anche Mosca compia "un passo avanti" e accetti un cessate il fuoco almeno temporaneo e senza condizioni preliminari. La premier danese ha infatti richiamato la necessità di una tregua di almeno 30 giorni, per creare lo spazio necessario a costruire un dialogo più ampio e costruttivo.

L'incontro con Frederiksen ha toccato anche altri temi di rilievo per l'Europa, a partire dal dossier migratorio. Entrambi i governi hanno convenuto sull'urgenza di rivedere "alcune convenzioni europee", nate in un contesto diverso da quello attuale e ritenute oggi "insufficienti per affrontare i grandi flussi migratori e le nuove realtà geopolitiche". Meloni ha annunciato la sottoscrizione di una lettera congiunta da parte di diversi Paesi dell'Europa centrale e orientale, che intende aprire un dibattito politico serio e pragmatico per aggiornare regole e strumenti comuni.

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