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Mattarella: “A Gaza difficile parlare di errori involontari, è ostinazione a uccidere indiscriminatamente”

Alla cerimonia del Ventaglio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha condannato duramente i raid israeliani sulla Striscia di Gaza, parlando di “ostinazione a uccidere indiscriminatamente” e di “rifiuto inaccettabile di rispettare il diritto umanitario”. Ha poi lanciato un monito sul rischio di demolire l’Onu e sulla necessità di difendere il multilateralismo.
A cura di Francesca Moriero
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"Sul Medio Oriente è persino scontato affermare che la situazione a Gaza diviene, di giorno in giorno, drammaticamente più grave e intollerabile", con queste parole il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto uno dei passaggi più duri del suo discorso alla cerimonia del ‘Ventaglio', al Quirinale; davanti ai giornalisti dell'Associazione stampa parlamentare, il Capo dello Stato ha preso di mira le giustificazioni del governo israeliano rispetto ai raid che stanno devastando la Striscia di Gaza: "Si è parlato di errori anche nell’avere sparato su ambulanze e ucciso medici e infermieri che recavano soccorso a feriti, nell’aver preso a bersaglio e ucciso bambini assetati in fila per avere acqua, per l’uccisione di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali uccidendo anche bambini ricoverati per denutrizione", ha elencato Mattarella. "È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l'ostinazione a uccidere indiscriminatamente".

"Disumano ridurre alla fame un intero popolo"

Il Presidente ha ricordato anche l'attacco alla Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, definito da Israele un errore: "Da tanti secoli, da Seneca a Sant'Agostino, ci viene ricordato che errare humanum est, perseverare diabolicum". Mattarella ha poi accusato apertamente il governo israeliano di rifiutarsi di rispettare le norme del diritto umanitario nella Striscia: "È disumano ridurre alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani". Nel suo discorso ha parlato anche della Cisgiordania, definendo "grave" l'occupazione abusiva e violenta dei territori assegnati all'Autorità nazionale palestinese. "Si sta seminando sofferenza e rancore", ha ammonito, "che, oltre a essere iniqua, contrasta con ogni vera esigenza di sicurezza".

L'ombra dell'antisemitismo e il richiamo all'Onu

Mattarella ha voluto anche sottolineare i rischi di una deriva di odio: "Riaffiora, gravissimo, l'antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità", ha detto. Ma ha invitato a distinguere tra le responsabilità dei governi e quelle dei popoli. Allargando lo sguardo, il Capo dello Stato ha lanciato poi un monito sul ruolo delle istituzioni internazionali: "Si tenta, da più parti, di accantonare l'irrinunziabile centralità del multilateralismo, screditando e demolendo l'Onu, i suoi organismi, le sue agenzie. Si fa perno su lacune e scarsa efficacia della sua azione, condizioni che, in larga misura, derivano da limiti e privilegi prodotti da egoismi di potere di singoli Stati, a partire dall’antistorico diritto di veto". Poi la domanda retorica: "Chiediamoci: il mondo sarebbe stato migliore senza l'Onu?".

L'Ucraina e la fragilità dell'Europa

Il presidente ha affrontato anche il tema della guerra in Ucraina, nel giorno in cui il suo nome è apparso in una lista del ministero degli Esteri russo tra gli "esempi di russofobia": "Prosegue, angosciosa, la postura aggressiva della Russia: un macigno sulle prospettive del continente europeo e dei suoi giovani", ha denunciato, ricordando che "l'aggressione all'Ucraina ha cambiato la storia d'Europa". Mattarella ha evidenziato la necessità per l'Unione europea di rafforzare la propria capacità di difesa: "Servono adeguate capacità difensive dei Paesi raccolti nell'Ue, perché questa possa realmente svolgere il ruolo cui è chiamata: essere attrice di sicurezza e promotrice di pace". Ha quindi ribadito l'urgenza di una politica estera e di difesa comune: "Solo così la sovranità dei suoi Paesi membri non sarà illusoria".

Concludendo il suo intervento, Mattarella ha infine evocato un ritorno a logiche ottocentesche nelle relazioni internazionali: "Oggi molti protagonisti della vita internazionale aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati"; un cambio di paradigma che, per il Presidente, rischia di minare definitivamente gli equilibri che per decenni hanno garantito la pace e la convivenza tra gli Stati.

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