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Manovra, il governo vuole chiedere un nuovo contributo economico alla banche: ipotesi prelievo sugli istituti

Per finanziare le misure della prossima manovra, il governo pensa a un nuovo prelievo sulle banche, sul modello di quello già operato l’anno scorso. Si parla di circa un miliardo aggiuntivo di risorse.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per reperire fondi per la prossima manovra, il governo sta pensando di chiedere un contributo economico alle banche. L'anno scorso, nella precedente legge di Bilancio, lo ricordiamo, questo contributo chiesto a banche e assicurazioni si è tradotto in un rinvio dell'utilizzo di alcuni sconti fiscali (le DTA) a dopo il 2027, a fine legislatura: in questo l'esecutivo riuscirà a incassare 3,5 miliardi tra quest'anno e il prossimo.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenuto nei giorni scorsi al Meeting di Rimini, ha rilanciato l’idea di un "piccolo pizzicotto" agli istituti di credito, che negli ultimi anni hanno beneficiato del calo dello spread e del miglioramento del rating italiano.

Il nuovo intervento dovrebbe contribuire a trovare le coperture per accontentare tutti i partiti di maggioranza. Manca un mese e mezzo alla presentazione del Documento programmatico, e due mesi alla chiusura del testo della manovra. In cantiere ci sono la riduzione delle tasse per il ceto medio, tema caro a Forza Italia, insieme a quello della detassazione degli straordinari, premi di produzione e lavoro festivo, i contributi alla natalità su cui spinge Fdi, la nuova rottamazione delle cartelle, imprescindibile per Salvini, così come l'idea di ampliare ancora la flat tax a 100mila euro La premier Giorgia Meloni ha ribadito più volte che, dopo il taglio del cuneo fiscale e contributivo per i redditi fino a 35mila euro effettuato con le ultime due manovre, la priorità del governo è quella di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio. Forza Italia propone di abbassare l'aliquota fiscale dal 35 al 33% per i redditi fino a 60mila euro, operazione che avrebbe un costo di 4 miliardi. I soldi però sono limitati, perché il debito pubblico pesa ancora, si attesta poco sopra i 3 mila miliardi.

Ed qui che entrano in gioco le banche, da cui il governo spera di ottenere circa un miliardo, con un nuovo intervento da parte sulle Dta, cioè le imposte differite attive che gli istituti possono convertire in crediti fiscali: l'ipotesi, scrive la Repubblica, è quella di congelare le Dta già iscritte nei bilanci per un triennio, fino al 2027, un anno in più rispetto alla misura in vigore, che riguarda il 2024 e il 2025. Si tratta in pratica di un anticipo di imposte, che le banche dovrebbero comunque versare nei prossimi anni.

Forza Italia contraria, maggioranza divisa

Se l'idea incontra il favore di Meloni e Salvini, Forza Italia scuote la testa. "Siamo assolutamente contrari a chiedere un nuovo contributo alle banche. Abbiamo già fatto un patto con loro e i patti vanno rispettati", ha detto Alessandro Cattaneo, responsabile dei Dipartimenti di Forza Italia. In una intervista a Repubblica spiega: "Basta con iniziative azzardate e gabelle estemporanee. L’anno scorso si è raggiunta un’intesa con le banche sugli anticipi fiscali: l’accordo c’è già, dura due anni e va rispettato. Non servono bis". E ancora: "Quello che si pensa di incassare tassando le banche è molto meno di quello che si perde in una sola giornata nera di Borsa o per l’erosione dell’affidabilità che invece proprio ora l’Italia può rivendicare. Teniamoci stretti lo spread a 80 punti e il fatto di essere considerati un’isola felice dagli investitori esteri. Con le banche si dialoga, ma su altro".

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