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Opinioni

Ma il centrosinistra ha i numeri per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica?

Mentre Bersani continua nella “strada stretta”, a tenere banco è sempre l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ma il centrosinistra avrebbe i numeri per eleggere in autonomia il prossimo Capo dello Stato?
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Nel clima di incertezza che avvolge l'intera politica italiana, continua a tener banco l'imminente elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La scadenza del settennato di Napolitano, infatti, coincide con il momento di estrema confusione determinato dai risultati delle elezioni politiche. E, in effetti, ad una attenta considerazione, non sfugge che gran parte dell'ingorgo istituzionale venutosi a creare poteva essere superato da una valutazione più chiara sulle tempistiche in atto. Il mandato di Napolitano, che ha sempre escluso la possibilità di una rielezione, scade il 15 maggio 2013, ma la data in cui cominceranno le votazioni per il suo successore è fissata al 15 aprile.

Come da prassi, l'elezione avviene con le Camere in seduta congiunta e con il corpo elettorale ampliato da 3 rappresentanti per ogni regione (ad eccezione della Valle D'Aosta), con l'obbligo di garantire la rappresentanza alle minoranze. In totale si tratterebbe dunque di 1007 aventi diritto al voto (i 945 parlamentari, i 58 rappresentanti regionali ed i 4 senatori a vita). Il numero di voti necessari all'elezione è dunque di 671 (la maggioranza dei due terzi) per i primi tre scrutini e di 504 per quelli successivi (la maggioranza semplice).

La domanda a questo punto è semplice: può il centrosinistra eleggere in completa autonomia il successore di Giorgio Napolitano? 

No. O meglio, non proprio. O meglio ancora, forse. La coalizione Pd – Sel può contare su 345 deputati e 121 senatori (106 Pd, 8 tra Psi, Svp e autonomisti, 7 Sinistra Ecologia e Libertà). Un totale di 466 voti, cui aggiungere quelli dei delegati regionali che, secondo stime attendibili come quella del professor D'Alimonte, dovrebbero essere 30. Dunque il centrosinistra si fermerebbe a quota 496, a 8 voti dalla soglia sufficiente per l'elezione del proprio candidato. Ovviamente il quadro cambierebbe se aggiungessimo i voti centristi, una settantina circa, che garantirebbero la certezza di elezione.

Ovviamente ai dati numerici bisogna affiancare qualche considerazione essenziale. In primo luogo quella da mera realpolitik: 8 voti "parlamentari" non sono mai stati un ostacolo (a maggior ragione considerando i senatori a vita), dunque non è escluso che il centrosinistra possa raggiungere la completa autosufficienza. Va detto però che molto difficilmente Bersani e Vendola saranno nelle condizioni di forzare la mano, considerando l'instabilità politica ed il clima di grande tensione che si respira intorno all'elezione del Capo dello Stato. Dunque non è per nulla escluso che si arrivi ad una convergenza intorno ad un nome "di garanzia" o che il centrosinistra ritorni ad intensificare i rapporti con i centristi. Su tutto però pende ovviamente la questione del "governo", con gli equilibri che potrebbero cambiare drasticamente a seconda delle scelte dei leader "alla prova della fiducia". È chiaro però come la "quasi maggioranza" del centrosinistra rappresenti una sorta di spauracchio per le altre forze politiche e, in caso di stallo prolungato, non è da escludersi completamente una prova di forza. Con tutti i rischi del caso.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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