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L’Ufficio parlamentare di bilancio dice che lo sblocco dei licenziamenti farà assumere giovani

Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio la fine del blocco dei licenziamenti, prevista a inizio luglio, non sarà drammatica per l’occupazione, con una perdita di circa 70mila posti di lavoro. Contemporaneamente, però, lo sblocco “favorirà le politiche di occupazione a favore dei soggetti, soprattutto i giovani, in cerca di lavoro”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il blocco dei licenziamenti scadrà il primo luglio e non verrà rinnovato. Nonostante la decisione del governo sembra essere definitiva, si continua a discutere di un ipotetico prolungamento della misura: da un lato il segretario della Cgil Maurizio Landini, che chiede una proroga fino in autunno, con Pd e Lega (la quota Giorgetti) che aprono a interventi verticali per singoli settori, dall'altro il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia, che vorrebbero lasciare la situazione così com'è. Nel frattempo Matteo Salvini parla di "assoluta sintonia" con Mario Draghi: "I settori che crescono, che corrono, che hanno bisogno di assumere, non di licenziare, penso all'industria e all'edilizia, devono tornare a essere liberi di agire sul mercato – ha detto ieri il segretario della Lega – poi i settori che hanno sofferto di più, penso al commercio, ai servizi, al turismo, avranno tempo fino a ottobre per organizzarsi, con l'obiettivo di una estate da boom economico".

L'Ufficio parlamentare di bilancio ha inviato una memoria sul decreto Sostegni bis, che contiene le ultime misure economiche del governo Draghi, in cui si tratta proprio della fine del blocco dei licenziamenti. "Per i datori di lavoro assicurati alla Cigo il 1° luglio scadono sia la causale Covid-19 sia il blocco dei licenziamenti per motivazioni economiche – scrive l'Upb – Per attutire gli effetti sul mercato del lavoro, il decreto legge permette che sino a fine anno l’accesso a Cigo e Cigs con le causali tradizionali avvenga a condizioni più vantaggiose rispetto alle regole del Jobs Act. Le imprese in grande sofferenza per la crisi potranno contare su 26 settimane di integrazioni extra contatore, senza contributi di tiraggio e con prestazioni più elevate per i dipendenti; tutte le altre non dovranno ugualmente pagare il contributo di tiraggio ma saranno ripristinati contatore e prestazioni del Jobs Act".

In base ai "recenti andamenti di produzione, fatturato e ordinativi" si presume che "questi datori di lavoro non dovrebbero avere né necessità né convenienza a grosse espulsioni di forze di lavoro". Quindi non sono previsti numeri enormi con lo sblocco dei licenziamenti: "Si stima che i lavoratori che potrebbero perdere il loro impiego siano nell’ordine di 70mila, concentrati quasi esclusivamente nell’industria, visto che nelle costruzioni le attivazioni nette sono già aumentate in tutti e tre i perimetri contrattuali (tempo determinato, indeterminato e apprendistato)". Inoltre, spiega l'Ufficio parlamentare di bilancio, "l’eliminazione del blocco dei licenziamenti favorirà le politiche di occupazione a favore dei soggetti, soprattutto i giovani, in cerca di lavoro che nei mesi scorsi hanno visto venire meno le opportunità di impiego".

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