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Luca Finotti vent’anni dopo il G8 di Genova torna in carcere mentre lo Stato si è auto assolto

Luca Finotti, 42 anni, a vent’anni di distanza dal G8 di Genova torna in carcere per la revoca al permesso di scontare la pena in comunità. Finirà di scontare la sua pena nel dicembre del 2022 per aver arrecato danni a degli oggetti grazie all’utilizzo di un reato di epoca fascista. Una persecuzione giudiziaria lunga due decenni mentre lo Stato si è in sostanza auto assolto per le torture di Bolzaneto e la mattanza della Diaz.
A cura di Valerio Renzi
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A vent'anni di distanza il G8 di Genova sembra non volere finire mai. Il prossimo 20 luglio saranno passati due decenni dall'omicidio di Carlo Giuliani, dalle torture di Bolzaneto e dalla mattanza della scuola Diaz, da quella che Amnesty International definì come “una violazione dei diritti umani di dimensioni mai viste nella recente storia europea”. E a vent'anni di distanza c'è ancora chi, tra i manifestanti, sta pagando le conseguenze giudiziarie di quelle giornate di mobilitazione contro "i potenti della terra".

È il caso di Luca Finotti, 42 anni, che è rientrato in carcere dopo che due settimane fa gli è stato revocato il permesso per stare in comunità. Ne ha dato notizia Supporto Legale la struttura che, in tutti questi anni, non ha mai fatto venire meno il sostegno ai manifestanti inquisiti e ha lavorato incessantemente a raccogliere fondi e documentazione per affrontare i lunghi anni di processi.

Finotti si trovava nella comunità "La tenda di Cristo", quando è stato tradotto nel carcere di Cremona dove dovrà finire di scontare la sua pena che terminerà nel dicembre del 2022. La ragione? Secondo i responsabili del centro avrebbe in diverse occasioni violate le regole, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso l'introduzione grazie a un visitatore di un pacchetto di tabacco senza che questo fosse autorizzato. Laura Tartarini, una delle legali che in questi anni ha seguito i processi con protagonisti i manifestanti, spiega come Luca Finotti si trovasse nella comunità dal settembre 2019 "il ritorno in carcere per un anno non è certo la soluzione ottimale per una completa riabilitazione, soprattutto in assenza di gravi violazioni alle condizioni dell'affidamento in prova".

Il protagonista di questa lunga vicenda giudiziaria era stato arrestato nel maggio del 2018 in Svizzera, dopo che era fuggito per evitare l'ingresso in carcere per scontare una condanna definitiva a 8 anni di carcere. Estradato dopo tre anni di latitanza doveva finire di scontare quattro anni di reclusione. In primo grado era stato condannato a 10 anni, pena ridotta dalla Corta d'Appello e successivamente confermata in Cassazione.

Come per altri manifestanti condannati a molti anni di distanza dai fatti l'accusa per cui è stato perseguito è quella di "devastazione e saccheggio", un vecchio detrito giuridico del Codice Rocco fascista che permette di comminare pene molto alte per azioni rivolte contro la proprietà privata in contesti di tumulti o manifestazioni pubbliche. In sostanza c'è chi si è trovato a scontare pene di anni di reclusione per aver magari rotto una vetrina o incendiato un cassonetto e che, grazie a questa fattispecie giuridica che ha un tempo di prescrizione di 15 anni, si è visto comminare una punizione esemplare mentre i responsabili dei pestaggi e delle violenze ai danni dei manifestanti uscivano quasi indenni dai procedimenti giudiziari.

Insieme Luca Finotti sono stati altri 9 i manifestanti condannati a pene durissime il 13 luglio del 2012 dalla Cassazione, pene che hanno il sapere della vendetta. Vincenzo Vecchi si è visto condannare a 13 anni e 3 mesi, rendendosi irreperibile per poi essere individuato in Francia nell'agosto del 2109 non è stato ancora estradato: sarà la Corte d'Appello Europea a decidere sul suo futuro, Al momento si trova in libertà sul territorio francese. Chi ha scontato la sua pena è invece Alberto Funaro condannato a 10 anni. Pene molto. Pene molto alte erano state inflitte anche a Francesco Puglisi, 14 anni, e Marina Cugnaschi 12 anni e tre mesi.

Mentre a vent'anni di distanza la persecuzione giudiziaria dei manifestanti continua con l'utilizzo di un reato che appare anacronistico, permettendo di comminare pene che all'evidenza dei fatti contestati appaiono spropositate, per il massacro della scuola Diaz e per le violenze nelle caserme di Bolzaneto neanche un pubblico ufficiale ha fatto un giorno di carcere. Per la morte di Carlo Giuliani i giudici hanno deciso che il carabiniere Mario Placanica agì per legittima difesa sparando un colpo che colpì in pieno volto il giovane genovese. La verità giudiziaria sui fatti del G8 di Genova è una delle ragioni per cui è una ferita ancora aperta per la nostra democrazia. La caparbietà con cui lo Stato si è assolto di fronte all'evidenza degli abusi, delle torture, delle violenze, delle coperture a tutti i livelli, la garanzia di una sostanziale immunità che ha garantito ai suoi uomini, è una delle ragioni per i quali storicizzare quegli eventi è così difficile anche a vent'anni di distanza.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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