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L’Onu non vigilerà più sui diritti umani in Yemen, Oxfam: “Era unico argine alle violazioni”

“Lo Yemen sta entrando nel settimo anno di conflitto. Sono state bombardate le reti idriche, elettriche, gli ospedali e le scuole. Sono stati violati i diritti umani e il diritto umanitario internazionale, da entrambi i fronti. Con il non rinnovo del mandato della Commissione di esperti dell’Onu si è voluto togliere l’ultimo unico argine e deterrente alla violazione reiterata e sistematica dei diritti umani nel Paese. Non ci saranno più testimoni”: così in un’intervista con Fanpage.it Paolo Pezzati, Humanitarian Policy Advisor per Oxfam Italia, racconta quello che sta accadendo in Yemen.
A cura di Annalisa Girardi
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"In Yemen più di 20 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere. Più di 16 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare, così come sono quelle che hanno difficoltà ad accedere ad acqua pulita e a servizi igienici sanitari di base, come i sistemi fognari": a parlarci della situazione in Yemen, Paese dove da anni va avanti una delle peggiori catastrofi umanitarie contemporanee, è Paolo Pezzati, Humanitarian Policy Advisor per Oxfam Italia. "Lo Yemen sta entrando nel settimo anno di conflitto e in questi sette anni è successo di tutto. Sono state bombardate le reti idriche, elettriche, gli ospedali e le scuole. Sono stati violati i diritti umani dei civili e il diritto umanitario internazionale, da entrambi i fronti", ha raccontato.

Nonostante questo, ha denunciato qualche giorno fa Oxfam, le Nazioni Uniti hanno deciso di non rinnovare il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani in Yemen. "Di fatto è stato mandato a riposo l'unico meccanismo indipendente internazionale che poteva entrare nel Paese, monitorare quello che stava succedendo, intervistare le parti coinvolte nel conflitto e prendere prove in merito alle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale", ha spiegato Pezzati. Per poi aggiungere: "Con il non rinnovo del mandato della Commissione di esperti delle Nazioni Unite si è voluto togliere l'ultimo unico argine e deterrente alla violazione reiterata e sistematica dei diritti umani nel Paese. Questo è il messaggio che indirettamente viene lanciato, che non ci saranno più testimoni".

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Pezzati poi ha sottolineato quanto sia difficile entrare nel Paese. Motivo anche per cui si parla così poco di una tragedia come quella che da anni ormai investe lo Yemen: per le organizzazioni, così come per i giornalisti, spesso è praticamente impossibile entrare nel Paese. "Ci sono pochissime informazioni. Non passano se non attraverso le testimonianze della società civile yemenita e il lavoro di organizzazioni come la nostra", ha aggiunto Pezzati. E ancora: "Sappiamo che ci sono state pressioni fortissime dalle parti coinvolte nel conflitto affinché la missione del gruppo di esperti non fosse rinnovata".

Ma a che punto è il conflitto? Da Oxfam ci hanno raccontato come gli scontri si siano acuiti in questi giorni: "A Nord la città di Ma'rib è rimasta l'ultimo avamposto del governo regolare, insediato al Sud, e i ribelli Huti stanno cercando di intensificare l'assedio di questa città". Dall'altro lato, anche la coalizione saudita ha fatto sapere di voler accelerare gli scontri, nel tentativo di porre fine al conflitto che mette in ginocchio il Paese già da diversi anni. "Si sta vivendo una fase molto delicata", ha ribadito Pezzati. Intanto ci sono circa 4 milioni di sfollati interni.

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Ovviamente, l'intensificarsi degli scontri armati non farebbe che peggiorare le condizioni già precarie della popolazione. Che in tutto questo si trova anche ad affrontare l'emergenza coronavirus: "Purtroppo solo l'1% della popolazione ha ricevuto la prima dose di vaccino a causa della scarsità di fiale arrivate nel Paese. L'iniziativa Covax è in fortissimo ritardo a livello globale e particolarmente in Yemen. A peggiorare la situazione ci sono anche altri fattori: la metà degli ospedali, ad esempio, è stata bombardata. Gran parte dei medici non riceve da mesi la stipendio, molti sono costretti a vivere in ospedale perché non hanno più la casa. Il materiale medico e di prevenzione scarseggia. In più, come abbiamo detto, parliamo di una popolazione che soffre di insicurezza alimentare, è stata colpita da una delle più gravi epidemie di colera anche a causa dello scarso accesso all'acqua politica, vive in una guerra da sette anni, in alcune zone sta iniziando la carestia. Tutto questo distingue un quadro umanitario molto grave, dove l'epidemia di Covid non può che crescere a dismisura".

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