L’Oms approva il primo Accordo Pandemico Globale: ecco cosa prevede

È stata necessaria una pandemia globale per spingere la comunità internazionale a riconoscere che la salute pubblica non può essere lasciata all'improvvisazione. E a tre anni dall'inizio dei negoziati, nati proprio sull'onda dello shock planetario causato dal Covid-19, l'Assemblea Mondiale della Sanità ha finalmente approvato l'Accordo Pandemico Globale dell'Oms: un testo articolato in 35 articoli che, per la prima volta, stabilisce regole condivise e giuridicamente vincolanti per prevenire, prepararsi e rispondere a future emergenze sanitarie in modo coordinato, trasparente ed equo. Non si tratta solo di un insieme di buone intenzioni. Il trattato vuole infatti correggere gli squilibri e le ingiustizie emerse durante la pandemia: accesso diseguale a vaccini e terapie, competizione fra Stati, accumulo egoistico di risorse sanitarie. E lo fa con un approccio che, almeno sulla carta, punta sulla collaborazione multilaterale e sulla solidarietà internazionale. Il Direttore Generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha definito l'accordo "una vittoria per la salute pubblica, la scienza e l'azione multilaterale", sottolineando che "nessun Paese dev'essere lasciato solo di fronte alle minacce pandemiche". Ad ogni modo, al momento della votazione, l'Italia ha, tuttavia, scelto di astenersi, insieme a ben dieci altri Paesi, tra cui Iran, Israele, Russia, Italia, Slovacchia e Polonia.
Come nasce l'Accordo: tre anni di negoziati, 35 articoli, un obiettivo condiviso
Il testo approvato nasce da un processo avviato nel dicembre 2021, dopo che la pandemia di Covid-19 aveva messo in ginocchio sistemi sanitari e società in ogni continente. A quel punto, i governi si sono sostanzialmente seduti attorno a un tavolo per costruire un meccanismo globale che impedisse il ripetersi di una catastrofe simile. La versione finale è stata adottata il 20 maggio 2025 in sessione plenaria dell'Assemblea Mondiale della Sanità, l'organo decisionale dell'Oms. Il giorno precedente, in commissione, 124 delegazioni avevano espresso voto favorevole, senza alcuna opposizione, ma con 11 astensioni, tra cui appunto quella dell'Italia. Secondo il presidente di turno dell'Assemblea, il filippino Teodoro Herbosa, "l'accordo rappresenta un'occasione irripetibile per trasformare le lezioni del Covid in strumenti concreti di protezione globale". Ora però, ha aggiunto, "bisogna applicarlo con la stessa urgenza con cui lo si è negoziato".
Sovranità degli Stati garantita, ma con impegni precisi
Un punto politicamente delicato, e oggetto di molti fraintendimenti anche nel dibattito italiano, è quello relativo alla sovranità nazionale. L'accordo, al contrario di quanto sostenuto da alcune narrazioni complottistiche, non attribuisce poteri esecutivi o coercitivi all'Oms. Viene anzi ribadito nero su bianco che "nessuna disposizione può essere interpretata come autorizzazione per l'Oms o il suo Direttore Generale a imporre misure sanitarie, restrizioni ai viaggi o obblighi di vaccinazione". Ogni Stato resta cioè pienamente sovrano nelle sue decisioni, ma si impegna semplicemente a cooperare secondo regole comuni.
L'attuazione dell'accordo sarà poi supervisionata da una Conferenza delle Parti (COP) che si riunirà regolarmente per valutare i progressi e aggiornare le misure, in cui gli Stati saranno tenuti a inviare rapporti periodici sull'implementazione nazionale. Il Segretariato dell'Oms avrà un ruolo di coordinamento e supporto, ma, e questo è un passaggio chiave, da tenere bene a mente, non potrà imporre alcuna decisione ai governi.
Quali sono le misure principali: sorveglianza, accesso equo, produzione locale
Il cuore del trattato è un piano globale per affrontare future pandemie in modo più giusto e coordinato. Tra gli elementi centrali ci sono:
- Sistema PABS (Pathogen Access and Benefit-Sharing): meccanismo multilaterale per la condivisione rapida di agenti patogeni e dei benefici derivanti dalla ricerca (come vaccini e tecnologie), con l'obbligo di destinare all'Oms il 20% della produzione in caso di pandemia (metà in donazione, metà a prezzo calmierato).
- Produzione locale: viene promosso lo sviluppo di impianti in diverse aree del mondo, per evitare la concentrazione industriale e garantire accesso più rapido ed equo.
- One Health: cioè l'approccio integrato che lega la salute umana, animale e ambientale diventa principio guida per prevenire nuove zoonosi.
- Personale sanitario: gli Stati devono investire in formazione, protezione e condizioni dignitose per gli operatori, contrastando la migrazione forzata di medici e infermieri da Paesi a basso reddito.
- Comunicazione pubblica: viene riconosciuto il ruolo della lotta alla disinformazione e si prevede una strategia globale per garantire informazioni scientificamente corrette, chiare e accessibili.
- Catena di approvvigionamento globale: coordinata dall'Oms, una rete logistica per identificare fabbisogni e superare le barriere nei rifornimenti sanitari.
- Finanziamento sostenibile: è previsto poi un meccanismo per sostenere economicamente i Paesi a basso reddito nella preparazione e nella risposta a nuove pandemie.
Perché l'Italia si è astenuta
"Con l'astensione, l'Italia intende ribadire la propria posizione in merito alla necessità di riaffermare la sovranità degli Stati nell'affrontare le questioni di salute pubblica. Apprezziamo che questo principio sia stato incluso nel testo dell'Accordo sulla pandemia", queste sarebbero le motivazioni al voto in Commissione, pubblicate sul sito della stessa organizzazione. "L'Italia accoglie con favore che si sia specificato che l'Accordo non autorizzi l'Oms a imporre agli Stati di adottare misure specifiche, come vietare o accettare viaggiatori, imporre vaccinazioni o attuare lockdown", si legge ancora.
"Dopo tre anni di negoziati, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato uno storico accordo per affrontare insieme le future pandemie: cooperazione tra Paesi, accesso equo a vaccini, rafforzamento delle terapie intensive, trasparenza e condivisione dei dati. Eppure, l'Italia ha scelto di non votare a favore. Di non esserci. Di astenersi. Al pari di Paesi come Russia, Iran e Israele. Un'astensione folle, se pensiamo alle promesse fatte durante il Covid. Promesse di non lasciare mai più nessuno solo, di rafforzare la sanità pubblica, di non dimenticare le immagini delle bare di Bergamo", ha dichiarato Ignazio Marino, chirurgo ed eurodeputato Greens. "Forse è proprio quello il punto: le bare costano meno dei ventilatori in rianimazione, meno dei medici, meno dei letti in terapia intensiva. Le bare incidono meno sui conti del Governo delle cure in rianimazione. E così oggi il governo italiano preferisce isolarsi, piuttosto che impegnarsi. Ma la memoria di quello che abbiamo vissuto merita rispetto. E soprattutto merita scelte diverse", ha poi concluso.
Anche il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova, ha detto: "Ancora una volta il Governo Meloni, pur di distinguersi, si mette dalla parte sbagliata della Storia, assumendo una posizione controproducente e dannosa. Anziché valorizzare gli innegabili meriti dell'Accordo sulle pandemie faticosamente raggiunto all'Oms, il Governo Meloni si limita ad esaltare il fatto che nel testo venga riaffermato il diritto sovrano degli Stati in materia di salute pubblica e si astiene in compagnia di Russia Iran e pochi altri paesi". Della Vedova ha poi aggiunto: "In buona sostanza la necessità, tanto invocata durante la crisi del Covid ma ancor prima in quella dell'Aids, di un maggiore coordinamento a livello planetario per combattere le pandemie, con una chiara catena di comando riguardo all'approvvigionamento, alla logistica, alla distribuzione, per non parlare della ricerca, della prevenzione, del monitoraggio, della regolamentazione, sono tutti aspetti che passano in secondo piano pur di ribadire un concetto che nessuno ha mai messo in discussione, vale a dire la responsabilità primaria degli Stati in questo campo. La voglia di mandare un messaggio alla sua platea di negazionisti antiscientifici e no vax ha prevalso portando il governo ad una scelta isolata ed irresponsabile".
Contro l'astensionismo dell'Italia ha usato parole dure anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi: "Non posso che esprimere tutta la preoccupazione per l'astensione del governo italiano sul piano pandemico dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Un atto significativo, che segnala la deriva antiscientifica di questo governo, che sarebbe pronto a mettere in pericolo l'intero Paese solo per lisciare il pelo ai no vax", ha detto, per poi aggiungere: "Un tetro baratto tra salute pubblica, credibilità internazionale dell'Italia e i voti di paranoici complottisti contrari ai vaccini. Dopo la marginalizzazione dell'Italia sulla guerra in Ucraina, ora arriva l'isolamento a livello sanitario. L'ambiguità di Meloni continua, questa volta però lo fa giocando con la salute degli italiani".
"Riguardo all'Accordo pandemico adottato oggi dall'Oms e all'astensione dell'Italia avrei preferito che il nostro Paese non stesse dalla stessa parte di Paesi come Iran, Russia e Israele", ha riferito poi all'ANSA il virologo Matteo Bassetti, "Avevo sentito il ministro Schillaci dire che l'Italia avrebbe continuato a collaborare con l'Oms, ma così non è stato. Io non credo – ha aggiunto – chepossano esistere piani pandemici di destra o di sinistra: il piano pademico deve essere uno e unico per tutto il mondo. Scienza e medicina non possono avere un colore politico".