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L’occupazione si ferma per la prima volta dal 2021: calano i posti di lavoro

Il numero di occupati nell’estate 2025 è sceso, rispetto ai tre mesi precedenti. È una flessione leggera, ma questo significa che i posti di lavoro sono sostanzialmente gli stessi di un anno fa. Non succedeva dal 2021. A riportarlo è l’Istat. Il boom dell’occupazione degli ultimi anni sta arrivando alla fine.
A cura di Luca Pons
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È evidente da tempo che il boom dell'occupazione avvenuto negli ultimi anni sta arrivando al termine. L'aumento dei posti di lavoro, rivendicato più volte dal governo Meloni (anche se i meriti non sono tutti suoi, e ci sono diverse ombre, soprattutto per giovani e donne), è in declino da mesi e l'ultimo dato pubblicato dall'Istat lo dimostra: nel periodo luglio-settembre del 2025, il numero di occupati è stato più basso rispetto al trimestre precedente. E, soprattutto, non c'è stato nessun aumento significativo rispetto all'estate del 2024. Cosa che non succedeva da diciassette trimestri di fila, cioè dal 2021.

I numeri sono quelli dell'Istituto di statistica. E il dato sugli occupati è calcolato "al netto degli effetti stagionali", cioè non tenendo conto delle variazioni fisiologiche dei posti di lavoro che ci sono alcune stagioni. Nel terzo trimestre (quello appunto da luglio a settembre) del 2025 gli occupati erano 24 milioni e 102mila. Nei tre mesi precedenti, erano 24 milioni e 147mila. Circa 45mila persone in meno.

Non è la prima volta che si registra questo tipo di flessione. Anche nel 2022, nel pieno della crescita dei posti di lavoro, con l'estate arrivò una leggera discesa del numero di occupati. Già nei mesi successivi quel calo fu ampiamente recuperato e superato.

La cosa inedita, che non si vedeva da alcuni anni, emerge se si fa un confronto non con il trimestre precedente, ma con lo stesso periodo di un anno prima. Nell'estate 2025, come detto, gli occupati erano 24 milioni e 102mila. A luglio-settembre del 2024, quel numero era di 24milioni e 60mila. La differenza è di appena 42mila posti di lavoro in più.

Un aumento, certo, ma quasi insignificante, se si considera che è spalmato nel corso di dodici mesi. Tanto che l'Istat parla di un numero "sostanzialmente invariato". Per rendersi conto: dalla metà del 2021 (quando è iniziata la ripresa dopo la pandemia) all'estate del 2024, in media, ogni trimestre ha fatto registrare un dato più alto di quasi 490mila occupati rispetto all'anno prima.

Dall'inizio del 2025, il confronto con l'anno precedente ha iniziato a essere meno entusiasmante, anche se comunque positivo: +359mila posti di lavoro nel primo trimestre, +211mila nel secondo. Nel terzo, quello estivo, è invece arrivata la battuta d'arresto. Come non si vedeva, appunto, da diciassette trimestri di fila.

L'aumento dell'occupazione non si è ancora del tutto bloccato, apparentemente. Il tasso di occupazione è al 62,5%, in calo dello 0,1%. rispetto ai tre mesi precedenti ma comunque in leggera salita rispetto al 62,4% di un anno fa. Nel frattempo, un altro dato positivo è che il tasso di disoccupazione è sceso ancora, andando al 6,1% – il più basso dal 2007.

In più, se si guarda al numero effettivo di dipendenti nelle varie categorie, c'è da dire che i contratti a tempo indeterminato sono 121mila in più dell'anno scorso. Una buona crescita, anche se "con minore intensità rispetto ai trimestri precedenti". A compensarla c'è il forte calo dei dipendenti a tempo determinato: 241mila in meno.

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