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L’obbligo vaccinale per Beppe Grillo è uno strumento di controllo “orwelliano”

Belle Grillo attacca le misure prese dal governo Draghi per contrastare la diffusione del virus: “Essere soggetti a controlli del governo centrale, e ancor più a trattamenti sanitari obbligatori, evoca immagini orwelliane”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Secondo Beppe Grillo, il Garante del M5s, la strategia del governo per il contrasto dell'emergenza sanitaria non è efficace. Il punto per l'ex comico è che l'esecutivo, così come è stato fatto in altri Paesi, ha puntato tutto sulla campagna vaccinale, tralasciando altre misure. Proprio mercoledì 5 gennaio il governo Draghi ha varato nuove norme anti Covid, estendendo l'uso del Super Green Pass ai luoghi di lavoro e introducendo l'obbligo vaccinale per tutti gli over 50, anche per coloro che non lavorano, una misura che si aggiunge all'obbligo di vaccinazione già previsto per alcune categorie.

"Essere soggetti a controlli del governo centrale, e ancor più a trattamenti sanitari obbligatori, evoca immagini orwelliane che pesano molto psicologicamente", ha scritto Grillo in un post pubblicato sul suo blog. L'ex comico associa le misure messe in campo dal governo a un metodo coercitivo che ricorda il celebre libro di George Orwell ‘1984', un romanzo distopico che racconta di un mondo in cui le libertà dei cittadini sono state cancellate.

"Viceversa, lasciare decidere alle organizzazioni e/o alle comunità quali misure adottare appare nel pieno spirito di un ordinamento liberale e democratico. Senza contare che la quasi totalità di queste organizzazioni e comunità finirebbe probabilmente per adottare misure ben più restrittive di quelle che potrebbero essere ragionevolmente adottate da un governo centrale".

"Il bilancio delle strategie adottate da gran parte dei paesi occidentali è deludente. In primo luogo, perché quasi nessuno di essi ha adottato una strategia di contagi zero o tendenti allo zero, sopportando costi sociale ed economici molto superiori a quelli dei paesi che la hanno adottata. In secondo luogo, perché si sono limitati a puntare tutto sulle vaccinazioni, quando è ormai evidente che questa sola strategia non possa bastare. In terzo luogo, perché hanno sottovalutato le implicazioni delle restrizioni sia sul piano di diritti umani che sono capisaldi delle democrazie liberali, sia sul piano dei loro metodi di attuazione, che ben avrebbero potuto rispettare meglio la libertà di scelta degli individui e delle organizzazioni e delle comunità a cui fanno capo".

"Si avvicina il secondo anniversario della pandemia – è questo l'inizio del post di Grillo – ed è tempo di fare un bilancio. Dai dati ufficiali raccolti dalla Johns Hopkins University risultano poco meno di trecento milioni di contagiati e sei milioni di deceduti. Ma secondo l'Economist i numeri reali sarebbero nettamente superiori: per stimarli ha calcolato l'eccesso di mortalità dei singoli paesi rispetto ai dati storici, concludendo che il numero reale dei deceduti sarebbe più del triplo, cioè (a oggi) circa venti milioni. Sono numeri importanti, anche se inferiori al numero dei decessi causati dall'Aids, stimati in circa quaranta milioni, sebbene su un arco temporale di più di quarant'anni. Di questo passo, però, basterebbero due anni per superarli e un altro anno per superare quelli dell'influenza spagnola, che causò circa cinquanta milioni di morti".

"Senonché, la distribuzione dei contagi e dei decessi – ha osservato l'ex leader del M5S – varia di paese in paese, in parte per il clima o l'età media degli abitanti, in parte per le strategie adottate per contrastare la pandemia. Così il numero dei decessi rispetto alla popolazione è molto basso in gran parte dei paesi africani e abbastanza basso in gran parte dei paesi del continente indiano e del sud-est asiatico, probabilmente per il clima temperato e la bassa età media della popolazione, anche se, sempre secondo l'Economist, i dati reali sarebbero sottostimati. Il numero dei decessi rispetto alla popolazione è invece alto o molto alto in gran parte dei paesi sviluppati. Alcuni di essi hanno però limitato molto il numero dei decessi, fra cui Australia, Cina, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Singapore. Fra questi spicca soprattutto la Cina, che ha il numero di decessi più basso al mondo rispetto alla popolazione: un dato ancor più incredibile se si considera che ospita circa un quinto della popolazione mondiale".

"La strategia di questi paesi – ha aggiunto il fondatore del M5S – è stata definita di ‘contagi zero o tendenti a allo zero'. Per attuarla non è bastata un'unica misura, ma è stato necessario agire su più fronti, vale a dire: applicazione rigorosa del cosiddetto metodo 3T (i.e. testing, tracing and treating); modulazione dei confinamenti e dei permessi di spostamento anche attraverso gli incumbent digitali; controlli e quarantene per gli ingressi dall'estero; campagne di vaccinazione; lockdown selettivi e tempestivi nelle aree in cui emergono nuovi focolai. I paesi che hanno adottato la strategia di contagi zero o tendenti allo zero hanno non solo sofferto un numero molto inferiore di decessi, ma, secondo uno studio di Mckinsey, sono anche ritornati più velocemente alla (quasi) normalità". 

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