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Lo Spid è salvo fino a fine 2024, ma il governo vuole sostituirlo con la Carta d’identità elettronica

Con un emendamento al decreto Pnrr, attualmente al Senato, il governo ha stanziato 40 milioni di euro per pagare le aziende che gestiscono lo Spid e portarlo avanti fino a fine 2024. Il piano dell’esecutivo dovrebbe restare di ‘spegnere’ lo Spid in futuro, ma per adesso resterà attivo.
A cura di Luca Pons
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Lo Spid, o sistema pubblico di identità digitale, ha attualmente 34 milioni di utenti in Italia. L'identità digitale è stata utilizzata circa un miliardo di volte, nel 2022, per accedere ai servizi della pubblica amministrazione. Ora, il governo Meloni ha stanziato 40 milioni di euro per tenerla attiva anche nel 2024. La cifra è arrivata con un emendamento al decreto Pnrr, che è stato approvato dalla commissione Bilancio del Senato e sarà discusso in Aula il 12 aprile.

Negli scorsi mesi si è parlato delle trattative tra le nove aziende private che gestiscono lo Spid (la principale è Poste italiane) e lo Stato. Le prime chiedevano un adeguamento dei compensi, dato che il servizio è cresciuto moltissimo per numero di utenti da quando è nato. Il rischio era che, in mancanza di un accordo, l'identità digitale più diffusa e di gran lunga più utilizzata in Italia sarebbe saltata improvvisamente.

Invece i 40 milioni di euro, non lontani dai 50 richiesti inizialmente dalle aziende, garantiscono che il servizio proseguirà anche nei prossimi mesi. Le aziende, infatti, potranno coprire i costi necessari per adeguare le infrastrutture tecnologiche.

Perché il governo Meloni punta sulla Carta d'identità elettronica

L'intenzione del governo Meloni resta comunque di spegnere lo Spid, sostituendolo con la Carta d'identità elettronica. Attualmente la Cie è molto diffusa – anche perché la sua identità digitale è collegata alla carta d'identità, un documento posseduto da tutti i cittadini italiani – ma molto meno utilizzata della sua controparte gestita da privati.

Il passaggio sostituire lo Spid o con la Cie, o di integrare i due servizi, sembra però per il momento essere rimandato. Il sottosegretario all'Innovazione, Alessio Butti, ha più volte parlato della necessità di avere una identità digitale unica a livello nazionale, gestita dallo Stato. Recentemente la Cie è stata potenziata e semplificata proprio per diventare uno strumento più competitivo con lo Spid: è diventato possibile utilizzare i livelli di sicurezza 1 e 2 dell'identità digitale, ovvero non sarà necessario avere sempre a portata di mano la tessera, avere un lettore di smart card per il pc o avere uno smartphone con tecnologica Nfc.

Dal punto di vista dei conti pubblici, la Cie fornirebbe un vantaggio: attualmente lo Spid può essere ottenuto in modo gratuito, e infatti è lo Stato a pagare con i 40 milioni di euro inseriti nel decreto Pnrr. Al contrario, nel caso della Carta d'identità elettronica la spesa ricade sui cittadini: quando la si richiede al Comune, il costo è di circa 20 euro.

Per gli utenti, un lato negativo registrato finora è che spesso è necessario molto tempo per ricevere la Cie. In alcuni casi, fino a sei mesi. Lo Spid invece ha tempi di completamento delle procedure più rapidi. Su questo Butti ha già detto che il governo intende lavorare. A giugno, sempre secondo il sottosegretario, sarà chiarito il progetto dell'esecutivo per arrivare a un'identità pubblica digitale. Anche perché, allo stesso tempo, sta avanzando il progetto di un portafogli digitale europeo.

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