video suggerito
video suggerito

L’Italia scende nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, ha il punteggio più basso di sempre

Dal 2013, quando il rapporto annuale di Reporters Sans Frontières usa un indice per calcolare la libertà di stampa in 180 Paesi, l’Italia non aveva mai avuto un punteggio così basso come quest’anno: 68,01 punti e 49esimo posto, in calo rispetto all’anno scorso. Il rapporto sottolinea il problema della “legge bavaglio” promossa dal governo Meloni, le pressioni politiche sulla stampa e non solo.
A cura di Luca Pons
259 CONDIVISIONI
Immagine

Un altro segnale negativo per la libertà di stampa in Italia. A pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto di Liberties, che ha sottolineato come il Paese sia tra quelli più a rischio, è arrivata anche la nuova edizione del rapporto annuale di Reporters Sans Frontières (Rsf) sulla libertà di stampa nel mondo. Qui l'Italia non solo è scesa alla 49esima posizione a livello globale, ma anche registrato il suo punteggio assoluto più basso di sempre (ovvero dal 2013, quando l'organizzazione ha iniziato a usare il metodo di calcolo attuale).

Il rapporto tiene in conto l'aspetto politico, quello dei diritti, quello economico, quello socio-culturale e quello della sicurezza per i giornalisti. La libertà di stampa in Italia "continua a essere minacciata da organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud del Paese, e anche da diversi piccoli gruppi di estremisti violenti", si legge nella pagina dedicata. In più, "i giornalisti denunciano il tentativo da parte dei politici di ostruire la loro libertà di coprire i casi giudiziari tramite la legge bavaglio". Si tratta della norma che ha impedito di pubblicare gli atti delle indagini, anche quelli non coperti da segreto.

Le pressioni politiche sul giornalismo

Certo, la situazione nel Paese non è paragonabile a quella degli Stati che si trovano al fondo della classifica: Eritrea, Corea del Nord, Cina e Siria. Il panorama mediatico italiano "è sviluppato e ha un'ampia varietà di testate che garantiscono la diversità di opinioni". Ma l'Italia è al di sotto di tutti i Paesi europei occidentali, e anche di molti centro-europei (la Polonia, la Cechia, la Slovacchia), tra gli altri.

Proprio oggi, in un'intervista, Giorgia Meloni ha affermato che "chiunque legga i giornali e accenda la televisione sa bene che non mancano le voci critiche nei confronti del governo". Ciò non toglie che, stando al rapporto, "i professionisti dell'informazione a volte cedono all'autocensura, o per conformarsi alla linea editoriale della proprietà, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale". E questo "può essere ancora più difficile per cronisti giudiziari a seguito della ‘legge bavaglio' votata dalla coalizione della premier Giorgia Meloni".

Le difficoltà economiche e la mafia

Peraltro non c'è solo l'aspetto della pressione politica, ma anche di quella economica. In Italia "i media dipendono sempre più dalla pubblicità e dai sussidi pubblici", con una "crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo e la sua autonomia". In più, "la polarizzazione della società avvenuta durante la pandemia da Covid-19 ha colpito anche i giornalisti" e "resta ancora oggi, legata a questioni politiche o ideologiche in relazione all'attualità".

C'è poi la questione mafiosa. "I giornalisti che indagano su crimine organizzato e corruzione vengono sistematicamente minacciati, e talvolta subiscono violenze fisiche". Si parla di "macchine o case che vengono incendiate", ma anche di "campagne di intimidazione online orchestrate contro chi si occupa di certi temi". Nel Paese ci sono "circa venti giornalisti che vivono sotto scorta".

Per l'Italia il risultato peggiore dal 2013

Quello registrato nel rapporto di quest'anno è il punteggio più basso che l'Italia ha mai ottenuto. È da più di vent'anni che Rsf registra l'andamento della libertà di stampa, ma dal 2013 applica un indice sempre uguale che permette di paragonare i risultati nel tempo.

Oggi l'Italia si trova al 49esimo posto nel mondo, che non è affatto la posizione più bassa in cui è mai stata. Nel rapporto del 2016, ad esempio, era risultata 77esima. Ma guardare solo la posizione in classifica non tiene conto del fatto che, in tutto il mondo, la situazione sembra essere andata peggiorando nell'ultimo decennio.

Infatti, nel rapporto 2016 l'Italia era al 77esimo posto (vicina alla seconda metà della classifica di 180 Paesi) con un ‘punteggio' di 71,07. Quest'anno, invece, è arrivata alla 49esima posizione ottenendo solo 68,01 punti. Da quanto l'organizzazione ha iniziato ad applicare questo indice, il nostro Paese non aveva mai avuto un risultato così basso, anche se ci era andato vicino nel rapporto 2022 (68,16 punti).

Il calo più brusco è arrivato proprio tra il 2021 e il 2022. In quell'anno l'Italia è calata di oltre otto punti, e in effetti è passata dalla 41esima alla 58esima posizione. Per il 2022, il rapporto spiegava che con la pandemia era diventato "più complesso e laborioso per i media nazionali avere accesso a dati pubblici detenuti dallo Stato"; il Covid aveva avuto un impatto anche economico, e gli effetti della pandemia avevano iniziato a farsi sentire anche nell'ostilità di alcune fasce della popolazione verso i giornalisti.

259 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views