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Opinioni

“L’Italia rischia una deriva autoritaria?” La nuova puntata di Direct, il podcast del direttore di Fanpage

Il governo Meloni è una minaccia per la democrazia in Italia? Proviamo a chiedercelo sul serio, e a paragonare il nostro Paese con l’Ungheria di Orban, dove la svolta autoritaria c’è stata davvero.
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DIRECT è il Podcast in cui cerchiamo di analizzare le cose che accadono, assieme, partendo dalle domande che mi arrivano. È dedicato agli abbonati di Fanpage (ci si abbona qui). ma abbiamo reso alcuni episodi disponibili per tutti su Spotify a questo link.

Partiamo come sempre, dalle domande. Oggi dalla domanda di Francesco:

"Stiamo andando verso una deriva autoritaria in Italia?”

Allora: parlare di deriva autoritaria è allo stesso tempo molto complicato e molto semplice.

Molto complicato, perché il rischio è farsi trascinare da pregiudizi ideologici.  Ad esempio: siccome Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia affondano le loro radici nel Movimento Sociale Italiano, che a sua volta affonda le sue radici nella Repubblica Sociale Italiana, coda tragica del regime totalitario fascista guidato da Benito Mussolini, allora dobbiamo aspettarci che vogliano per definizione minare alle fondamenta della democrazia in Italia.

È una tentazione in cui è facile cadere, questa, lo ammetto.

A cui però si può opporre, per l’appunto, l’analisi laica e fattuale di quel che accade di fronte ai nostri occhi.

E in fondo questo è il modo più semplice di leggere un’eventuale deriva autoritaria: guardare ai fatti, mettere in fila i provvedimenti del governo e confrontare quel che sta succedendo da noi con quel che è successo in Paesi in cui, effettivamente, una svolta autoritaria e anti-democratica c’è stata.

Partiamo da qua, allora.

E proviamo prendere come riferimento un Paese che a detta di tutti gli osservatori internazionali – qui e ora, non un secolo fa – sta sperimentando una svolta autoritaria. Tanto da essere ormai definito come una “democratura”, pessimo neologismo che cerca di definire una via di mezzo tra democrazia e dittatura.

Parliamo dell’Ungheria guidata ormai da quindici anni da Viktor Orban.

Piccolo riassunto. Orban è il leader di un partito che si chiama Fidesz e negli anni appena successivi alla caduta del Muro e del regime comunista in Ungheria, era considerato il prototipo del giovane leader liberale e democratico. Tanto che il suo principale finanziatore era la Open Society Fundation guidata da un esule ungherese negli Usa, ora considerato come una specie di demonio da tutta la destra europea: George Soros.

Orban va al potere una prima volta, nel 1998, ma alle elezioni successive, quelle del 2002 viene sconfitto dai socialisti.

Complici disastri assortiti della sinistra e una situazione economica complicata, torna al governo nel 2010, ma è completamente cambiato.

E soprattutto non vuole più rischiare di perdere quel potere che ha faticosamente riconquistato.

Come fa?

Semplice: realizzando punto per punto quello che viene oggi considerato come il perfetto manuale di istruzioni per fare di una democrazia un regime autoritario.

🎧 Ascolta l'episodio 15 per l'approfondimento completo.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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