L’impatto della guerra in Ucraina: frena la crescita economica globale e gravissima crisi umanitaria
"La conseguenza più importante della guerra in Ucraina sono le vite che vanno perse e la crisi umanitaria. Ci sono tuttavia numerose e significative implicazioni economiche". A scriverlo è l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in uno studio che analizza l'impatto della guerra in Ucraina. Se il conflitto dovesse continuare ancora a lungo, scrivono gli esperti, la crescita globale vedrebbe un freno e pressioni inflative significativamente più forti. L'Ocse parla di una riduzione "di oltre 1 punto percentuale" del Pil, e per l'inflazione globale "di quasi 2,5 punti percentuali nel primo anno pieno dall'inizio del conflitto".
Chiaramente sono stime che tengono conto anche del durissimo impatto delle sanzioni sull'economia russa, per cui si calcola una profonda recessione "con un Pil in calo di oltre il 10% e un'inflazione in aumento di quasi 15 punti percentuali". Non tutto il mondo, comunque, sarà colpito allo stesso modo: le economie europee sono quelle che soffriranno di più (in particolare quelle dei Paesi confinanti a Russia e Ucraina) che risentiranno maggiormente dell'aumento dei prezzi del gas.
Ma, come sottolineato anche dall'Ocse, la crisi prima ancora che essere economica è umanitaria. Secondo l'Organizzazione "è in corso il più rapido flusso di rifugiati in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale". Tre milioni di persone sarebbero già riuscite a fuggire dall'Ucraina in queste prime tre settimane di conflitto, ma chiaramente si tratta di un numero destinato ad aumentare. Gli esperti sottolineano anche come il costo della guerra, in termini umanitari, sia "alto e crescente".
E infine, per quanto riguarda la crisi energetica, si legge: "La guerra ha evidenziato chiaramente che molte economie dell'Ocse dipendono pesantemente dall'energia dei combustibili fossili con un alto rischio di shock dei prezzi e persino di carenze" da cui deriva "l'importanza di ridurre al minimo la dipendenza dalla Russia per le importazioni di energia". Quindi l'appello ai governo affinché riconsiderino "l'adeguatezza della progettazione del mercato al fine di garantire la sicurezza energetica e mettere in atto incentivi per assicurare la transizione verde in un modo pubblicamente sostenuta pubblicamente".