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Esami di Maturità 2025

L’ex ministro Fioramonti: “Alla Maturità manca l’imprevedibilità, mi fa paura una scuola troppo ovattata”

L’ex ministro dell’Istruzione Fioramonti rivolge un augurio agli studenti in questi giorni impegnati con l’esame di Maturità, iniziato oggi con la prima prova di italiano: “Troppo nervosismo rischia di essere controproducente. Provo una certa nostalgia nei confronti di un esame in cui sei tu contro il mondo e devi giocarti tutto in pochi minuti”.
Intervista a Lorenzo Fioramonti
ex ministro dell'Istruzione
A cura di Annalisa Cangemi
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In occasione della Maturità 2025, che si è aperta oggi con la prova di italiano, abbiamo intervistato Lorenzo Fioramonti, economista, ex membro del Parlamento ed ex ministro dell'Istruzione del governo Conte II, oggi direttore accademico di NATIVA Campus, che ha condiviso con Fanpage.it le sue valutazioni sull’attuale esame e su come potrebbe essere migliorato.

Proprio qualche giorno fa il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha detto che dal prossimo anno l'esame potrebbe subire delle variazioni, "ripristinando" il concetto di ‘esame di maturità‘ perché ‘esame di Stato' è molto freddo, non corrisponde a una scuola che punti alla valorizzazione integrale della persona affiancando istruzione ed educazione". Secondo Valditara, "La valutazione seria di quanto si è appreso è fondamentale, ma bisogna verificare anche quanto il percorso scolastico ha inciso sulla maturazione complessiva dello studente, che cosa gli ha trasmesso". E sostanzialmente Fioramonti è d'accordo con quest'approccio, di cui però l'attuale titolare di Viale Trastevere non ha voluto dare troppi dettagli.

Le novità principali della Maturità 2025 sono l'introduzione del 6 in condotta come requisito d'accesso all'esame. È la strada giusta per ridurre gli episodi di bullismo e le aggressioni che subiscono i docenti?

Il tema della disciplina a scuola è una questione centrale, è necessario ripristinare l'autorevolezza degli insegnanti, il rispetto delle istituzioni scolastiche e il rispetto degli altri. Secondo me è giusto prendere sul serio il voto in condotta. Quello che forse servirebbe è una maggiore capacità da parte della scuola di ricostruire questa disciplina, dando ai ragazzi gli strumenti per imparare a comportarsi come cittadini responsabili. Perché limitarsi a punire gli atti negativi non aiuta a costruire modelli positivi. E purtroppo i modelli negativi non mancano. Abbiamo un ceto politico e un sistema informativo che costantemente incoraggiano l'insulto. Per non parlare dei social media. Quindi, paradossalmente, la società ti dice di essere aggressivo, di insultare, di fregartene del prossimo, e poi a scuola ti puniscono se lo fai.

L'altra grossa novità di quest'anno è rappresentata dai Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento (PCTO) ex Alternanza Scuola Lavoro, che diventano obbligatori per li studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado, e sono requisito d'accesso all'esame. L'obiettivo è avvicinare i ragazzi al mondo del loro. Funzionano?

Siamo stati noi a trasformare l'Alternanza Scuola Lavoro in PCTO, che sono appunto dei percorsi di orientamento ibridi. Ma quella riforma è rimasta tronca, non siamo arrivati a portarla a compimento, avevamo intenzione intervenire in maniera più organica. Secondo me ad oggi funzionano poco.

Quale pezzo manca per completare questa riforma?

Quello che manca fondamentalmente è un ruolo più attivo della scuola, che dovrebbe diventare il luogo in cui si fa innovazione e orientamento. Oggi questi percorsi risultano come un'attività ‘esterna', da fare giusto per ‘spuntare la casella'. Il percorso di formazione dovrebbe invece contemplare una collaborazione col mondo del lavoro da portare avanti a scuola in maniera organica alla formazione dei ragazzi, in modo da non essere percepito come un momento aggiuntivo un po' posticcio, al di fuori del contesto scolastico. Secondo me già dall'inizio della scuola secondaria di secondo grado dovrebbe essere previsto all'interno del percorso curricolare un contatto con il mondo della pratica. Questo dovrebbe valere per tutti, anche per le scuole meno tecniche. Il percorso dovrebbe crescere e arricchirsi negli anni, diventando sempre più applicativo, fino ad arrivare nella fase finale a un PCTO direttamente in azienda.

Cosa pensa dell'idea lanciata da Valditara di un esame che valorizzi meglio tutto il percorso dello studente?

Credo che in buona parte questo si faccia già. Da anni ormai l'esame di Stato non è più l'esame che si faceva 20-30 anni fa, quando dovevi dimostrare davvero di essere in grado di sostenere un colloquio. Oggi l'esame di Maturità prende in considerazione buona parte dell'excursus dello studente. Certamente l'esame non deve essere visto come una roulette russa. Però personalmente trovo affascinante l'idea che un elemento dell'esame sia anche la sua imprevedibilità, perché nella vita spesso l'imprevedibilità ha un ruolo importante, e sarebbe utile che i ragazzi non crescessero in un ambiente ‘cotonato', ammortizzato. Tra l'altro il ministro ha anche detto che vorrebbe recuperare il concetto di ‘maturità' e questo non mi dispiace, perché è giusto che lo studente dimostri la sua maturazione nell'ambito civico o nelle soft skills.

Come dovrebbe cambiare l'esame di Maturità secondo lei?

La prima domanda che mi fecero quando divenni ministro fu proprio ‘Come intende cambiare l'esame di maturità?'. Ogni ministro che arriva a Viale Trastevere apporta dei cambiamenti all'esame. Spesso si tratta di modifiche cosmetiche, che poi sono spesso un modo per apparire in televisione e rilasciare interviste. Invece io credo che bisognerebbe dare più continuità a questo esame, bisognerebbe lasciarlo il più possibile in pace. In modo tale che i ragazzi abbiano il tempo per prepararsi, e non arrivino con l'angoscia a maggio, ignari di cosa li aspetta. Quindi io da ministro non cambiai nulla.

Ma se dovesse intervenire oggi, cosa farebbe?

Mi piacerebbe un esame che mettesse in risalto il compimento di un percorso, ma anche un esame che testasse la gestione dell'imprevedibile da parte dello studente, perché la maturità si valuta da quello. Lo studente non dovrebbe soltanto dimostrare di aver acquisito contenuti, ma dovrebbe essere valutata la sua capacità di gestire la complessità. Per cui il ragazzo deve sapere che nella vita può capitare di giocarsi un posto di lavoro sulla base di un colloquio che dura 5 minuti. Magari sei preparatissimo, ma se non hai l'atteggiamento giusto, la corretta impostazione lessicale, non hai imparato a controllare anche le tue emozioni, magari vieni scartato.

Del suo esame di Maturità cosa ricorda?

La mia prova fu con la vecchia Maturità, in cui c'era ancora il voto in sessantesimi, e in cui bisognava scegliere le materie da sostenere. Credo che la mia generazione sia stata l'ultima a confrontarsi con quell'esame, non ancora modificato dalla riforma. Fu un esame di Maturità intenso, su quelle poche materie lo studente aveva un grande elemento di imprevedibilità. Non c'era una tesina, non c'era una preparazione fatta a casa, tutto si decideva durante la prova. Successivamente la Maturità è diventata più ‘programmabile'. Non so dire se preferissi quella forma a quella introdotta successivamente, che ho conosciuto solo da osservatore. Però ammetto di provare una certa nostalgia nei confronti di un esame in cui sei tu contro il mondo e devi giocarti tutto in pochi minuti.

È stata formativa quell'esperienza per lei?

Sì, per me è stata formativa, anche perché c'erano tutti i commissari esterni. Arrivavi alla prova finale con un giudizio, ma poi quel giudizio dovevi riuscire a confermarlo durante l'esame. Era un rito di passaggio, l'ho vissuta come il primo vero esame da adulto, pre-universitario.

Lo ritiene ancora un rito di passaggio?

Non lo so se lo sia ancora, forse lo è molto meno. Sono convinto che avremmo bisogno di un percorso che metta i ragazzi e le ragazze della scuola nelle condizioni di apprendere, ma anche di misurarsi con le loro capacità. Ho un po' paura della scuola ovattata, dove tutto è consentito, dove tutto è ‘imboccato', la scuola dove puoi sbagliare, ma tanto c'è sempre l'opportunità di recuperare. Ma nella vita spesso quando sbagli non è detto che ci sia l'opportunità di recuperare. Bisogna far passare il messaggio che dopo l'esame di maturità non si scherza più.

Vuole fare un augurio ai ragazzi che in questi giorni sono impegnati con la Maturità?

Ai ragazzi ovviamente dico di metterci tutto l'impegno possibile, di essere consapevoli dell'importanza di questo esame, ma al tempo stesso il mio augurio vuole essere un invito alla leggerezza: in genere gli esami si passano con i risultati migliori quando ci presentiamo senza troppe paure, quando andiamo a dimostrare che siamo persone competenti, consapevoli che il lavoro è stato fatto, è stato costruito negli anni. Solo con questa leggerezza riusciamo a dare il meglio di noi. Troppo nervosismo rischia di essere controproducente.

Una parte di quest'intervista è uscita in anticipo per gli abbonati a "La Nostra Scuola", la newsletter settimanale di Fanpage.it, per chi vive il mondo della scuola, dai docenti agli studenti, per riflettere, ascoltare storie e criticità e rimanere aggiornati su tutto ciò che avviene tra i banchi e non solo. Aspettiamo le vostre segnalazioni.

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