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Concessioni balneari, le ultime notizie

L’Europa richiama il governo Meloni sulle concessioni balneari: “Servono parità e concorrenza”

La Commissione europea, con un suo portavoce, ha ricordato all’Italia che le norme europee sulle concessioni balneari devono essere trasparenti e aperte. Ieri il governo Meloni ha deciso, invece, di lasciare le spiagge agli stessi gestori fino al 2025.
A cura di Luca Pons
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La Commissione europea ha ricordato all'Italia che "il diritto Ue richiede che le norme nazionali", per quel che riguarda i servizi, "assicurino la parità di trattamento degli operatori, promuovano l'innovazione e la concorrenza leale" e "proteggano dal rischio di monopolio delle risorse pubbliche". La dichiarazione raccolta da Ansa è arrivata a poche ore dalla decisione del governo Meloni sulle concessioni balneari: la questione è rimandata di dodici mesi, al 1 gennaio 2025. Fino a quel momento, le concessioni delle spiagge potranno restare agli attuali gestori, come accade da anni.

"I cittadini e le imprese" in Italia "hanno bisogno, senza ulteriori ritardi, di procedure trasparenti, imparziali e aperte", ha continuato il portavoce della Commissione che ha parlato con Ansa. Serve una norma sulla concorrenza per decidere "a quale impresa debba essere concesso il diritto di utilizzare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge, per offrire i propri servizi".

Il dibattito infinito sulle concessioni balneari, che il governo ha rimandato ancora

La polemica sulle concessioni balneari prosegue da tempo. Un anno fa, il governo Draghi aveva deciso di fissare una data definitiva: dal 1° gennaio 2024, la gestione delle spiagge e delle attività collegate sarebbe stata assegnata con una gara pubblica, per promuovere un "maggiore dinamismo concorrenziale" nel settore. L'intervento era anche tra quelli previsti per rispettare i paletti del Pnrr, ma Fratelli d'Italia l'aveva definito "un atto di esproprio" nei confronti delle 30mila imprese che da anni gestiscono le spiagge pubbliche con concessioni continuamente prolungate.

Cambiata la maggioranza al governo, quindi, la scadenza è tornata in discussione. Ieri, la maggioranza ha ufficialmente approvato un emendamento al decreto Milleproroghe firmato dal senatore Maurizio Gasparri: l'inizio delle gare viene spostato di un anno, le concessioni resteranno le stesse per tutto il 2024. Si allungano i tempi anche per la mappatura di tutte le spiagge – necessaria per procedere con i bandi – che potrà arrivare cinque mesi più tardi del previsto, cioè a luglio 2023.

La risposta di Meloni: "Ne stiamo parlando con la Commissione"

In una conferenza stampa a Bruxelles, oggi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto a una domanda sul tema delle concessioni: "Credo ci siano interlocuzioni che si possono ancora avviare", ha risposto, "a partire dal tema storico della mappatura delle nostre spiagge, che è necessaria per difendere un mondo produttivo che secondo noi è strategico"

Nelle prossime ore, "con la discussione in Parlamento, vedremo quali sono le tempistiche". Sui balneari, quindi, il governo non ha intenzione di fare passi indietro, ma di continuare a parlarne con l'Europa: "È uno dei dossier in cui abbiamo un’interlocuzione con la Commissione europea".

L'Italia ha già una procedura d'infrazione aperta perché non rispetta le norme europee

Come detto, negli ultimi anni i governi italiani hanno sempre rinviato la questione di anno in anno. Ora, però, l'Unione europea ha fissato dei paletti, cioè quelli delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che riguardano anche la concorrenza. Non dovrebbe essere una questione in grado di far saltare i finanziamenti destinati all'Italia, ma la Commissione ha ricordato che c'è già una procedura d'infrazione aperta contro Roma sul tema.

Dal 2006, con la cosiddetta direttiva Bolkestein, l'Ue chiede che ci sia una liberalizzazione del settore. A dicembre 2020, l'Italia ha ricevuto la notifica dell'inizio della procedura di infrazione, che poi è stata sospesa in attesa di osservare le riforme in corso. Dopo questo ulteriore allungamento dei tempi, la Commissione ha ricordato che la procedura è ancora aperta e che ulteriori rinvii non migliorano la situazione, facendo pensare che potrebbe decidere di portarla avanti.

Il caso del Portogallo, dove la procedura d'infrazione sta andando avanti

Anche il Portogallo si trova nel mezzo di una procedura di infrazione per le concessioni balneari – non perché non vengano rinnovate, ma perché nei concorsi si dà la preferenza ai precedenti titolari. Pochi giorni fa, il 31 gennaio, la Commissione ha inviato a Lisbona il parere motivato che ha portato ad aprire la procedura di infrazione a metà dello scorso anno.

Il governo portoghese dovrà rispondere all'Ue, modificando le proprie normative o motivando in modo adeguato la scelta di non farlo. Se non dovesse far avere la sua risposta in tempo, la contestazione potrebbe arrivare davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea, che con una sentenza avrebbe il potere di obbligare il Portogallo a cambiare la legge e anche di somministrargli una pesante multa.

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