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L’endorsment di Salvini a Orban è uno schiaffo a tutti gli europei

“Gli ungheresi combattono il virus come ritengono. È surreale la polemica italiana sui pieni poteri. In Italia è stata decretata l’emergenza in televisione a mezzanotte, e in Parlamento Conte è venuto solo perchè lo abbiamo chiesto noi”: queste le parole di Matteo Salvini dopo il controverso appoggio al premier ungherese, Viktor Orban. Ma comparare la situazione italiana a quella ungherese non ha alcun senso: ed è un’offesa ai cittadini dell’Ungheria all’indomani della svolta autoritaria di Budapest.
A cura di Annalisa Girardi
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Ha fatto molto discutere l'endorsment di Matteo Salvini a Viktor Orban, dopo l'assunzione di pieni poteri da parte del premier ungherese. Perché nel cuore dell'Unione europea nessuna emergenza che si presenti dovrebbe essere un pretesto per soffocare le libertà democratiche: ma questo non sembra preoccupare il senatore. Una svolta autoritaria di questo tipo non potrebbe essere più distante dai valori su cui è stata fondata l'Unione, eppure il leader leghista, un ex ministro della Repubblica in uno dei Paesi fondatori, sostiene che si tratti di una "scelta democratica" augurando "buon lavoro all'amico Viktor".

Allo stesso tempo Salvini è anche il politico che ha fatto una campagna elettorale dipingendo Bruxelles come un dittatore e accusando Paesi come la Germania di aver creato un regime paragonabile ai gulag dell'Unione sovietica. "Oggi l'Italia non è un Paese libero, siamo un paese economicamente e fisicamente occupato da quella che è la nuova dittatura", diceva Salvini nel 2017. Oggi il segretario del Carroccio afferma: "A me dell'Unione europea preoccupa quello che sta succedendo a Berlino e a Bruxelles, non a Budapest. Orban è un premier democraticamente eletto e i poteri straordinari glieli ha dati un libero Parlamento che rappresenta i cittadini. Non vedo nulla di preoccupante".

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E attacca Giuseppe Conte

Ma Salvini sarebbe della stessa opinione se una situazione simile si verificasse in Italia? Una settimana fa, il senatore leghista denunciava la mancanza di coinvolgimento di tutte le forze politiche, accusando il governo di voler gestire da solo una situazione di emergenza. "In una situazione di guerra il Parlamento dovrebbe essere convocato giorno e notte, ad oltranza. È un momento troppo delicato per escludere qualcuno: oggi più che mai, chiediamo di rappresentare il Popolo Italiano".

Ospite nel programma Non è l'Arena, Salvini aveva rimarcato che l'opposizione non fosse abbastanza coinvolta e chiedeva di tornare subito a lavorare in Parlamento (anche se questo non è mai stato chiuso) in modo che il governo non prendesse tutte le decisioni in autonomia: "Noi chiediamo semplicemente di lavorare. È un momento troppo delicato per l’Italia e per gli italiani per escludere qualcuno e per lasciare solo in mano a qualcun altro queste decisioni", affermava Salvini, chiedendo al governo di ascoltare le loro proposte.

Il giorno seguente, Salvini interveniva alla radio per ribadire il concetto: "È un momento unico nella storia e nei momenti unici occorre coinvolgere tutti, ascoltare tutti, far lavorare tutti quelli che vogliono farlo, perché non lo si sia fatto fino ad oggi è stato un errore, non do interpretazioni politiche o sociologiche". Non era stata l'unica critica arrivata al governo di Giuseppe Conte. Nei primi giorni dell'emergenza, in cui l'esecutivo valutava se avocare a sé la competenza in materia di sanità scavalcando le Regioni, Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio a Montecitorio, aveva accusato: "Sarà meglio che il presidente del Consiglio si riposi un po'. Troppo stress gli fa dire cose inconcepibili, quasi da fascista, direi. Togliere competenze alle Regioni? È irricevibile. Siamo per l’autonomia e per la libertà. Pensare di tornare all’anno zero, ai pieni poteri con l’alibi della crisi è una strada impercorribile. Sarà meglio che Conte se ne faccia una ragione. Può sempre dimettersi, che sarebbe la cosa migliore per tutto il Paese".

Perché lo stato di emergenza e i pieni poteri non sono paragonabili

Il leader della Lega non ha mai nascosto il suo appoggio alle Regioni nelle polemiche contro il governo centrale, accusando Roma di non aver saputo gestire l'emergenza e intimando all'esecutivo di non prevaricare sulle autorità territoriale. Mentre Salvini chiede a Conte di raccogliere le proposte del centrodestra e di presentare ogni iniziativa adottata in Parlamento senza bypassare le Camere dovrebbe ricordare che all'opposizione ungherese non saranno riconosciuti questi diritti. Ma ciò che viene appoggiato in Ungheria non vale per l'Italia.

"Ogni popolo e ogni Parlamento decide come affrontare l'emergenza. Gli ungheresi combattono il virus come ritengono. A che titolo io o altri dobbiamo andare ad eccepire su quello che fanno in Ungheria? È surreale la polemica italiana sui pieni poteri, che poi mi sono andato a leggere i contenuti di questi poteri che necessitano poi di altri passaggi parlamentari. In Italia è stata decretata l'emergenza in televisione a mezzanotte, e in Parlamento Conte è venuto solo perchè lo abbiamo chiesto noi", ha aggiunto oggi Salvini in conferenza stampa. Ma paragonare il caso italiano con quello ungherese è totalmente insensato.

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Quando augura un buon lavoro a Orban, il senatore del Carroccio dimentica che il premier ungherese ha appena assunto il potere di decidere fino a quando avocare a sé pieni poteri che gli consentono, tra le altre cose, di cancellare le elezioni. Quando Salvini parla di "scelta democratica" offende i cittadini ungheresi che rischiano l'arresto e la reclusione fino a cinque anni se diffondono notizie contro le disposizioni del governo (bollate come fake news da Orban). E quando definisce "libero" il Parlamento di Budapest, l'ex ministro sta scordando che, a differenza delle Camere italiane, quelle ungheresi potrebbero essere chiuse a pura discrezione del premier.

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