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Le primarie del centrosinistra: cronaca di un caos annunciato

A pochi giorni dal voto, continua la battaglia di cifre sull’esito delle primarie del centrosinistra. Sarà duello Bersani – Renzi fino alla fine? E soprattutto, la macchina organizzativa reggerà?
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Bersani in vantaggio, Renzi a ruota, Vendola intorno al 15% e solo le briciole per Puppato e Tabacci. Passano i giorni, ma la situazione per le primarie del centrosinistra sembra cristallizzata, almeno stando a quanto riportano le rilevazioni dei diversi istituti che stanno provando ad anticipare in qualche modo l'esito della consultazione. Un risultato che sostanzialmente dipenderà però anche dal numero di persone che si recheranno ai seggi. E se in queste ultime ore Bersani serra le fila e aumenta i giri del motore della sua macchina organizzativa, Renzi è impegnato nel difficile compito di convincere gli indecisi a recarsi alle urne "nonostante" regole farraginose (con una correzione in corsa sulla comunicazione) e investendo "15 minuti di tempo per cambiare il Paese", mentre infine Vendola prova a motivare i suoi prefigurando (im)probabili sorprese dalle urne. Insomma, siamo sempre allo stesso punto: i numeri. Cominciando da quelli della partecipazione, con Bersani che considererebbe "un successo" la partecipazione di 2 milioni di elettori (cifra che sarebbe inferiore di più della metà rispetto a quella delle primarie che incoronarono Prodi, ad esempio).

Il problema però resta quello delle modalità di accesso al voto. Proviamo a fare qualche esempio. Pur ammettendo che le pre – registrazioni online e quelle agli uffici elettorali rendano effettivamente "abile ed arruolato" per votare circa 1 milione di persone (cosa molto improbabile), resterebbe un milione di cittadini che dovrebbe registrarsi, firmare l'appello e votare il giorno stesso della consultazone. Se dividiamo questa cifra (puramente indicativa, dal momento che è lecito attendersi una partecipazione maggiore) per i 9.000 uffici elettorali (difficile che siano in misura uguale al numero di seggi, comunque), otteniamo che in media 111 persone avranno bisogno di registrarsi il giorno delle votazioni (nel singolo ufficio – seggio). Se la procedura di registrazione – voto (stimata tra i 5 ed i 15 minuti) dovesse essere completata in circa 10 minuti, è facile prevedere il livello di affollamento, specie nei seggi delle aree metropolitane. Insomma, il rischio è quello di code chilometriche e polemiche a non finire. Del resto, basterebbe ricordare i problemi sorti anche alle primarie del 2009, quando oltre 3 milioni di elettori scelsero Bersani e l'attesa nei seggi superò abbondantemente i "15 minuti" di cui parla Renzi. Quello che stupisce è che nessuno abbia valutato compiutamente questo dato, anche tenendo conto delle fasce orarie di ingresso ai seggi. Anche ammettendo per assurdo che l'afflusso resti costante nelle 10 ore "centrali" , potremmo dunque avere 10 persone all'ora che hanno necessità di registrarsi, ritirare certificato, firmare l'appello, pagare e votare in aggiunta ad altre 10 (circa) che dovrebbero solo votare.

Una prospettiva non entusiasmante per chi gestisce la macchina organizzativa, tenendo conto che le nostre stime sono "al massimo del ribasso" possibile. Nella peggiore delle ipotesi infatti, non ci saranno affatto 9000 uffici elettorali, ma circa la metà, mentre alle urne potrebbero andare in 3 milioni: con allungamento dei tempi e caos assicurato. Ma ne riparleremo, questo è certo.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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