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Lavoro in nero e guadagni non dichiarati, quanto vale l’economia sommersa e illegale in Italia

Circa 192 miliardi di euro di valore aggiunto: questa è l’entità dell’economia sommersa e illegale in Italia nel 2021, secondo i dati dell’Istat. Negli ultimi anni, però, qualcosa sta cambiando. Il lavoro in nero va verso un “ridimensionamento”, mentre scontrini e fatture mancanti restano stabili.
A cura di Luca Pons
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Nel 2021 l'economia sommersa e illegale è cresciuta del 10% in Italia, arrivando a un valore aggiunto di 192 miliardi di euro, circa il 10,5% del Pil nazionale. È un dato che ha anche degli aspetti positivi: come sottolineato dall'Istat nel suo nuovo rapporto sul tema, infatti, la percentuale rispetto al Pil è rimasta quasi invariata rispetto al 2020 ed è più bassa di quanto non fosse negli anni prima della pandemia (nel 2019 era all'11,3%). Insomma, è aumentata l'attività economia irregolare, ma in buona parte è perché nel 2021 perché l'economia è ripartita dopo il Covid. In un anno il Pil è cresciuto del 9,7%, e l'economia non osservata del 10%.

L'economia sommersa, che è quella fatta di attività legali ma non dichiarate al Fisco, ha contribuito pe 174 miliardi di euro a questo dato, mentre gli altri 18 miliardi circa sono dell'economia illegale. Insieme, questi due gruppi formano la cosiddetta economia "non osservata", che non risulta dalle rilevazioni ufficiali.

Quando si parla di economia sommersa, ad esempio, ci si riferisce alle fatture più basse del dovuto o proprio non fatte (che sono valse circa 91,4 miliardi di euro), oppure al lavoro irregolare (che ha prodotto 68,1 miliardi di euro). Ma ci sono anche gli affitti in nero, che nel 2021 sono calati rispetto al 2020, e persino le mance risultano (anche se ovviamente per una parte molto ridotta) nell'economia sommersa. I settori in cui è più diffusa l'economia sommersa sono il commercio, trasporto, alloggio e ristorazione e le costruzioni.

L'economia illegale, invece, è tutta un'altra questione e riguarda ambiti come la vendita di prodotti o servizi illegali, oppure ad opera di persone che non sono autorizzate a venderli. C'è lo spaccio di sostanze stupefacenti, la prostituzione, e anche il contrabbando di prodotti come le sigarette. Queste attività sono cresciute del 5% in un anno, portando a 900 milioni di euro in più.

In generale, ci sono i segnali quello che Istat definisce un "cambiamento strutturale" nell'economia sommersa italiana. Dal 2014, la sua incidenza sul Pil è sempre calata. negli ultimi due anni il lavoro irregolare ha iniziato a ridursi con più rapidità, mentre invece la la sotto-dichiarazione (fatture, scontrini…) si è stabilizzata. Sembra, infatti, che questa abbia assunto un peso maggiore: nel 2020 era pari al 45,6% del totale dell'economia sommersa, nel 2021 al 47,6%. Il sommerso è aumentato soprattutto tra i professionisti e i servizi alle persone

Questo è confermato anche dal dato sui lavoratori in nero. Nel 2021 erano 2 milioni e 990mila, praticamente tre milioni di persone, per la maggior parte dipendenti. Erano 73mila in più rispetto al 2020. Anche in questo caso, c'è stato un aumento dovuto soprattutto alla ripartenza dell'economia: infatti, il lavoro non regolare ha segnato una "crescita contenuta", secondo Istat, pari al 2,5%.

Questo "non ha consentito di recuperare la considerevole caduta registrata in corrispondenza della crisi pandemica (-18,4%)". Il lavoro in nero era crollato con il Covid-19, e nell'anno successivo non si è ripreso. Questo, secondo l'Istituto di statistica, potrebbe segnalare che si va verso un "ridimensionamento del fenomeno".

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