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Lampedusa, un sommozzatore racconta la scena sul fondale: “È stato un colpo al cuore”

“Siamo professionisti abituati a queste situazioni, ma mi creda che scendere lì sotto è veramente durissima. Una stretta allo stomaco, un nodo alla gola”: sono le parole, riportate da Repubblica, del capitano Rodolfo Raiteri. L’uomo conduce le operazioni di recupero dei corpi rimasti sul fondale dopo il naufragio dello scorso 7 ottobre vicino a Lampedusa. Sarà un intervento difficile, spiega, ma “vogliamo ridare dignità a queste persone. E dico persone, non migranti”.
A cura di Annalisa Girardi
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Il capitano Rodolfo Raiteri è il responsabile dei reparti subacquei della Guardia costiera. Ed è lui, insieme ad una squadra di sommozzatori, che sta preparando le operazioni per il recupero dei corpi che si trovano all'interno del relitto naufragato lo scorso 7 ottobre. Questa mattina, su Repubblica, è stata pubblicata un'intervista all'uomo, incontrato da Alessandra Ziniti al suo ritorno al porto di Lampedusa dopo un sopralluogo in vista dell'intervento per recuperare i 12 cadaveri sul fondale.

"Credo che lo stato d'animo di tutti noi sommozzatori che stiamo partecipando a questa operazione si legga sui nostri volti. Una stretta allo stomaco, un nodo alla gola. Siamo professionisti abituati a queste situazioni, ma mi creda che scendere lì sotto è veramente durissima". Raiteri racconta di aver partecipato alle operazioni nel caso della Costa Concordia e in quello della Torre dei piloti, ma di non aver retto di fronte alla vista del bambino tenuto ancora fra le braccia da sua madre: "È un colpo al cuore, ad una cosa così forte non sei mai preparato. Ho 52 anni e una bimba di due anni: vedere quel corpicino adagiato sul fondo a fianco di quella che probabilmente è sua mamma è stato un pugno allo stomaco. Il fatto che siano rimasti così vicini e le braccia della ragazza ci fanno pensare che lo abbia tenuto stretto fino all'ultimo".

Il capitano racconta quindi come è stato ritrovato il relitto, spiegando che i primi giorni dopo il naufragio sono stati molto duri per i sommozzatori, in quanto nonostante la squadra fosse arrivata a Lampedusa quella mattina stessa, le condizioni meteo non permettevano l'immersione. "Un terribile stato di impotenza sapendo quanto vale ogni minuto", spiega Raiteri. "Ma non ci siamo arresi e venerdì per la prima volta il sonar ha suonato. Le correnti avevano spostato barca e corpi di 450 metri, sembrano pochi ma a quelle profondità sono tanti. Abbiamo  mandato giù il nostro robot e quando, sulla consolle che abbiamo sul gommone, sono apparse le prime immagini ci sono venute le lacrime agli occhi".

Raiteri spiega anche a Repubblica che non si tratta di operazioni semplici. "Avremmo anche potuto lasciar perdere, la complessità dell'intervento e il tempo inclemente avrebbero potuto indurci a concludere tutto dichiarando impossibile l'impresa. E invece abbiamo voluto testardamente continuare per ridare dignità a queste persone. E dico persone, non migranti".

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