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L’affondo di Mario Draghi: “Basta egoismo collettivo, la politica non privi i giovani del futuro”

L’ex governatore della Banca Centrale Europea apre il meeting di Rimini con un messaggio di grande preoccupazione: “Quando la fiducia tornava a consolidarsi e con essa la ripresa economica, siamo stati colpiti ancor più duramente dall’esplosione della pandemia: essa minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, così come l’abbiamo finora conosciuta”.
A cura di Redazione
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“La pandemia minaccia non solo l'economia, ma anche il tessuto della nostra società per come l'abbiamo finora conosciuta, soprattutto perché diffonde incertezza e blocca gli investimenti”. Parte da questa considerazione l’ex governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi per aprire i lavori del meeting di Rimini, che comincia oggi e andrà avanti fino al 23 agosto. Un discorso lungo che si approccia al tema della pandemia evocando lo spettro di un’altra crisi finanziaria: “Dodici anni fa ci trovammo a fare i conti con la più grande distruzione economica mai vista in periodo di pace, che fu seguita in Europa da una seconda recessione che determinò un’ulteriore perdita di posti di lavoro. Abbiamo superato anche la crisi dell’euro e la minaccia di depressione e deflazione. Proprio ora che la fiducia tornava a consolidarsi, trascinando la ripresa economica, invece, siamo stati colpiti ancor più duramente dall'esplosione della pandemia: essa minaccia non solo l'economia, ma anche il tessuto della nostra società”.

Il nodo fondamentale è l’incertezza, che “penalizza l’occupazione e paralizza i consumi”, un ostacolo di fronte al quale la politica rischia di rimanere immobile: “L'emergenza e i provvedimenti da essa giustificati non dureranno per sempre. Serve saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire e la politica economica dovrebbe sempre seguire i nostri principi, senza aggiungere incertezza, ma controllandola”. La pandemia, infatti, ha approfondito le disuguaglianze e ha interrotto percorsi personali e professionali, oltre che limitato profondamente alcune libertà fondamentali degli individui: “Nelle attuali circostanze il pragmatismo è necessario, nella consapevolezza che non abbiamo ancora un vaccino e non sappiamo se tutto tornerà come prima o se questo sarà l’inizio di un cambiamento strutturale”.

C’è secondo Draghi un punto imprescindibile per ripartire: l’investimento nei giovani. “È la situazione presente che rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie per consentire la partecipazione dei giovani alla società del futuro”, spiega, a partire dalla sfida per il sistema educativo che ha “un ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l'incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio”. È il momento di cambiare il paradigma che per anni “ha visto una forma di egoismo collettivo che ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.

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