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“L’aborto non è mai giusto, neanche dopo uno stupro”: la conferenza ospitata dalla Lega alla Camera

Ad un convegno alla Camera dei deputati organizzato dal Centro Studi Machiavelli con l’aiuto della Lega è stato presentato un dossier sulla bioetica: “L’aborto non è mai giusto e non è un diritto, è una soluzione pratica che vuole essere sublimata a diritto inalienabile – si legge in un passaggio – Anche nei casi più tragici, nei dilemmi morali più strazianti, come quelli di stupro, non è mai giusto”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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"Il contributo che segue intende confutare l'idea che l'aborto e l'eutanasia siano diritti legalmente accettabili o moralmente giustificabili". Comincia così lo scritto "Biopoetica – Breve critica filosofica all'aborto e all'eutanasia", presentato ieri alla Camera dei deputati dal Centro Studi Machiavelli, in una sala conferenze prenotata dal deputato leghista Simone Billi – come ricostruito da Repubblica – rammaricato per i suoi impegni fuori dall'Italia. Ci teneva molto a esserci. Era invitato anche un altro deputato: Fabrizio Rossi di Fratelli d'Italia. Insomma, la destra che dice di non voler toccare la legge 194, alla fine, scopre il suo reale volto. La ministra Roccella, d'altronde, non si era nascosta: l'aborto è un diritto, "purtroppo". Perciò il think tank delle destre – di cui fa parte anche il ministro Valditara come consigliere scientifico – invita a ragionare sul passo indietro: e se non lo fosse, un diritto?

Il fulcro del discorso è proprio questo, come si legge a più riprese nello scritto, in cui si parte da Medea per arrivare al diritto del padre di decidere su un'eventuale interruzione di gravidanza. Ci sono vari riferimenti alla religione, ma si sostiene pure il fatto che la "sacralità della vita" sarebbe propria di scuole "eminentemente laiche". Il passaggio più esaustivo, però, è il seguente:

Tuttavia, al di là di qualsiasi discorso generale, si deve avere la fortezza di ribadire una verità semplice: l'aborto non è mai giusto e non è un diritto, è una soluzione pratica che vuole essere sublimata a diritto inalienabile. Anche nei casi più tragici, nei dilemmi morali più strazianti, come quelli di stupro, non è mai giusto.

Insomma, anche nel caso di violenza sessuale, l'aborto sarebbe ingiusto. Si legge ancora:

L'aborto, infatti, è un diritto in senso lato quanto può esserlo quello di uccidere, di rubare, di ferire. Infatti, se diritto significa «posso farlo quindi è anche giusto che lo faccia», allora è diritto qualsiasi cosa.

Poi vengono attaccate le transfemministe, che non accetterebbero l'esistenza delle donne conservatrici di destra che vogliono solo "procreare e mungere le mucche in Texas, senza dare fastidio a nessuno".

A metà del dossier, si arriva alla questione cruciale: la legge 194 del 1978. "Non è un compromesso perché pende totalmente a favore di una parte e a sfavore dell'altra – si legge ancora – il numero inquietante di sessantamila aborti in un anno è una evidenza più che sufficiente". Ma continuano: "Tuttavia, è intoccabile in quanto sottoposta al principio di esclusività della legge, per cui al diritto si può rispondere solo e soltanto con altro diritto". E grazie a Dio, verrebbe da dire. In ogni caso, chiudendo il capitolo sull'aborto viene definita velatamente una legge immorale.

"Quanto uscito oggi su alcuni mezzi stampa non rappresenta né la mia, né, tanto meno, la posizione del partito – ha comunicato in una nota il deputato Billi – La Lega, da sempre, si è battuta per la libertà di espressione delle donne e quanto riportato è falso. Personalmente credo nella libertà di scelta e, soprattutto, le donne vittime di violenza non possono essere utilizzate e strumentalizzate. Ribadisco ancora una volta che le donne devono poter decidere autonomamente. Io non ero presente al convegno e, se fossi stato presente, avrei sicuramente portato avanti le mie tesi".

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