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La traduzione degli audio di BuzzFeed: cosa si dicono Savoini e i russi sul finanziamento alla Lega

“Noi vogliamo cambiarla l’Europa. Vogliamo una nuova Europa che sia vicina alla Russia come lo era prima, perché rivogliamo la nostra sovranità. Noi italiani vogliamo decidere del nostro futuro e di quello dei nostri figli, e non dipendere dalle decisioni degli illuminati di Bruxelles”: così Gianluca Savoini apre la discussione con alcuni funzionari russi in cui si sarebbe trattato un accordo commerciali attraverso cui nascondere finanziamenti alla campagna elettorale della Lega.
A cura di Annalisa Girardi
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"In questo periodo storico geopolitico l’Europa sta cambiando, e questo è molto importante. Il prossimo maggio ci saranno le elezioni europee. Noi vogliamo cambiarla l’Europa. Vogliamo una nuova Europa che sia vicina alla Russia come lo era prima, perché rivogliamo la nostra sovranità. Noi italiani vogliamo decidere del nostro futuro e di quello dei nostri figli, e non dipendere dalle decisioni degli illuminati di Bruxelles o degli Stati Uniti. Vogliamo decidere noi": con queste parole Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini, presidente dell'associazione Lombardia-Russia e attore fondamentale nei rapporti tra la Lega e il partito di Vladimir Putin, ha dato via all'incontro in cui uomini vicini al governo russo e alcuni esponenti del Carroccio avrebbero trattato per finanziare la campagna elettorale leghista. Fondi a sostegno del partito di Salvini in vista delle europee, acquisiti tramite un accordo commerciale su milioni di tonnellate cubiche di gasolio russo. La vicenda era già stata riportata lo scorso ottobre da un'inchiesta pubblicata su L'Espresso da Stefano Vergine e Giovanni Tizian, ma torna ora sotto i riflettori a causa di alcuni audio, condivisi da Alberto Nardelli su BuzzFeed News in cui si possono ascoltare le esatte parole, anche se a tratti confuse, scambiate in quel colloquio.

"Salvini è il primo a voler cambiare davvero l'Europa"

"Salvini è il primo uomo che vuole cambiare per intero l’Europa. Vogliamo farlo insieme ai nostri alleati e colleghi di altri partiti europei, come Freiheitliche Partei in Austria, AfD in Germania, il partito di madame Marine Le Pen in Francia, e altri come quello di Viktor Orbán in Ungheria e Sverigedemokraterna in Svezia. Abbiamo i nostri alleati e vogliamo davvero stringere delle alleanze con questi partiti filorussi, ma non vogliamo un pro Russia fine a sé stesso, ma per i nostri Paesi. Perché avere buoni rapporti con la Russia è bene per i nostri Paesi", si sente proseguire Savoini, che poi chiude la propria "introduzione sulla situazione politica" per lasciare la parola ai "partner tecnici". Un secondo uomo, russo, interviene quindi per confermare che i documenti in questione sono "pronti per essere consegnati al vostro vicepresidente del Consiglio", ma afferma la necessità di discutere prima alcune decisioni: dalle società che verranno coinvolte e le banche di riferimento alla tipologia di carburante da vendere e le percentuali di commissioni. "Abbiamo Eni come controparte italiana, si? Abbiamo poi una compagnia petrolifera russa e due società nel mezzo. La banca e una società russa che firmerà il contratto con la banca", continua il funzionario russo. Un portavoce di Eni, in seguito alla pubblicazione degli audio, ha precisato in una nota: "Eni ribadisce con fermezza di non aver preso parte in alcun modo a operazioni volte al finanziamento di partiti politici. Peraltro, l’operazione di fornitura descritta non è mai avvenuta. Eni, in presenza di qualsiasi illazione volta a coinvolgerla in presunte operazioni di finanziamento a parti politiche, si riserverà di valutare le opportune vie legali a tutela delle propria reputazione".

Subito l'interlocutore italiano, che si occupa anche di tradurre quanto viene detto a Savoini, specifica: "Il modo migliore di risolvere la questione sarebbe, in realtà, rimanere fra le due parti principali, con una banca in mezzo. Così stipuliamo un contratto di acquisto con l’impresa russa, stipuliamo un contratto di vendita con l’acquirente italiano e abbiamo un contratto “back to back”, che può essere chiaramente mostrato a tutti. Se abbiamo bisogno di un’altra società in mezzo, allora abbiamo bisogno di una compagnia ragionevolmente nota. Ad esempio, se a vendere è Lukoil, in mezzo vorremo avere Litasco", afferma, menzionando alcuni rischi che si potrebbero presentare nel momento in cui entrano in gioco più parti e il monitoraggio dei passaggi di denaro potrebbe farsi più invasivo.

Salvini, il Trump europeo

Rivolgendosi poi a Savoini spiega le questioni in fase di discussione, cioè il porto da cui far arrivare il gasolio e i rapporti con la banca. "Abbiamo solo due punti da trattare: sul primo siamo flessibili, nel senso che se il porto di Rotterdam non è conveniente per commerciare, andiamo noi a prendere il prodotto", afferma il funzionario italiano, sottolineando che comunque non ci dovrebbero essere problemi in quanto ha dei contatti personali a Rotterdam: "Verwater, che ha costruito l’intero porto di Rotterdam, è un mio cliente. Non ci sono problemi". Poi continua: "Il secondo riguarda la formula dell’open credit – un  credito la cui concessione avviene nell'immediato, senza verificare l'affidabilità del beneficiario (n.d.r) –  e in tal caso coinvolgiamo Intesa Russia, Banca Intesa Russia, e tutte le principali qui. Rosnef potrebbe già avere un conto, Eni lo ha. Altrimenti abbiamo ottimi rapporti con il signor Moscovic in Austria, il proprietario di Winter Bank, possiamo chiedergli di aprire li un conto per Eni, uno per il venditore e farci delle buone tariffe. Quindi sarebbe facile. L’opzione migliore sarebbe quella di dare un cosiddetto ordine irrevocabile alla banca con la quale, una volta ricevuto il pagamento viene effettuato il passaggio. E non c’è più bisogno di entrare nel merito della questione".

A questo punto i russi si interrogano sulle quantità che dovrebbe comprendere l'accordo, e propongono la cifra di 3 milioni di tonnellate cubiche in un anno. Gli italiani si mostrano d'accordo: "La pianificazione fatta dai nostri amici politici è semplice: dato uno sconto del 4%, su 250.000 tonnellate al mese per un anno, è perfettamente possibile sostenere una campagna". E se la percentuale fosse più alta, viene chiesto? "Perché no? Ma sai, non è una questione commerciale ma una questione politica. Non contiamo di farci dei soldi. Contiamo di sostenere una campagna politica che è di reciproco vantaggio per i due Paesi", rimarca il funzionario italiano. Il punto fondamentale, sottolinea è la rapidità con cui deve essere portato a termine l'accordo, in quanto "le elezioni sono dietro l'angolo". A questo punto interviene nuovamente Savoini: "Si, stiamo cambiando davvero l’Europa. Ed è impossibile fermarci. La storia ormai sta avanzando in quella direzione. È davvero un nuovo affare, una nuova situazione, un nuovo futuro per noi. Siamo al centro di questo processo, ma abbiamo molti nemici. Siamo in una situazione pericolosa perché il nostro governo è attaccato da Bruxelles, dai globalisti… non da Trump, ma l’establishment di Obama è molto forte anche in Italia. Veniamo minacciati, non è semplice, ma vogliamo batterci perché siamo nel giusto".

Poi il funzionario propone, scherzando con gli interlocutori russi, una soluzione per questi nemici politici: "Se avete qualche Gulag, ve ne possiamo mandare un po’ dall’Italia. Stiamo scherzando, ma se avete qualche Gulag vi possiamo mandare molte persone. Per una riabilitazione mentale". Nell'ultima fase dell'incontro i russi discutono fra loro, ma le parole sono sono chiare, nonostante l'audio sia a tratti confuso. Ed è chiaro a chi si stiano riferendo quando, prima di andarsene, affermano "È il Trump italiano, anzi no, è il Trump europeo, perché è diventato la guida di tutta l’estrema destra in Europa. Di Le Pen, Afd, del partito svedese. È il capo di tutta la destra".

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