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La tassazione agevolata di Conte e Salvini per i pensionati che si trasferiscono al Sud è un flop

La tassazione agevolata al 7% per i pensionati che dall’estero decidono di trasferirsi nelle Regioni del Sud Italia è un flop: secondo i dati del ministero dell’Economia ne hanno usufruito meno di 50 persone nel 2019. La misura era stata inserita nell’unica manovra del governo Conte uno e fortemente voluta da Matteo Salvini, che avrebbe voluto replicare i modelli Spagna e Portogallo. Il risultato, però, non è stato dei migliori.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Attirare i pensionati dall'estero e convincerli a ripopolare i paesi del Sud Italia. Era un piano perfetto quello di Matteo Salvini, appoggiato dal governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte alla sua prima vita politica. Il punto di partenza era chiaro: perché lasciare a Spagna e Portogallo l'esodo dei pensionati? Basta inserire una tassazione agevolata e anche l'Italia diventerà una metà perfetta per trascorrere gli anni di meritato riposo. Così la proposta fu inserita nella Legge di Bilancio approvata il 31 ottobre 2018, con i decreti attuativi che arrivarono solo in piena primavera. I pensionati di fonte estera (stranieri e non) hanno diritto ad una tassazione sostitutiva del 7% se trasferiscono la propria residenza in un comune dell'Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna, Sicilia o Puglia con meno di 20mila abitanti.

Il ministero dell'Economia ha pubblicato ieri i dati delle dichiarazioni dei redditi Irpef e Iva per l'anno 2019, il primo in cui l'opzione era in vigore. Il risultato, però, non è affatto quello previsto: "Questo regime ha avuto al momento un impatto molto modesto – scrive il Tesoro in una nota – dalle dichiarazioni risultano meno di 50 soggetti che dichiarano reddito da pensione estera per un importo di 992mila euro e altri redditi di fonte estera per un ammontare di 1,8 milioni di euro, mentre l’imposta sostitutiva dichiarata è di oltre 127mila euro".

Insomma, la proposta di Salvini, per ora, si è rivelata un grande flop. L'idea di creare una "zona di esenzione fiscale anche in Italia", come twittava lui stesso nell'estate del 2018 (quando era vicepremier e titolare del Viminale), non ha praticamente raccolto risultati. È presumibile, ma c'è da considerare la pandemia di Covid, che nel 2020 il bilancio sarà ancora peggiore. L'idea, che tra l'altro era condivisa anche da Fratelli d'Italia, ha attirato appena 48 pensionati dall'estero. I limiti imposti – dall'agevolazione fiscale che è valida per 5 anni dal trasferimento al limite dei paesi con meno di 20mila abitanti dove prendere la residenza – probabilmente hanno frenato i possibili beneficiari.

Certo è che la misura non è praticamente mai decollata e a farne davvero le spese sono state le università di quelle Regioni. In quella manovra, infatti, era anche prevista l'istituzione del Fondo per i poli universitari tecnico-scientifici nel Mezzogiorno, "la cui dotazione è costituita dalle risorse provenienti dalle maggiori entrate derivanti dall’attuazione del comma 273", che prevede la tassazione agevolata per i pensionati esteri. L'obiettivo del fondo è garantire "forme di sostegno diretto agli studenti, il finanziamento di assegni di ricerca e di studi e ricerche inerenti allo sviluppo del Mezzogiorno".

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