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La Santanchè contro Napolitano: “E’ arrogante e invadente”

La “Pitonessa” del Cav. non ha digerito le parole del Presidente della Repubblica o che ha parlato di “gesto grave” riferendosi alle dimissioni di massa annunciate dai parlamentari del PdL, in caso di decadenza dalla carica di Senatore di Berlusconi.
A cura di Biagio Chiariello
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La deputata del Pdl Daniela Santanchè ha commentato in questi termini, nel corso del programma “Un giorno da Pecora”, la proposta sui matrimoni gay avanzata dai colleghi di partito Bondi e Galan.

La tensione tra Pdl e Quirinale continua a salire. Napolitano ha richiamato i parlamentari del Pdl per abbassare i toni e ha definito "assurdo parlare di colpo di stato" nel caso in cui il Senato dovesse votare a favore della decadenza del Cav. Al Colle ora arriva anche la risposta di Daniela Santanchè. La "Pitonessa" non ha digerito le parole di Napolitano, come si evince dalla nota pubblicata poche ore fa: "Ilcomunicato del presidente Napolitano, per i toni arroganti e i contenuti espressi, configura una indebita interferenza del Quirinale nelle libere scelte di un partito e di singoli deputati e senatori. I quali, a differenza di Napolitano, che non è stato eletto dal popolo, ma nominato da segreterie politiche, devono rispondere delle loro scelte non certo al presidente della Repubblica ma esclusivamente a milioni di italiani che li hanno liberamente eletti".

Le parole, dure, della Santanché arrivano a stretto giro da quelle di Schifani e Brunetta che, a loro volta, in una nota congiunta, hanno dichiarato: "L'opinione unanime espressa ieri sera dai parlamentari del Popolo della Libertà-Forza Italia è quella dell'esistenza di un'operazione persecutoria da parte di una corrente della magistratura al fine di escludere definitivamente dalla competizione politica il leader del centrodestra, a cui si aggiunge il voto della Giunta per le elezioni del Senato con l'applicazione retroattiva della legge Severino. Questo voto calpesta un principio fondamentale dello Stato di diritto, quello della ‘irretroattività delle leggi', confermato dall'articolo 25 della nostra Costituzione e dall'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

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