102 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

La ricetta di Mario Draghi per affrontare il coronavirus: cosa scriveva a inizio pandemia

Era il 25 marzo 2020. L’Italia non era in lockdown da nemmeno un mese e molti Stati in Europa frenavano all’idea di una risposta comune al coronavirus. Mario Draghi, che aveva da poco lasciato l’incarico alla Bce scriveva un lungo articolo sul Financial Times in cui illustrava la sua ricetta per uscire dall’emergenza coronavirus. Ecco che cosa diceva.
A cura di Annalisa Girardi
102 CONDIVISIONI
Immagine

Mario Draghi ha accettato (con riserva) l'incarico di formare il nuovo governo. Un esecutivo che dovrà mettere in agenda la costruzione del Recovery Plan, per il rilancio dell'economia messa in ginocchio dall'emergenza coronavirus, e portare avanti il piano di convivenza con l'epidemia. Il Paese continua infatti ad affrontare numeri ancora molto elevati di contagi e decessi, che rendono necessarie restrizioni e chiusure. Le quali, chiaramente, mettono ancora a dura prova diversi settori della nostra economia. Per vedere come Mario Draghi ha intenzione di affrontare questo scenario dovremo semplicemente aspettare. Ma un articolo risalente allo scorso 25 marzo 2020 e pubblicato proprio dall'ex governatore della Bce sul Financial Times ci dice quali sono secondo lui gli ingredienti fondamentali per attraversare questo periodo.

È passato quasi un anno dal 25 marzo 2020. Allora l'emergenza era appena scoppiata e non sapevamo che ci avrebbe accompagnato per così tanto tempo. Ma Draghi già in quel periodo avvertiva che una "profonda recessione" fosse "inevitabile". E la risposta, proseguiva l'economista, non poteva che essere un "significativo aumento del debito pubblico". Secondo Draghi il debito che stavano (e stanno tuttora) contraendo le imprese del settore private doveva essere assorbito "interamente o in parte" dai governi.

Una cosa che dovrebbe accompagnare la crisi, scriveva Draghi un anno fa, è la normalizzazione di elevati livelli di debito pubblico: "Livelli ben più alti di debito pubblico diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie". Ma, allo stesso tempo è "compito dello Stato utilizzare i propri bilanci per proteggere i cittadini e l'economia da shock di cui il settore privato non è responsabile e non può assorbire".

Secondo Draghi, la ricetta con cui affrontare la pandemia non consisteva tanto nel fornire un'entrata a chi aveva perso il proprio impiego, ma proteggere in prima istanza i posti di lavoro. L'ex governatore di Bankitalia prima e della Bce poi, nel suo articolo sul Financial Times, sottolineava di approvare le misure che si stavano introducendo in quelle settimane di sostegno al reddito, come i sussidiari di disoccupazione o il rinvio del versamento delle tasse, ma ribadiva che prima di tutto fosse necessario fornire supporto alla liquidità. In questo senso affermava che fosse compito delle banche concedere prestiti a costo zero alle imprese, in modo che queste potessero sostenere i costi ed evitare allo stesso tempo tagli ai posti di lavoro. E che fosse poi un dovere dello Stato garantire su questi prestiti e compensare poi il debito contratto.

"I livelli del debito sono aumentati, ma l'alternativa – una distruzione definitiva della capacità produttiva e quindi della base fiscale – sarebbe di gran lunga peggiore per l'economia", aggiungeva ancora, assicurando infine che l'Europa fosse comunque equipaggiata per affrontare lo shock straordinario del Covid-19. "Davanti a circostanze mai viste prima, un cambio di mentalità è necessario tanto in questa crisi quanto non lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che stiamo. affrontando non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di chi ne soffre. Il costo dell'esitazione potrebbe essere irreversibile", concludeva Draghi.

102 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views