La Molisana, la “stagione coloniale” è storia di massacri e brutalità non slogan per vendere pasta

È bufera su La Molisana, il noto marchio di pasta. Al centro delle polemiche i nomi scelti per alcuni formati e, soprattutto, la descrizione che ne è stata fatta (poi cancellata) sul sito dell'azienda: "Negli anni Trenta l’Italia celebra la stagione del colonialismo con nuovi formati di pasta: Tripoline, Bengasine, Assabesi e Abissine", si leggeva. E non finisce qui: nelle descrizioni dei prodotti si parlava ancora di "sapore littorio" e "sapore coloniale", che evocava "luoghi lontani, esotici". Peccato che i luoghi in questione siano territori che hanno sofferto la dominazione coloniale italiana, uno dei periodi più bui della nostra storia, andato a braccetto con il fascismo. Decenni di violenza, di razzismo, di crimini contro i diritti umani. In altre parole, c'è ben poco da celebrare.
Un errore nella scelta di comunicazione, forse. Ma che dimostra come siamo ancora poco capaci di mostrare la giusta consapevolezza usare le giuste parole quando si tratta del periodo coloniale italiano. Le conquiste dell'Italia in Africa dalla fine dell'Ottocento fino alla caduta del Fascismo sono ancora un capitolo poco discusso dall'opinione pubblica, un'eredità di cui si fatica ad ammettere la vera natura. La "stagione del colonialismo" non è che una storia di massacri, oppressioni e brutalità. Che ha causato la morte di migliaia e migliaia di persone. In alcuni campi di concentramento coloniali la mortalità arrivò anche al 50%: una persona su due non ne usciva viva. Senza contare le interminabili sofferenze portate alle popolazioni locali, su cui le ferite del dominio coloniale sono rimaste indelebili.
Difficile allora parlare di "sapore littorio" e "luoghi esotici" per pubblicizzare una pasta che porta il nome delle terre martoriate dal colonialismo. "Non abbiamo alcun intento celebrativo quando parliamo di questi formati storici, nati negli anni Trenta. E infatti abbiamo appena provveduto a cambiare le schede descrittive dei prodotti", ha commentato con Republlica Rossella Ferro, responsabile marketing del pastificio. "Siamo molto attenti alla sensibilità dell’opinione pubblica e in questo caso l’unico errore è stato non ricontrollare tutte le schede affidate all’agenzia di comunicazione. Ribadisco che per noi non c’è alcun sentimento di celebrare quel periodo storico", ha aggiunto.