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La maggioranza litiga sulle poltrone. E la Commissione d’inchiesta su Regeni slitta ancora

La commissione d’inchiesta sulla morte del ricercatore italiano avrebbe dovuto partire oggi alla Camera, ma le divisioni interne alla maggioranza su chi dovrà presiederla ne fanno slittare ancora l’avvio. Sullo sfondo, le divisioni interne al M5S. E la battaglia per il vertice di un’altra commissione, quella sulle banche. Paragone (M5S): “Di Maio ha paura, vuole un presidente coccoloso”
A cura di Marco Billeci
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Quando sono ormai passati quasi quattro anni dalla sua morte, la ricerca della verità per Giulio Regeni dovrà attendere ancora. Alla Camera, infatti, è saltata la seduta d’insediamento della commissione d’inchiesta parlamentare chiamata a far luce sull’omicidio del ricercatore italiano, ucciso al Cairo tra gennaio e febbraio 2016. Alla base del rinvio della riunione, le difficoltà interne alla maggioranza nel trovare un accordo sul presidente di questa e di altre due commissioni in partenza: quella sul Forteto (la comunità fiorentina al centro di una vicenda di presunti abusi sui minori) e quella molto discussa sulle banche.

Già nei mesi scorsi, il cammino della commissione aveva incontrato diversi ostacoli. Varata il 30 aprile 2019 alla Camera su proposta del deputato di Leu Palazzotto con 379 voti favorevoli e nessun contrario, la Commissione Regeni avrebbe dovuto iniziare i propri lavori il 4 settembre scorso, ma la crisi del governo Lega-M5S aveva provocato un primo slittamento. Ora un altro rinvio, con una nuova convocazione tra due settimane, il 3 dicembre.

Lo stop, dunque, è dovuto innanzitutto ai problemi tra i partiti di governo nel comporre il puzzle delle poltrone di vertice delle di diverse commissioni. Ma a complicare le cose, sottolineano fonti della maggioranza, è anche il prolungato vuoto di leadership nel gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera. Da settimane, infatti, i deputati M5S non riescono a eleggere il nuovo capogruppo. Alle riunioni di maggioranza per definire la partita delle presidenze partecipa il capogruppo vicario Francesco Silvestri che però ha un mandato azzoppato dalle divisioni interne al Movimento. Lo stesso Silvestri peraltro ha dovuto ritirarsi dalla corsa per la guida dei deputati grillini, dopo che per più di una volta non ha ottenuto i voti per farsi eleggere.

A bloccare la Commissione Regeni è anche lo scontro su un altro organismo parlamentare d’inchiesta, quello sulle banche. Varata nel febbraio scorso, la Commissione Banche è finita al centro delle polemiche di chi teme che possa destabilizzare il già precario sistema del credito italiano. A raccomandare prudenza sulla materia è intervenuto nei mesi scorsi anche il presidente della Repubblica Mattarella.

Come presidente della Commissione Banche, i 5 Stelle avevano in un primo tempo indicato il senatore Gianluigi Paragone, da sempre sulle barricate nella battaglia contro i colossi bancari. Seppure mai ufficialmente ritirata, oggi però la sua candidatura è di fatto tramontata. “Credo che ora Di Maio abbia paura di un profilo come il mio – dice Paragone -, la trattativa è nelle mani del ministro per i Rapporti con il Parlamento D’Incà, stanno facendo tutto con il bilancino”. Il senatore prosegue: “Secondo me alla fine la presidenza sarà data a un 5 Stelle, ma a uno carino e coccoloso, alla Casini (presidente di una commissione analoga nella scorsa legislatura)”.

I componenti della Commissione Regeni chiedono comunque di dare il via il prima possibile ai lavori, che si preannunciano particolarmente complessi, vista anche la quasi totale assenza di collaborazione dimostrata in questi anni da parte egiziana. Sono previste audizioni delle parti coinvolte nella vicenda, rogatorie internazionali e probabilmente anche una o più trasferte al Cairo. In parallelo ovviamente continua a muoversi anche la procura di Roma. I parlamentari hanno un anno di tempo per arrivare a scrivere una relazione che getti almeno un po’ di luce sulla morte del ricercatore italiano.

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