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Guerra Ucraina-Russia

La Lega dice no al governo sulle armi all’Ucraina: “Non votiamo un altro decreto così, deve cambiare”

Presa di posizione netta della Lega: il senatore Claudio Borghi ha dichiarato apertamente che il partito non sosterrà il decreto per rinnovare l’invio secretato di armi all’Ucraina nel 2026. Il segretario Salvini ha confermato: “Chiediamo discontinuità”. Ora il governo Meloni deve trovare un compromesso. FdI e FI sono d’accordo, e il decreto dovrebbe avere il via libera prima della fine dell’anno.
A cura di Luca Pons
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Si avvicina a un possibile momento di rottura lo scontro interno al governo Meloni per quanto riguarda il sostegno militare all'Ucraina. Non è un segreto che, da anni, la Lega spinga per una linea molto più morbida nei confronti di Mosca e, di conseguenza, anche per uno stop all'invio di armi a Kiev. Finora, al di là delle polemiche sollevate regolarmente dal Carroccio, la presidente del Consiglio Meloni ha potuto rivendicare un risultato: in Parlamento, la maggioranza ha sempre votato compatta. Ma quell'equilibrio potrebbe essere arrivato al termine.

Una nota del senatore Claudio Borghi, diffusa dai canali di comunicazione del partito, ha adottato una linea netta sul tema: "In merito ad un eventuale rinnovo del decreto per l'invio di armi all'Ucraina la posizione della Lega è molto semplice: abbiamo sempre appoggiato le decisioni del governo senza rinunciare ad esprimere le nostre idee e, come detto già l'anno scorso, la Lega non voterà una semplice ennesima riproposizione del vecchio decreto armi". Nessuna ambiguità: il Carroccio si tira indietro dal sostegno al provvedimento.

Poco dopo, anche il segretario Matteo Salvini – interpellato dai cronisti – ha sostanzialmente confermato: "Noi chiediamo una discontinuità rispetto agli anni passati, perché ci sono due novità: un tavolo di trattative aperto grazie a Trump, magari boicottato da qualcuno in Europa, e una corruzione dilagante in Ucraina. Quindi è chiaro che noi continuiamo a sostenere un popolo in guerra, però chiediamo prudenza, accortezza, responsabilità e sono convinto che saremo ascoltati". Non ha chiarito quale sia l'alternativa proposta dalla Lega.

Il decreto su cui il centrodestra si sta spaccando non è un singolo pacchetto di aiuti militari, ma un provvedimento-cornice che viene usato da diversi anni. Ogni volta che i governo italiano ha spedito degli aiuti all'Ucraina, l'elenco specifico dei materiali inviati è stato tenuto segreto. Ne è stato messo a conoscenza solo il Copasir, il comitato parlamentare che si occupa di sicurezza. Ma non si può tagliar fuori del tutto il Parlamento: per questo, già durante il governo Draghi è iniziato il meccanismo dei decreti ‘annuali'. Ogni anno, il governo ha varato un decreto che gli permetteva di inviare pacchetti secretati per tutto l'anno successivo. E ogni anno, Camera e Senato hanno approvato questo decreto convertendolo in legge.

Già a fine 2024 c'erano state tensioni, con la Lega che aveva minacciato in modo più o meno diretto di non sostenere un altro rinnovo del decreto. Alla fine, però, il governo l'aveva varato a dicembre e il Parlamento l'aveva votato definitivamente a febbraio, nonostante le polemiche del Carroccio.

Ora, la questione si ripropone. Non si sa ufficialmente quando il nuovo decreto è atteso al tavolo del governo: di per sé non sarebbe obbligatorio approvarlo entro la fine dell'anno. Tuttavia, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha detto che dovrebbe arrivare il 22 o il 29 dicembre. E Forza Italia ha chiarito (con il portavoce Raffaele Nevi) che se la Lega dovesse astenersi sul provvedimento si aprirebbe un "serio problema politico". Insomma, non è una questione che si può semplicemente rimandare di qualche mese.

Borghi, oltre a chiarire chiarito che la Lega "non voterà una semplice ennesima riproposizione del vecchio decreto armi", ha insistito: "Ci attendiamo un cambiamento che ravvisi una discontinuità". Anche se ha sottolineato che non c'è "nessuna intenzione di mettere a rischio il governo", e che si tratta di una "semplice richiesta di buonsenso, peraltro diffusissima fra i cittadini", il punto politico resta.

Va detto che il senatore Borghi non è il segretario né il portavoce ufficiale del partito, anche se il suo messaggio è stato diffuso tramite i canali del Carroccio. Anche per questo, inizialmente su X (ex Twitter), il senatore del Pd Filippo Sensi ha chiesto di sapere se questa "è la posizione della Lega". Le parole di Salvini, anche se con un tono leggermente più morbido, hanno poi chiarito che è così.

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