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Guerra in Ucraina

Il decreto Ucraina è legge, via libera all’invio di armi a Kiev per tutto il 2024

La Camera ha approvato la conversione in legge del decreto Ucraina: il governo Meloni sarà autorizzato fino alla fine del 2024 a inviare armi a Kiev senza passare dall’approvazione del Parlamento. Tra le opposizioni hanno votato a favore anche Pd, Italia viva e Azione.
A cura di Luca Pons
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È arrivato il via libera definitivo della Camera al decreto per autorizzare l'invio di armi in Ucraina, che prolunga a tutto il 2024 le condizioni già in vigore nel 2023. Hanno votato a favore 218 deputati, solo 42 i contrari. Dato che il Senato aveva già approvato a fine gennaio, il dl è ufficialmente convertito in legge. Questo significa che il governo Meloni è automaticamente autorizzato per tutto l'anno a inviare armi e altri equipaggiamenti militari all'Ucraina, senza passare dal Parlamento.

Durante l'approvazione al Senato, c'era stato un momento di tensione interna alla maggioranza quando la Lega aveva presentato un ordine del giorno per chiedere una soluzione diplomatica al conflitto. Il Movimento 5 stelle, ritenendo che nell'odg ci fosse una "implicita" richiesta di fermare la fornitura di armi, aveva deciso di appoggiarlo. Dopo l'intervento del resto della maggioranza, la spaccatura interna si era richiusa quando la Lega aveva deciso di cambiare il testo del suo odg. Alla Camera, invece, non ci sono state iniziative simili.

Come sempre sul tema della guerra, lo scontro in Aula è stato acceso. Per Fratelli d'Italia, la deputata Elisabetta Gardini ha definito "incredibile" l'appello delle opposizioni a "non sostenere l'Ucraina" nel suo sforzo di "difendersi e negoziare una pace giusta". Gardini ha sottolineato che con il decreto "si rafforzano solo e soltanto le capacità difensive" di Kiev.

La Lega stavolta ha confermato la linea a sostegno degli armamenti: "Non possiamo abbandonare l'Ucraina, non permettiamo alle autocrazie di distruggere il nostro futuro", ha detto Paolo Formentini, pur chiedendo "ulteriori sforzi diplomatici per una soluzione negoziale". Roberto Bagnasco (Forza Italia) ha ribadito: "Basta alla retorica della pace. Senza un progetto non si può parlare di pace".

Per il Pd è intervenuta in dichiarazione di voto Anna Ascani: "Non voltiamo le spalle al popolo ucraino, sosteniamo la resistenza", nonostante cominci ad "affiorare un'innegabile stanchezza nelle opinioni pubbliche". Ascani ha chiesto "una pace giusta", insistendo che è "urgente uno sforzo diplomatico rinnovato dell'Ue".

Con toni duri, il M5s Marco Pellegrino ha affermato: "Chi critica la nostra posizione contraria all'invio di armi cercando di farci passare per dei pazzi incoscienti, dei velleitari pacifinti o peggio come dei cinici filo-putiniani, ignora di proposito la nostra richiesta di un cessate il fuoco immediato, di una tregua delle ostilità che impegni anche i russi e gli ucraini, che quindi non avrebbero più bisogno di difendersi. Se le armi tacciono, non occorre inviarne ancora".

Hanno votato a favore del decreto sia Azione che Italia viva. Ettore Rosato, recentemente passato al partito di Carlo Calenda, ha detto: "Se non sosteniamo gli ucraini adesso con la Russia, consentiremo in futuro che qualsiasi Paese dotato di qualche carro armato in più del suo vicino possa pensare di risolvere le proprie questioni con la forza". Davide Faraone di Italia viva ha aggiunto: "Assistiamo a un pericoloso paradosso: chi è a favore dell'invio di armi al popolo ucraino perché possa difendersi dall'aggressione di Putin viene definito un guerrafondaio, mentre chi come Trump o Orban si oppone sarebbe un figlio dei fiori. Per sedersi a un tavolo con Putin lo si deve fare da una posizione di forza. E invece secondo i pacifisti bisogna disarmarsi".

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