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La Lega cambia idea sull’educazione sessuale alle medie: si potrà fare ma solo con l’ok dei genitori

La Lega ha fatto marcia indietro su un emendamento che vietava l’educazione sessuale e affettiva alle scuole medie: una nuova modifica proposta dal Carroccio prevede che il tema si possa toccare, ma solo se i genitori danno il consenso. Chi non ha il permesso, invece, non potrà seguire le lezioni.
A cura di Luca Pons
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Cambio di direzione della Lega, dopo le polemiche che si erano alzate dalle opposizioni ma non solo: il Carroccio ha di fatto ritirato la proposta di vietare l'educazione sessuale e affettiva alle medie, che era emersa poco di un mese fa. Si parla del ddl Valditara, in lavorazione alla Camera, ed era stato un emendamento della Lega a far sollevare proteste vietando del tutto di toccare i temi di sessualità ed educazione affettiva fino alla prima superiore.

La commissione Cultura l'aveva approvato, l'iter sembrava avviato. Ma la deputata leghista Giorgia Latini (la stessa che aveva messo la prima firma sull'emendamento tanto contestato) ha annunciato una proposta che invece riapre all'educazione sessuale alle medie, anche se con molti limiti.

La notizia è arrivata quando, durante la discussione in Aula alla Camera (iniziata oggi), proprio Latini ha comunicato il passo indietro. Il relatore della norma, il leghista Rossano Sasso, ha giustificato così la mossa del partito: "Puntiamo a fare chiarezza. Noi non siamo quelli che vogliono vietare che in classe si parli di affetto e rispetto, dunque abbiamo optato per una modifica normativa alla luce della strumentalizzazione in atto".

Cosa cambia con la legge sull'educazione sessuale e affettiva a scuola

Dopo la prima proposta della Lega era partita una vera e propria ondata di proteste. Non solo dall'opposizione, ma anche da personaggi esterni alla politica e dal mondo della scuola. Il tema è sentito dalle famiglie, ed è sempre più centrale anche quando si parla di un modo per contrastare la violenza di genere partendo dall'educazione.

Per come la norma è formulata ora (presumendo che la nuova marcia indietro del Carroccio sarà condivisa dal resto del centrodestra), l'accesso all'educazione sessuale e affettiva resta comunque piuttosto complesso. Se la legge sarà approvata, alle medie così come alle superiori servirà il consenso informato dei genitori per dare il via libera alle lezioni.

Non basterà una semplice comunicazione: bisognerà informare i genitori in anticipo su tutti i materiali didattici utilizzati e i temi trattati. Chi non riceverà il consenso non potrà seguire la lezione. Cosa che, come si può immaginare, potrebbe scoraggiare le scuole. Dato che naturalmente gli alunni non possono essere lasciati soli, servirà del personale per seguire chi eventualmente non può partecipare alle attività legate all'educazione affettiva.

Per le elementari e la scuola dell'infanzia, invece, resta il divieto completo imposto dal ddl. Il disegno di legge dovrebbe essere approvato questa settimana. Dopodiché passerà al Senato per il via libera definitivo.

Pd, M5s e Avs: "Bene, ma non basta"

"Abbiamo combattuto con determinazione dentro e fuori dal Parlamento per denunciare l'assurdità di quella norma e oggi possiamo dire che il risultato è arrivato: una vittoria del buonsenso, della scuola e della libertà educativa. È evidente che Valditara e la Lega, di fronte alle critiche diffuse e all'imbarazzo crescente, abbiano dovuto cambiare posizione", ha commentato Irene Manzi, capogruppo del Pd in commissione Cultura e anche responsabile Scuola nella segreteria del partito.

Tuttavia, per Manzi resta "l'errore di fondo", cioè "pensare che la scuola debba tacere su tutto ciò che riguarda la crescita emotiva, relazionale e sessuale". Per la sua collega di partito, la senatrice Cecilia D'Elia, "solo un'idea regressiva e oscurantista della scuola può ridurla a materia da vietare o sottoporre a un controllo rafforzato delle famiglie".

Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi-Sinistra, ha condannato la "vera e propria guerra tra politica e scienza", affermando che il consenso informato è "uno strumento antiscientifico e anticostituzionale che consente alle famiglie di negare un diritto ai loro figli. Sì, perché si nega a bambini e bambine, ragazzi e ragazzi un diritto individuale a una corretta istruzione".

Nel M5s, la deputata Stefania Ascari ha attaccano: "Così le classi si spaccano: chi resta ad ascoltare e chi deve uscire perché mamma o papà non sono d'accordo. Un'educazione a metà, un diritto trasformato in privilegio per chi ha famiglie illuminate".

Le scuole che hanno già lanciato progetti sull'educare alle relazioni

Come detto, il tema è sentito dalle famiglie e non solo. Un'indagine del ministero dell'Istruzione pubblicata oggi ha riportato che, su 2.322 scuole statali (qui si parla di scuole superiori) quasi il 97% ha già lanciato delle attività mirate a "sensibilizzare al rispetto delle donne" ed "educare alle relazioni".

In due casi su tre, questo ha portato a dei miglioramenti visibili negli studenti, per quanto riguarda il modo di relazionarsi tra loro: più attenzione al linguaggio, meno bullismo e violenza di genere.

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