La gaffe di Meloni sullo spread al premier time, sbaglia i conti e se ne accorge anche Giorgetti

Durante il premier time alla Camera, Giorgia Meloni ha detto che lo spread italiano è sceso sotto i cento punti, e questo significa che i nostri titoli di Stato “vengono considerati più sicuri dei titoli di Stato tedeschi”. Ma non è così. E lo sa anche il ministro dell’Economia, Giorgetti, che ha alzato le sopracciglia e scambiato una battuta con il suo vicino.
A cura di Luca Pons
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Ci sono stati diversi momenti significativi durante premier time di Giorgia Meloni alla Camera: dallo scontro con Elly Schlein sulla sanità, all'invito di Giuseppe Conte ad alzarsi in piedi per Gaza, fino all'iniziativa di Riccardo Magi che si è travestito da fantasma per denunciare il silenzio sui referendum. Un passaggio che è passato piuttosto inosservato, però, è arrivato durante la domanda di Italia viva sulle riforme del governo Meloni. Qui la presidente del Consiglio si è confusa sul funzionamento dello spread, e ha rivendicato un risultato falso. Ad accorgersene in Aula c'è stato con tutta probabilità il suo ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, a giudicare dalla reazione che ha avuto seduto al suo fianco.

"Voi sapete che non io ho mai reputato lo spread un totem della reale forza economica di una nazione, però fotografa una valutazione dei mercati", ha detto Meloni, che nel corso della risposta stava rivendicato numerosi "dati" che mostrerebbero i successi economici del suo esecutivo. "Lo spread oggi è sotto i cento punti base", ha affermato. Ed è vero che oggi lo spread è sceso a 99,9 punti, toccando il minimo da settembre 2021.

Poi però Meloni ha aggiunto: "Significa che i titoli di Stato italiani vengono considerati più sicuri dei titoli di Stato tedeschi". Parole del tutto false, che infatti hanno provocato apparentemente la reazione di Giorgetti: un'alzata di sopracciglia e uno scambio di battute con il suo vicino, oltre a un'espressione come a dire "più o meno…".

Cos'è lo spread e perché Meloni ha sbagliato

Un po' di chiarezza: il famoso "spread" è la differenza tra quanto rendono i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. I titoli di Stato sono titolo che si possono comprare sul mercato finanziario: chi lo fa dà soldi ‘in prestito' a un Paese, che si impegna a restituirli in un certo periodo di tempo (per lo spread si considerano i titoli con scadenza a dieci anni) e con un certo tasso d'interesse. Questo tasso d'interesse è il cosiddetto rendimento, ed è quanto ci guadagna chi compra quel titolo.

A grandi linee, più il rendimento di un titolo è alto sul mercato, più significa che quello Stato deve offrire interessi maggiori per convincere gli investitori a dargli soldi in prestito. Probabilmente perché è un Paese considerato poco affidabile, o perché è in difficoltà economica. Se il rendimento è basso significa tendenzialmente che un Paese è considerato solido, sicuro: vale la pena di comprare i suoi titoli anche se ci si guadagna poco, perché si può stare certi che pagherà il dovuto senza brutte sorprese.

Qui entra in gioco il confronto con la Germania. Da anni, i titoli di Stato tedeschi sono considerati i più sicuri in tutta Europa. Quindi ci si confronta con questi, per misurare quanto un Paese è affidabile. La differenza tra i titoli italiani e quelli tedeschi è, appunto, lo spread. Per esempio se il tasso d'interesse offerto dalla Germania è del 2% e quello dell'Italia è del 3%, c'è un 1% di differenza, ovvero cento "punti base". Se la differenza è dell'1,50% si dice che lo spread è di 150 punti, e così via.

L'errore della premier, qual è la verità

Anche se bisogna tenere conto che negli ultimi anni la Germania affronta una forte crisi economica – cosa che ha reso i suoi titoli di Stato un po' meno "invitanti" di quanto lo fossero in precedenza – il fatto che lo spread sia calato è comunque positivo. Però ciò che ha detto Meloni non è vero.

Il fatto che lo spread sia andato a 99 punti non significa che i titoli italiani siano di colpo "considerati più sicuri dei titoli di Stato tedeschi". Vuol dire solo che la differenza tra i due è scesa al di sotto dell'1%. Un buon risultato, perché vuol dire gli investitori considerano l'Italia piuttosto affidabile, ma sempre meno di Berlino. E resta ben lontano il sorpasso sulla Germania di cui si è vantata la presidente del Consiglio.

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