Cosa succede ora che la Flotilla si avvicina a Gaza e la nave della Marina italiana si ferma

Il viaggio della Global Sumud Flotilla diretta a Gaza entra nella sua fase più delicata. Le imbarcazioni in questo momento si trovano a meno di duecento miglia nautiche dalla costa della Striscia, a molto meno dal blocco navale imposto da Israele. Dovrebbero arrivare, alle due di questa notte, alla soglia delle 150 miglia nautiche da Gaza. A quel punto, la nave della Marina militare italiana Alpino ha fatto sapere alle barche della Flotilla che smetterà di seguirle. La Flotilla ha detto che "questa non è protezione, è sabotaggio". Intanto, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto di aver parlato con il suo omologo israeliano Gideon Sa'ar, e di avergli chiesto di "non usare violenza" nei confronti degli italiani che si trovano sulla flottiglia.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha attaccato la Flotilla dai suoi profili social, chiedendo di fermarsi per non dare un "pretesto" che faccia saltare l'accordo proposto da Donald Trump per Gaza. Alla risposta degli organizzatori dell'iniziativa, che hanno accusato la presidente del Consiglio di considerare un "pericolo" dei civili disarmati", Meloni ha risposto duramente: "Risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l'escalation".
Secondo quanto riportato dalla televisione pubblica Kan, la Marina israeliana si starebbe preparando per intercettare in alto mare la Flotilla nelle prossime ore. Gli attivisti a bordo dovrebbero essere trasferiti su una grande nave militare, le imbarcazioni rimorchiate fino al porto di Ashdod; alcune potrebbero essere affondate. Molto dipenderà da come andrà la prima interazione tra i militari di Tel Aviv e le barche.
Cosa succede ora alla Flotilla, il contatto con i militari israeliani e i rischi
Sono stati giorni concitati, in cui è stata ventilata l'ipotesi di fermare le barche a Cipro e da lì far partire un nuovo corridoio umanitario che evitasse di passare da Israele per consegnare gli aiuti. In Italia, anche il presidente della Repubblica ha spinto in questa direzione più o meno esplicitamente. Alla fine, invece, la flotta ha deciso di proseguire. E ora è giunta vicina al momento decisivo, quello in cui si avvicinerà alle acque che Israele ritiene il proprio territorio, e che ha chiuso con un blocco navale.
Nelle prossime ore verrà meno il supporto diretto della Marina militare italiana. La nave Alpino, che finora aveva accompagnato la Flotilla, lo ha comunicato a tutti gli equipaggi con un messaggio radio: "Restando su questa rotta e velocità, alle ore 2.00 di domani mattina vi troverete a 150 miglia nautiche da Gaza. La Alpino non supererà il limite delle 150 miglia nautiche da Gaza", hanno fatto sapere i militari. "Da ora e fino al limite delle 150 miglia, la nave Alpino sarà in grado di recuperare eventuale personale che volesse trasferirsi a bordo". Il commento della Global Sumud Flotilla è stato duro: "Siamo chiari: questa non è protezione. È sabotaggio. È un tentativo di demoralizzare e dividere una missione pacifica e umanitaria. Questa è codardia travestita da diplomazia".
L'intenzione della Flotilla, stando a quanto hanno spiegato a Fanpage.it i parlamentari del Pd a bordo, non è di forzare il blocco navale israeliano in senso stretto. "Voi le vedete 40 barche a vela che forzano il blocco dell'esercito israeliano? Forzare un blocco e mettere a rischio delle vite non è nei principi che si è data la Flotilla", ha detto l'europarlamentare Annalisa Corrado. L'obiettivo resta però quello di "rompere l'assedio", cioè "ripristinare i canali umanitari".
La stessa Corrado ha spiegato sui social: "Questa sera ci abbandonano le navi di protezione: Emergency è costretta a fermarsi per ragioni di sicurezza e così e da questo momento in avanti continueremo da soli, solo con la flottiglia umanitaria. Ci stiamo avvicinando al limite oltre il quale le missioni precedenti sono state illegittimamente fermate e sequestrate. Nonostante i rischi, continuiamo con lo stesso spirito: la nostra è una missione pacifica, non violenta".
Insomma, quando le autorità israeliane ordineranno di fermarsi, le barche si fermeranno. A quel punto, è possibile che chi si trova a bordo venga arrestato. L'uso della violenza non è escluso, come dimostra anche l'intervento del ministro Tajani.
Botta e risposta tra Giorgia Meloni e la Flotilla, le accuse della premier: "Volete l'escalation"
"Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione. Questa speranza poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare". Lo ha scritto sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
"Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano", ha scritto la premier. "Anche per questo ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti. Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità".
Sarcastica la risposta del Global Movement to Gaza: "Avete letto bene: civili disarmati, attivisti nonviolenti e navi cariche di farina e medicinali sarebbero una minaccia alla stabilità. Il paradosso è evidente: si chiama pace un progetto che condanna Gaza a restare prigione a cielo aperto, e si bollano come ‘nemici' coloro che tentano di spezzare un assedio illegale. Stanotte non è a rischio solo l'equipaggio della Flotilla, ma il diritto internazionale stesso".
Pochi minuti dopo Meloni, con una mossa insolita, ha replicato direttamente sui social alla dichiarazione: "La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti". Poi le pesanti accuse: "Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi – consapevolmente o meno – strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino".
Alla Camera, Riccardo Ricciardi del Movimento 5 stelle ha chiesto un'informativa in Aula di Meloni per le sue parole: "Nessun presidente in nessun Paese del mondo ha utilizzato termini del genere per i propri concittadini e concittadine che sono su quelle barche", ha attaccato. "Quelle donne e quegli uomini stanno vivendo una delle notti più drammatiche della loro vita. Alla Global Sumud Flotilla diciamo: ‘Siamo tutte e tutti con voi stanotte. Noi quelle persone non le abbandoniamo perché hanno riscattato tutte e tutti noi".
Gli appelli del governo italiano, Tajani: "Ho chiesto di non usare violenza"
"Prima di salire sul palco ho parlato con il ministro degli Esteri israeliano", ha detto il vicepremier Tajani a un evento elettorale in Calabria, "per chiedere di non usare violenza qualora dovessero fermare gli italiani della Flotilla. Non sono là con intenti di guerra. Bisogna assolutamente evitare che ci siano problemi con chicchessia", ha aggiunto il ministro. Più volte negli ultimi giorni il governo Meloni ha chiesto alla Flotilla di fermarsi per evitare problemi diplomatici.
In queste ore sono continuati gli appelli della politica alla Flotilla. "Il diritto internazionale è dalla loro parte, perché il blocco israeliano è assolutamente illegittimo. Ovviamente quello che suggerisco anch'io è non mettere a rischio l'incolumità nel caso in cui si trovassero, come immaginiamo tutti, un blocco navale davanti. Ma direi che hanno le idee chiare su questo", ha detto Giuseppe Conte.
Più aggressivo Matteo Salvini: "Spero che nessuno cerchi lo scontro. Un conto è manifestare le proprie idee, altro pensare di entrare illegalmente, in acque internazionali, in una zona di guerra: ovviamente non è né saggio, né prudente. Mi sembra che il messaggio che gli organizzatori volevano mandare sia stato mandato, un altro paio di maniche se uno cerca l'incidente diplomatico, lo scontro, la guerra". Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato: "Le leggi internazionali sono chiare, non puoi violare acque nazionali. Speriamo che vi sia, quanto meno da parte italiana, una seria riflessione su quelle che possono essere le conseguenze".