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La destra vuole il via libera ai pignoramenti per chi non paga le bollette, senza passare da un giudice

Una proposta di legge della Lega, in lavorazione in commissione Giustizia al Senato, prevede che chi ha un debito (incluse le bollette) possa essere pignorato solo tramite una lettera dell’avvocato del creditore, senza passare dal giudice, se non paga o non si oppone entro 40 giorni. Fonti di maggioranza hanno detto che la misura dovrebbe riguardare solo i debiti tra aziende, e non i cittadini.
A cura di Luca Pons
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Aggiornamento: fonti della maggioranza di centrodestra hanno fatto sapere che la legge sul pignoramento dei debitori senza passare dal giudice – al momento ferma in commissione Giustizia al Senato – non riguarderebbe i privati cittadini, ma solo le aziende, e che il testo sarà chiarito di conseguenza.

Chi ha dei debiti di quasi qualunque tipo (bollette arretrate, prestiti da società finanziarie, tutto tranne i mutui contratti con le banche) potrebbe trovarsi a ricevere lettere dagli avvocati dei suoi creditori e, se non risponde entro 40 giorni, a subire direttamente un pignoramento. Senza un passaggio intermedio dal giudice e senza controlli esterni da parte dello Stato o di enti terzi.

È questa, in buona sostanza, la proposta di legge a prima firma Lega su cui la commissione Giustizia del Senato sta lavorando, e che ha già visto l'approvazione di tutti gli emendamenti. Manca solo il parere della commissione Bilancio, poi il via libera per il passaggio all'Aula. "Sarà devastante soprattutto per i soggetti più fragili", ha detto a Fanpage.it Leonardo Cecchi, coordinatore del Tavolo parlamentare sul sovraindebitamento e le fragilità sociali lanciato dal Partito democratico.

Come funzionano oggi le pratiche per il pignoramento dei debitori

Oggi, se un creditore vuole forzare un debitore a restituirgli i soldi, deve rivolgersi a un giudice civile o di pace (dipende dalla somma). Questo analizza la situazione e decide se ci siano le condizioni per un eventuale pignoramento. Ad esempio, se c'è una prova scritta di questo debito. Se è così, emana un cosiddetto decreto ingiuntivo, cioè l'ordine di pagamento. A quel punto, il debitore può fare ricorso e, nel caso, la vicenda prosegue in tribunale.

Per la Lega, che ha proposto la riforma (a prima firma della senatrice Erika Stefani), questa procedura è troppo lenta. Il sistema è "farraginoso" e "poco funzionale", si legge nel testo del ddl. Così, i creditori – che possono essere società di intermediari finanziari, multinazionali dell'energia o chiunque debba riscuotere un debito – finiscono "inevitabilmente con il per­dere fiducia nel sistema della giustizia civile del nostro Paese". La proposta prevede di "superare il preventivo filtro del giudice civile". Ovvero fare a meno del controllo di un tribunale e permettere ai privati di fare da sé, fino al pignoramento.

"È vero che c’è un problema di intasamento delle pratiche. Ma la soluzione non può essere questa", ha detto Cecchi a Fanpage.it. "In nessuno Stato di diritto si concede a un privato cittadino il potere di chiedere e ottenere dallo Stato l’esecuzione forzata contro un altro senza controlli e verifiche, se il debitore non si oppone. Questo è un rovesciamento dei principi di garanzia più elementari: si gioca con la vita delle persone in modi tanto fantasiosi quanto brutali. Sarebbe il Far West".

La nuova proposta del centrodestra: lettera dell'avvocato e niente giudice

Il nuovo meccanismo funzionerebbe così. Chi deve riscuotere un debito incarica un avvocato di inviare una lettera al debitore. All'interno c'è un "provvedi­mento di intimazione di tipo monitorio", ovvero un avviso: si chiede di pagare il dovuto e si allegano le fatture, le bollette, o comunque la prova scritta del debito.

A quel punto, la persona che ha ricevuto la lettera deve saldare il debito entro 40 giorni o, sempre entro questa scadenza, opporsi rivolgendosi a un giudice di pace. Se non lo fa, scattano automaticamente le procedure per il pignoramento del conto o dei beni necessari a saldare il debito. Non servono ulteriori passaggi.

"Sarà devastante soprattutto per i soggetti più fragili: anziani, persone con scarsa alfabetizzazione giuridica, cittadini che già oggi faticano a difendersi da pratiche scorrette", ha affermato Cecchi. Quando queste persone ricevono lettere che minacciano pignoramenti ci saranno solo due opzioni: "Molti, spaventati, pagheranno subito anche somme non dovute". Altri, invece, "penseranno siano le solite minacce e lasceranno scadere il termine, perdendo ogni tutela". C'è poi "un enorme rischio di truffe: pensi alle compagnie di luce e gas che continuano a inviare bollette anche a ex clienti o attivano contratti senza consenso. Con questa norma, sui soggetti fragili faranno man bassa".

In pratica, con questa procedura l'avvocato del creditore farà lo stesso lavoro che oggi spetta al giudice, ovvero verificare che il debito ci sia e vada saldato. Anche se, naturalmente, è un legale di parte. Eppure a controllare il suo operato non ci sarà nessuno: la legge dice solo che l'ordine professionale degli avvocati dovrà colpire con una sanzione disciplinare chi non verifica i requisiti, e che se questo causa dei danni economici la responsabilità civile sarà dell'avvocato stesso.

"Questa norma è innanzitutto lo specchio della visione del governo Meloni: di fronte alle enormi difficoltà economiche di milioni di famiglie alle prese con il caro-bollette, la risposta non sono aiuti veri, forti e concreti né interventi strutturali per ridurre i costi ma il pignoramento veloce e senza passare dal giudice", ha commentato Ada Lopreiato, capogruppo M5S nella commissione Giustizia del Senato. "Per chi vuole guardare la Luna e non il dito, la priorità è intervenire sul costo dell'energia, sugli stipendi troppo bassi, sul caro vita che sta trascinando verso il basso mezza Italia. Inoltre, questo provvedimento ha problemi attuativi non banali".

Quali debiti saranno esclusi dalla procedura

Ci sono solo due limiti. Sono esclusi i crediti derivanti "da contratti bancari o dalla cessione dei medesimi, stipulati dalle banche e finalizzati alla prestazione di un servizio o all’erogazione di un credito". Perciò, ad esempio, la procedura non si può eseguire per le rate di un mutuo non pagate. E, in più, la lettera dell'avvocato vale solo per i debiti che sono di competenza di un giudice di pace, quindi per somme relativamente ridotte (fino a 10mila euro, tetto che il mese prossimo salirà a 30mila euro).

"Il ddl esclude i crediti bancari, ma non quelli finanziari", ha sottolineato Cecchi. "E chi lo ha scritto sa bene la differenza, perché così facendo si lascia dentro il credito al consumo degli intermediari senza licenza bancaria". La norma, in questo modo "finisce per agevolare loro e le società di recupero crediti. La destra, e in particolare la Lega, non è nuova a queste operazioni: un anno fa tentò di cancellare coattivamente oltre un miliardo di rimborsi dovuti da banche e finanziarie ai consumatori che avevano estinto in anticipo le loro cessioni del quinto. Fortunatamente quella sortita non andò in porto: sarebbe stato uno dei più grandi trasferimenti di ricchezza dalle classi medio-basse alle élite finanziarie della storia italiana".

Quando entrerebbe in vigore la riforma della riscossione dei debiti

La legge non è ancora stata approvata dalla commissione Giustizia del Senato, ma i lavori sono terminati: tutti gli emendamenti della maggioranza sono stati discussi e approvati, senza portare particolari modifiche. Dopo il voto in commissione, il testo passerà all'Aula. Se arrivasse anche qui il via libera, l'iter dovrebbe poi essere ripetuto alla Camera. In questo momento, la riforma non è una priorità della maggioranza, considerando che presto inizieranno i lavori sulla legge di bilancio. Quindi, è improbabile che il via libero definitivo arrivi nelle prossime settimane.

Infine, il secondo e ultimo articolo del ddl dà sei mesi di tempo dopo l'approvazione della legge al ministero della Giustizia per approvare un decreto che la renda concretamente applicabile. Insomma, si parla di novità che non entrerebbero in vigore prima della fine del 2026 o del 2027, con tutta probabilità.

Resta il fatto che la maggioranza ha già approvato gli emendamenti che danno forma alla legge, in commissione al Senato. Manca solo l'accordo politico per il via libera e il passaggio in Aula. Sono già arrivate le contestazioni delle associazioni di consumatori, e i pareri di numerosi esperti che hanno sollevato dubbi di incostituzionalità.

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