La denuncia di Potere al Popolo: “Siamo stati infiltrati e spiati dalla polizia per 10 mesi”

Una denuncia clamorosa quella che Potere al Popolo, il partito di estrema sinistra che da molti anni partecipa alle elezioni politiche ed amministrative, ha affidato a Fanpage.it. Come spiega il portavoce nazionale, Giuliano Granato, per 10 mesi il partito sarebbe stato infiltrato e spiato dalla polizia. L'agente sotto copertura sarebbe un giovane di 21 anni, uscito dalla scuola di polizia nel 2023. Si sarebbe presentato agli attivisti di PaP a Napoli come studente fuori sede. Assiduo frequentatore di tutte le iniziative di Potere al Popolo, ha partecipato anche a diversi incontri nazionali del partito. A far saltare la copertura però sarebbero stati proprio gli atti ufficiali del suo ingresso in polizia. Da una semplice ricerca infatti, è stato possibile trovare non solo il risultato del concorso in polizia che ha vinto, ma anche le foto del giuramento in polizia e, attraverso una serie di contatti social, a fot0 di gruppo in divisa con altri colleghi. Ad insospettire i militanti di Potere al Popolo, uno strano incontro a cui sarebbe stato visto per caso in un ristorante lo scorso 1°Maggio. Una volta scoperto, il presunto agente sotto copertura non avrebbe battuto ciglio, allontanandosi ed augurando "Buona giornata" agli attivisti di Pap.
"L'infiltrazione iniziata 10 mesi fa"
A raccontare la vicenda a Fanpage.it è il portavoce nazionale del partito, Giuliano Granato, che ha raccontato tutte le fasi dell'infiltrazione del presunto agente di polizia, fino alla sua definitiva scoperta da parte del partito. "Tutto è iniziato circa 10 mesi fa – spiega – questo ragazzo di appena 21 anni si è presentato a noi come uno studente fuori sede, proveniente dalla Puglia. In questi mesi ha partecipato in maniera assidua a qualsiasi iniziativa, dal blocco degli sfratti, alle lotte studentesche, partecipando anche ai momenti nazionali di Potere al Popolo. Non mancava mai". Una circostanza però aveva insospettato gli attivisti napoletani di Potere al Popolo. "Era estremamente presente quando c'erano iniziative politiche, ma non ha mai legati personalmente con nessuno. Mai una serata insieme, una birra, una cena, molto strano per uno studente universitario fuori sede" spiega Granato. E così per puro caso, alcuni attivisti sono riusciti a risalire alla vera identità, in un modo la cui semplicità sembra disarmante. "I suoi social erano quasi vuoti – spiega Granato – anche questo abbastanza strano per un 21enne. Ma quando abbiamo digitato il suo nome e cognome e la sua data di nascita su Google si è aperto un mondo".
La prima cosa che è stata trovata è la sua assunzione in Polizia, al termine del corso, con tanto di nominativo, data di nascita e punteggio. E' stato a quel punto facile risalire alle origini. Si tratterebbe di un agente figlio di poliziotto, con altri parenti in Polizia, entrato in servizio nel 2023. La sua presa di incarico sarebbe avvenuta due mesi dopo, a quanto riportato dai documenti del Ministero dell'Interno. Per fugare dubbi su possibili omonimie si è risalito, attraverso alcuni sui contatti social, ad altri amici, anche loro poliziotti. E da lì si sono ritrovate le foto del giuramento in Polizia, ma anche foto di feste ed incontri con altri colleghi. Tutti in divisa. A guardare i riscontri raccolti da Potere al Popolo la vicenda è davvero impressionante. Da un lato perché lo stesso agente in divisa, si nota poi in alcuni reel pubblicati dagli attivisti universitari di Potere al Popolo, con il megafono in mano e la bandiera del partito, dall'altro proprio per la superficialità dell'operazione. Il nome del presunto agente sarebbe infatti lo stesso, mentre la biografia raccontata, figlio di persone povere e studente a Bari per un anno, sarebbe del tutto inventata.

La copertura saltata
Mentre alcuni attivisti avevano avvisato i dirigenti del partito dell'incredibile scoperta, lo scorso 1°Maggio un episodio avrebbe fatto saltare del tutto la copertura del presunto agente infiltrato. "Dopo il corteo del 1°maggio, la persona è stata vista per puro caso da un nostro attivista, entrare in un ristorante e fermarsi a parlare per circa 15 minuti con delle persone vestite in giacca e cravatta ad un tavolo. Per noi quello è stato un momento di possibile scambio di informazioni" spiega Granato. Saltata la copertura si è poi passati alla fase di "confronto", che è avvenuta in un luogo pubblico, all'aperto, in presenza di molti testimoni, nei pressi della zona universitaria nel centro di Napoli. "Quando gli abbiamo detto che non era più gradito, e che non doveva chiedere perché altrimenti avrebbe offeso la nostra e la sua intelligenza, non ha nemmeno provato a chiedere spiegazioni, non ha fornito scuse o finto di non capire. Semplicemente ci ha augurato buona giornata ed è andato via" sottolinea il portavoce di Potere al popolo. Successivamente, alcune ore dopo, il presunto agente infiltrato ha telefonato ad un altro attivista, anche egli studente universitario, chiedendo spiegazioni. Nella telefonata, che è stata registrata e di cui siamo in possesso, il presunto infiltrato chiede se ha fatto qualcosa che ha determinato il suo allontanamento. "Ma siamo noi a doverti spiegare oppure ci mandi tu la foto del giuramento?" gli ha risposto il suo interlocutore. Dopo lunghissimi secondi di silenzio, ed un sollecito a rispondere nel merito, il presunto infiltrato ha attaccato la telefonata.

"Niente da nascondere, non siamo la gioventù meloniana"
"Noi siamo un partito che si presenta alle elezioni da molti anni, partecipiamo a tutte le tornate elettorali, non abbiamo nulla da nascondere, non siamo la gioventù meloniana, chiunque può venire e vedere cosa facciamo, la nostra è un'attività alla luce del Sole" spiega Granato. Effettivamente la circostanza non è assimilabile ad una attività di polizia che può essere inserita nell'ambito dei controlli di prevenzione, ad esempio quelli anti terrorismo. Potere del popolo è un partito politico, che non solo partecipa alle elezioni per il parlamento, ma anche a quasi tutte le elezioni amministrative sui territori. "Sono anni che non accadeva un tentativo di spionaggio e infiltrazione ai danni di una organizzazione che si presenta alle elezioni" sottolinea il portavoce di Pap. L'inquietante vicenda si inserisce nel solco di una serie di episodi di spionaggio che si susseguono nel nostro paese, come il caso "Paragon", l'utilizzo dello spyware militare che ha coinvolto due giornalisti di Fanpage.it, il direttore Francesco Cancellato ed il capo della cronaca di Napoli, Ciro Pellegrino, e i fondatori di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini e Beppe Caccia, e con loro Don Mattia Ferrari e il portavoce di Refugees in Libya, David Yambio. "Quello che è successo a noi si inserisce nello stesso solco – spiega Granato – il Ministero dell'Interno deve spiegare questa vicenda. Questo è il segnale che lo Stato sta usando strumenti repressivi perché non tollera il dissenso, è un attentato alla democrazia che riguarda tutti e tutte. Il governo Meloni non procede solo a botte di propaganda, contro il dissenso, ma usa gli strumenti repressivi degli apparati di sicurezza". Il susseguirsi di queste vicende è decisamente inquietante, per questo Potere al popolo fa un appello alla società civile: "Ci rivolgiamo ai sinceri democratici, alla società civile, innanzitutto a fare attenzione, e poi a denunciare quanto accade. La democrazia non esiste se lo Stato ti entra in casa, ti spia, ti infiltra, questa non è democrazia, sono passaggi da autocrazia e da vera e propria dittatura".